Dosshu Kisshomaru

 

COLLOQUIO CON IL DOSHU 1990

Conversazione tra il Doshu  Ueshiba Kisshomaru e il  professor Imamura Yoshio,
Presidente della Nihon Budo institute.

  • DR. IMAMURA: Recentemente è divenuto difficile dire semplicemente che il Budo è un'unica eredità storica del Giappone, a meno che non si intenda precisare ulteriormente questo concetto. Se vogliamo sviluppare una nuova concezione del Budo, occorre che questo diventi un qualcosa che viene continuamente ricreato, quando le forme del passato non sono più adeguate. Comunque questo non per dire che bisogna perdere di vista le proprie radici. Sebbene noi diciamo che queste radici sono uniche del Giappone, quando analizziamo le influenze culturali su queste si arriva ad un punto in cui diventa impossibile formulare un'interpretazione corretta se non osserviamo le cose in una prospettiva più mondiale. Il Budo si sviluppa nei tempi: non dobbiamo limitare il nostro raggio di azione ad un ambito ristretto.
  • DOSHU: C'è stato qualcuno che ha proposto uno "Statuto del Budo", ma sembra essere un compito molto arduo.
  • DR. IMAMURA: Certamente. Se realizzato male potrebbero esserci pessime conseguenze. Non vogliamo creare problemi a nessuno e si sostiene che avere o meno uno Statuto non fa nessuna differenza; si tratta di una attività con dei suoi rischi congeniti.
  • DOSHU: Vi sono quelli che vorrebbero considerare il Budo moderno solo nei suoi aspetti agonistici e competitivi, mentre quelle arti senza gare farebbero il Kobudo (Discipline Marziali Classiche)...
  • DR. IMAMURA: Sono contro ogni tipo di decisione del genere. Ogni cosa che ha come obiettivo di contribuire a migliorare ed elevare la nostra vita, in questi tempi può essere considerata "moderna". Anche il Budo della tradizione marziale classica (Koryu-Budo), se non offre prospettive alla nostra vita deve essere incluso nella classe generata dalle Arti Marziali moderne. Le arti che includono la competizione, poi, dovrebbero anch'esse essere incluse, e non c'è ragione di negare questo fatto. Ugualmente non andrebbero radicalmente modificate quelle arti che fanno degli allenamenti tramite i Kata, la loro principale pratica, come la tradizione classica. D'altro canto ci sono cose che non sono di grande utilità. Se permettiamo la diffusione dell'idea che ogni cosa l'uomo fa è"cultura” anche se è totalmente carente nella Struttura, le cose sarebbero presto fuori da ogni controllo. Non deve anche il Budo essere sottoposto alla legge di "Selezione Naturale" Non dobbiamo ritenere che ogni cosa che somigli anche vagamente ad un'arte marziale sia il Budo. Qualcosa senza una teoria della tecnica, senza metodologie e senza scopi, correttamente formulate, non può servire ad alcun ragionevole risultato nella nostra vita di oggi, tanto da adottarlo.
  • DOSHU: Ritengo che una delle prime condizioni che fanno il Budo moderno sia di procurare serenità a un gran numero di persone. Dire che il Budo deve essere agonistico o deve usare forme precostituite di allenamento (kata) non è poi così importante come il fatto che viva o meno lo spirito del Budo come è arrivato fino a noi dal passato, poiché è in questa cosa che si vede il valore vero del Budo moderno.
  • DR. IMAMURA: Sono completamente d'accordo. Il punto che è più facilmente frainteso, o che è comunemente sbagliato, è la vera funzione della competizione in qualsiasi attività. Il dover vincere o perdere finisce per occupare una posizione troppo preminente e uno deve trovarsi soltanto a cercare mezzi che gli portino la vittoria. Ma al contempo nasce la questione di come manipolare le regole che controllano la competizione e persino con quanta accortezza trasgredirle. Per esempio secondo un'indagine svolta in Inghilterra nei circoli amatoriali di Football, il 70% degli intervistati ha risposto che era giusto trasgredire alle regole se uno riusciva a farlo senza che gli arbitri lo vedessero.
