Se nelle famiglie si ridimensionarono, le punizioni fisiche non vennero meno nelle istituzioni, in particolare nella scuola. In Gran Bretagna, per esempio, durante l'età elisabettiana, alla fine del '500, erano molto dure. Nel Nord Europa, fino all'inizio del XX secolo, l'uso del frustino era una pratica inseparabile dalla disciplina di qualsiasi scuola, soprattutto nelle istituzioni più rinomate, come il collegio inglese di Eton. «Lo strumento utilizzato era la ferula, un attrezzo costituito da un manico al quale erano legate strisce di cuoio o piccole funi». «La punizione avveniva davanti a tutti perché a essere trasgredito in questo caso non era più il codice morale ma l'ordine interno della scuola, e la punizione spettacolo doveva avere un effetto deterrente». A volte le punizioni nei collegi erano talmente severe da provocare la morte dell'alunno. Ed erano talmente diffuse che, a Eton, nella spesa per le tasse scolastiche di ogni ragazzo era aggiunta mezza ghinea per la verga. La pratica della fustigazione era diffusa anche nei collegi femminili delle classi superiori. Del resto è certo che alcune donne sadiche cercassero impieghi come istitutrici per poter indulgere nella loro passione di provocare dolore. Intorno alla metà del XIX secolo, però, la pratica della fustigazione nelle scuole venne abbandonata per l'emergere del pudore vittoriano. In pratica, si cominciò a sostenere che l'esposizione del posteriore nudo fosse indecente e immorale, soprattutto nel caso delle ragazze. L'alternativa della fustigazione sulla schiena o sulle spalle risultava però troppo pericolosa, perché si rischiava di procurare traumi e ferite gravi. Così si passò alle bacchettate sulle mani, una "moda" giunta fin quasi ai giorni nostri. In Italia, infatti, le punizioni corporali nelle scuole (dalle bacchettate all'obbligo a inginocchiarsi sui ceci) sono state proibite solo negli Anni '70.