L' Imperatore  Sung

 

 

  • Alcuni secoli dopo la caduta della dinastia Han (222 d.C), la storia cinese conobbe un periodo di inaudita violenza. Membri dell'esercito cospiravano per uccidere un imperatore debole e porre sul trono un forte generale. Questi avrebbe fondato una nuova dinastia incoronando se stesso imperatore; per garantire la sua sopravvivenza avrebbe dovuto uccidere altri generali suoi compagni. Dopo alcuni anni, comunque, lo schema si sarebbe riprodotto: nuovi generali, una volta assunto il potere, avrebbero assassinato lui o i suoi figli. Per diventare imperatore della Cina doveva essere solo, circondato da un gruppo di nemici era la meno potente e la meno sicura posizione nel regno. Nel 959 d.C, il generale Chao K'uang-yin divenne l'imperatore Sung. Egli sapeva come sarebbe andata a finire, sapeva che probabilmente sarebbe stato ucciso; come, avrebbe potuto interrompere questa usanza? Subito dopo la nomina a imperatore, Sung ordinò un banchetto per celebrare la nuova dinastia, e invitò i più potenti comandanti dell'esercito. Dopo generose libagioni a cui tutti si erano abbandonati, congedò le guardie a eccezione dei generali, che a quel punto temevano di essere assassinati sul posto, senza tante cerimonie. Invece, Sung si rivolse loro dicendo: «L'intera giornata è trascorsa nel timore, e io provo infelicità, sia al tavolo da pranzo, sia nel mio letto. Sarà forse che qualcuno di voi sogni di salire al trono? Io non dubito della vostra fedeltà ma se, per caso, qualcuno dei vostri subordinati, in cerca di benessere e affermazione sociale, tentasse di trasferire a voi la tunica gialla dell'imperatore, come potreste rifiutare? »
    Ebbri e timorosi della propria sorte i generali proclamarono la loro innocenza e lealtà al sovrano. Ma Sung non la pensava allo stesso modo. « Il modo migliore per passare serenamente il proprio tempo è vere in pace, ricchezza e onore. Se avete intenzione di rinunciare alla vostra carriera, sono pronto a offrirvi eleganti  residenze ove trascorrere piacevolmente il tempo con fanciulle disposte a concedervi i loro favori e altre che canteranno per voi. »
    I generali stupefatti si resero conto che, contrariamente a quanto si aspettavano una vita di ansie e di conflitti  Sung stava offrendo loro agio e sicurezza.
    Nei giorni successivi i generali rassegnarono le dimissioni e ritirarono a vivere da nobili signori nelle proprietà che l’imperatore concesse loro, un colpo solo Sung trasformò un branco di « amichevoli : » lupi pronti a tradirlo, in un gregge di docili agnelli, lontani dagli intrighi del potere.
    Negli  anni che seguirono, Sung continuò a rendere saldo il ruolo. Nel 971 d.C. re Liu nel regno dello Han meridionale finalmente gli si arrese dopo anni di ribellione. Con grande sorpresa di Liu, Sung lo accolse alla corte imperiale invitò a palazzo per suggellare il patto di amicizia con buon vino. Nel sollevare il calice offertogli da Sung, Liu un attimo di esitazione, temendo contenesse del veleno.  « I crimini commessi da chi vi sta di fronte dovrebbero essere puniti con la morte », esclamò Liu,
    « ma io supplico vostra maestà di risparmiarmi la vita. In effetti non bere questo vino. » L'imperatore Sung rise, prese il bicchiere dalle mani di Liu e bevve in un sorso il contenuto, c'era veleno. Da quel momento in poi Liu divenne il più fedele amico.
    A quel tempo la Cina era suddivisa in molti regni minori, do Ch'ien Shu, re di uno di questi, fu sconfitto, i ministri di Sung gli suggerirono di incarcerare quel pericoloso rivale .Presentarono documenti comprovanti la cospirazione ancora in atto in atto nei confronti di Sung.  Quando Ch'ien Shu venne  a visitare l'imperatore, questi, anziché farlo imprigionare , lo onorò.  Gli consegnò inoltre un plico da aprire durante il viaggio di ritorno a casa. Ch'ien così fece e vide che conteneva i documenti comprovanti la cospirazione. Comprese e allora che Sung era al corrente dei suoi piani per eliminarlo, tuttavia non lo aveva condannato. Vinto dalla  generosità dimostrata dal suo imperatore, Ch'ien divenne uno dei  suoi più fedeli vassalli.
    Interpretazione
    Un proverbio cinese paragona gli amici alle mascelle e ai denti di animali feroci: se non si presta la dovuta attenzione, ci si ritrova preda. L'imperatore conosceva le mascelle attraverso cui era passato al momento della sua ascesa al trono. I suoi « amici » dell'esercito l'avrebbero sbranato al momento del pranzo o, nel caso fosse sopravvissuto, sarebbero stati i suoi « amici » al governo che lo avrebbero servito come cena. L'imperatore Sung non avrebbe avuto nulla a che fare con i presunti « amici », bensì lusingò i generali elargendo loro splendide proprietà e tenendoli alla larga. Questo era il modo migliore per renderli inoffensivi senza doverli eliminare; il che peraltro avrebbe imposto ad altri generali la necessità di vendicarsi. Inoltre, Sung non ebbe nulla a che fare con gli « amici » ministri che, il più delle volte, avrebbero finito per bere il suo vino avvelenato. Anziché far conto sugli amici, Sung confidava nei nemici che riusciva a trasformare in individui affidabili. Mentre un amico si aspetta più di un favore e si rode di gelosia, i nemici non si aspettano nulla e danno tutto.  Un uomo salvato dalla forca è un uomo grato e farebbe qualsiasi cosa per chi gliela ha risparmiata. In questo modo i nemici dichiarati di Sung diventarono i suoi migliori amici. E l'imperatore fu in grado, finalmente, di porre fine all'odio, alla violenza e alla guerra civile. La dinastia Sung ha regnato in Cina per più di tre secoli.


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