Re Luigi XIV e Fouquet
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Cosa succede se si offusca il potere dei capi?
All'inizio della serata Fouquet si trovava sulle più alte vetteÂ
del mondo. Alla fine ne era ai piedi.
Voltaire, 1694-1778
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Nicolas Fouquet, ministro delle Finanze durante i primi anni di regno di re Luigi XIV, era un uomo prodigo che amava le feste ussuose, le belle donne e la poesia. Aveva inoltre un debole per il denaro e conduceva una vita stravagante. Era un uomo intelligente e indispensabile al re; così, quando nel 1661 morì il primo ministro Giulio Mazarino, Fouquet si aspettava di essere nominato suo successore. Il re decise invece di abolire la carica di primo ministro. Questo e altri segnali fecero sospettare a Fouquet di non essere più nelle grazie del re, pertanto egli pensò, per riconquistarne il favore, di organizzare la più spettacolare festa mondana che si fosse mai data. Scopo manifesto di quell'evento doveva essere l'inaugurazione del castello di proprietà di Fouquet a Vaux-le-Vi-comte, ma in realtà l'intenzione era tributare omaggio al re, ospite d'onore della festa. Furono invitati i più bei nomi della nobiltà europea e alcune delle grandi menti del momento: La Fontaine, La Rochefou-cauld, Madame de Sévigné. Molière scrisse una commedia per l'occasione, che doveva egli stesso interpretare a conclusione della serata. La festa iniziò con una sfarzosa cena di sette portate arricchita da cibi provenienti dall'Oriente, mai assaggiati in Francia, e da pietanze create per l'occasione. Non poteva mancare la musica di sottofondo commissionata da Fouquet appositamente per il re. Terminata la cena, gli ospiti furono invitati a passeggiare nei giardini del castello. I vialetti e le fontane di Vaux-le-Vi-comte ispirarono in seguito la costruzione di quelli di Versailles. Fouquet accompagnò personalmente il giovane re attraverso lo scenario costituito da siepi e aiuole geometricamente allineate. Giunti in prossimità dei canali che scorrevano in giardino, godettero dello spettacolo di fuochi d'artificio cui fece seguito la rappresentazione della commedia di Molière. Il ricevimento continuò per buona parte della notte e fu considerato dai presenti l'evento più piacevole e divertente cui avessero partecipato. Il giorno dopo, Fouquet fu arrestato dal capo dei moschettieri del re, D'Artagnan. Tre mesi più tardi fu processato per aver derubato il suo stesso paese. (In realtà , buona parte dei furti di cui era accusato erano avvenuti per conto del re e con il suo permesso.) Fouquet fu riconosciuto colpevole e rinchiuso nella fortezza di Pinerolo, dove trascorse gli ultimi vent'anni della sua vita in solitudine e abbandono.
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Luigi XIV, il Re Sole, era un uomo orgoglioso e arrogante che voleva sempre essere al centro dell'attenzione e non tollerava di essere superato da nessuno quanto a sfarzo e lusso sfrenato, men che meno dal suo ministro delle Finanze. Quale successore di Fouquet, il re nominò Jean-Baptiste Colbert, uomo noto per la sua parsimonia e per il grigiore dei suoi ricevimenti. Un uomo come Colbert assicurava che il denaro uscito dalle casse dello Stato finisse direttamente nelle mani del re. Con questo denaro Luigi XIV fece costruire un palazzo ancora più imponente e lussuoso di quello di Fouquet: la splendente reggia di Versailles. Il re impiegò gli stessi architetti, decoratori e giardinieri. E a Versailles, Luigi diede ricevimenti ancor più sfarzosi e stravaganti di quello che a Fouquet costò la libertà . La sera del ricevimento Fouquet presentò al re spettacoli uno più stupefacente dell'altro, intendendo, in questo modo, tributare al suo re lealtà e devozione. Non solo credeva di riconquistare il favore di Luigi, riteneva anche di dare prova del suo buon gusto, della sua capacità di stabilire relazioni e della sua popolarità , dimostrandosi così indispensabile: insomma, un eccellente primo ministro. Invece, ogni spettacolo, ogni sorriso rivolto dagli ospiti a  Fouquet, facevano supporre a Luigi che i suoi stessi amici o comunque i personaggi presenti, fossero affascinati più dal padrone di casa che non da lui stesso e che il suo ministro delle Finanze ostentasse benessere e potere. Anziché adulato, Luigi XIV si sentì offeso, la sua vanità minacciata dal fastoso ricevimento dato in suo onore da Fouquet. Il re non lo avrebbe mai ammesso, naturalmente, perciò trovò una scusa per disfarsi di quell'uomo che lo faceva sentire insicuro.
Questo è il destino, in un modo o nell'altro, di tutti coloro che mettono alla prova il senso di autostima del proprio capo, ne feriscono l'orgoglio o lo mettono in condizioni di dubitare della sua superiorità .
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