  • Essi intendevano dire che bisogna trasgredire ad ogni costo le regole per poter vincere. Se uno non è molto bravo a rompere il regolamento non potrà mai essere un giocatore del massimo livello. Alla stessa maniera questo significa che se un allenatore non è capace di insegnare come barare non è un bravo allenatore. Questo modo di pensare è aberrante. Nel Budo c'è il pericolo che mentre si disserta sugli ideali dello "Spirito del Budo"contemporaneamente la pratica scivoli in una direzione diversa da questi ideali. Questo mi lascia un attimino depresso e abbattuto. Questo è il perché a me piacciono i Kata, le nostre forme prestabilite di allenamento. Come lei sa, Kano Jigoro Sensei del judo rifondò le arti della presa eliminando gli elementi più pericolosi ed elaborando kata nei quali uno si allena a proiettare il suo avversario dopo avere effettuato una presa. In questo caso inventò un'arte che chiunque poteva praticare. Un'arte per le masse, e portò alla maturità il judo moderno. Penso che questo fu un'intuizione geniale. Per fare un'analogia, i kata sono come la grammatica di un linguaggio; se voi la ignorate non potrete esprimervi chiaramente.
  • DOSHU: In Aikido non abbiamo competizioni perché con la competizione la bellezza e il valore di questo morirebbero completamente.
  • DR. IMAM URA: Io una volta andai a vedere qualcosa di una specie di Aikido competitivo ma sembrava che le tecniche fossero piatte e perdessero solidità. Quelli sembravano preoccuparsi solo dei loro polsi e certamente non era molto bello. Dalla seconda guerra mondiale nacque il nuovo Calisteties e assunse un grande rilievo nei confronti del "Ritmo", una parola che deriva dal termine greco rein che significa fluire. Tensione e rilassamento, positivo o negativo, forza o debolezza, insieme fluiscono senza interruzione in uno spazio e in una sequenza e tempo definiti. Questo è uno dei  più alti principi di tutta la creazione, ed è in questo flusso che noi nasciamo e ci muoviamo. I nostri corpi sono microcosmi dell'universo e sono stati creati con questo ritmo e quindi il nostro esercizio dev'essere in armonia con questa innata misura. Tra la contrazione e il rilassamento dei nostri muscoli c'è un momento di pausa; questi tre stati devono fondersi insieme in un flusso circolare il movimento.
  • DOSHU: Ed è precisamente da questo punto che si sviluppa la filosofia dell'Aikido.
  • DR. IMAMURA: Penso che l'idea di ki sia qualcosa che non può essere spiegato in modo accademico, ma io credo che in qualche maniera attraverso il piacere e l'attenzione alle proprie sensazioni anche un principiante può naturalmente raggiungerlo. Quando vengono mostrate alcune tecniche piuttosto difficili, i principianti esitano e il ritmo è spezzato. Quando poi tuttavia sviluppano un adeguato allenamento Shugyo questi diventano abbastanza in grado di districarsi e il loro movimento diventa morbido e rotondo. Il loro ki diventa visibilmente migliorato. Ritengo che questo sia il reale intento dell'allenamento shugyo.
  • DOSHU: Questo è proprio ben detto! Ma se ti trovi in una gara o in una situazione competitiva, presto il ki viene trovato e spezzato. Quando non è riempito dal pensiero della vittoria, i suoi movimenti perdono completamente ritmo. Questo è il motivo per cui attualmente, nell'Aikido non abbiamo competizioni, e io penso che questa sia la strada nella quale dobbiamo continuare a procedere. Non ci vedo niente di sbagliato nel fatto che l'Aikido abbia il suo proprio e in qualche maniera unico sapere nell'essere senza competizioni. In più l'Aikido sembra avere un notevole richiamo per la nostra società moderna che si sente ad una specie di punto morto. Penso che l'Aikido è stato capace di svilupparsi quanto noi abbiamo fatto, perché la gente si rende conto che c'è un qualche certo valore sociale nell'esistenza di un'arte che segue il nostro tipo di pensiero.
  • DR. IMAMURA: al momento attuale la società sembra proprio domandare un'attività di questo tipo.
  • Fin dall'inizio lo spirito ispiratore dei partecipanti alle Olimpiadi è stato di libertà e pace. La prima condizione per partecipare è sempre stata il non aver mai messo in pericolo la vita di uno degli avversari. Tuttavia, specialmente in anni recenti, è venuto sempre più diventando un luogo di esibizione di nazionalismi; è venuto il tempo per una completa ridiscussione di questo intero movimento.
  • DOSHU: Sarebbe molto interessante che qualcosa come l'Aikido, che rifiuta ogni tipo di competizione, entrasse alle Olimpiadi e mostrasse le sue tecniche per essere valutato dal giudizio della comunità mondiale.
  • DR. IMAMURA: Qualcuno deve certamente provarci. A maggiore ragione nel nostro paese, specialmente ora, che la competizione sembra aver preso così tanto piede.
  • Certamente qualcosa come l'Aikido che è senza problemi di vittoria e sconfitta, dovrebbe essere sviluppato e diffuso.
  • DOSHU: Bene, Aikido è a tutti gli effetti Budo moderno, ma le sue radici sono nel tradizionale Budo della Daito Ryu Jujutsu. Sebbene io pensi che sia necessario demarcare chiaramente il confine tra il nuovo Budo e le forme classiche, ritengo che se il Kobudo è una buona tradizione, debba essere conservata anche se non ha una diretta importanza nel complesso della moderna società. Che cosa ne pensa di questo?
  • DR. IMAMURA: Sebbene il Kobudo vada conservato, io penso che sia difficile promuovere simili Arti Marziali. Se queste hanno qualche motivo di esistere queste esisteranno ma se non hanno un qualche valore per la vita che si vive oggi, esse penso che scompariranno spontaneamente, lei non crede? Arti Marziali classiche (Kobudo) e la vecchia tradizione dell'allenamento marziale (koryu) sono diverse. II Kobudo non può essere diviso come vecchie ceramiche o vecchie spade. Per esempio osserviamo le spade forgiate da una particolare tradizione, diciamo la Scuola Soshu. Il luogo è sempre quello, il metallo è sempre quello, il modo di forgiarle è lo stesso, ma là si fabbricano nuove spade. Qualcosa fatto in questa maniera ha valore sociale e continuità storica, comunque. Questo è per dire che qualcosa per essere chiamata attività culturale, deve avere larga diffusione "orizzontale" e un suo percorso storico 'verticale'. Tuttavia il Kobudo, come è chiamato, non ha questa espansione orizzontale. Questo non è per dire che non ha la sua propria individualità perché è un soggetto differente. La questione è perché non ha questa diffusione. La ragione è perché non c'è un interesse sociale in questa cosa. Giudicare il valore del Kobudo e del Koryu Budo è una questione della gente, non una delibera politica.
  • DOSHU: La cosa che ho notato di più negli Stati Uniti, al di là e oltre all'interesse nelle tecniche di Aikido, è la questione di Kokoro, come diciamo in giapponese il "cuore e spirito delle Arti Marziali". In Francia noi vediamo che la popolazione dei praticanti di judo e karate, è nella stragrande maggioranza composta da bambini e giovani, mentre nella fila dell'Aikido noi troviamo molto di più praticanti di una certa età. Molto più che una semplice questione di portata tecnica, penso che una simile risposta collettiva sia il risultato di una maggiore affinità filosofica con le richieste della moderna società.
  • DR. IMAMURA: In ogni caso e nella loro maniera anche all'estero hanno concetti simili. Una volta ho avuto l'opportunità di visitare e osservare il centro Freebel in Germania. Laggiù partono dal cercare di sentire l'intero universo. Le spiegazioni dicono qualcosa come "L'universo è rotondo. La terra è un piccolo universo, il movimento dell'universo è un grande cerchio. I giochi dei bambini devono anch'essi essere circolari. "In questa maniera loro enfatizzano i movimenti circolari. Io penso che il concetto di spirito e d'armonia che è espresso nell'Aikido è qualcosa di familiare anche ai non giapponesi.
  • DOSHU: Il Fondatore dell'Aikido aveva dichiarato questo: "L'universo è un'ovale i movimenti dell'Aikido anch'essi devono essere circolari. Questo fu il motivo per cui sviluppò tutte le tecniche in forma rotonda.
  • DR. IMAMURA: Su questo punto io sento una profonda simpatia. I movimenti dei principi Freebel sono rotondi ma sono piatti. Invece l'Aikido ha solidità, ed essendo sferico ha anche altezza. Raggiungendo un accordo tra flessibilità e solidità e utilizzando il ritmo tra i punti più elevati e quelli più bassi per fluire morbidamente, si prova una bella sensazione. Per finire vorrei dire questo. L'Aikido deve trascendere le ideologie; se deve diventare il patrimonio di un unico individualistico paese, non è universale. L'idea che le genti del Budo tendano ad essere di destra nella loro opinioni è errata. Il famoso scrittore di Buddismo Zen Suzuki Daisetsu, ha detto che lo Zen ha molti punti in comune col pensiero anarchico. Io penso che sia lo Zen che l'Aikido sono simili in questo, nel poter essere validi per popoli dal più disparato pensiero.