Tamura Nabuyoshi
- Tamura Nobuyoshi, Shihan 8° dan è nato ad Osaka il 2 marzo 1933, ed entrato nell'Hombu Dojo di Tokyo negli anni 50, divenendo uno dei più stretti discepoli di Morihei Ueshiba, fondatore dell’Aikido. Trasferitosi nel 1964 in Francia ha dato vita alla Fédération Française d'Aikido et de Budo, alla quale erano affilati decine migliaia di praticanti . Il suo sorriso benevolo e la sua figura fragile erano noti ai praticanti di tutto il mondo. Tanto il suo sguardo che il suo virtuosismo tecnico straordinario erano prova effettiva di ciò che praticava Era solito inviare a discepoli e dojo, ad ogni inizio dell'anno, un messaggio augurale in cui comunicava le sue riflessioni, i suoi desideri, i suoi programmi. Il suo Aikido era veloce, sottile ed estremamente marziale. Dopo oltre cinquant’anni di pratica la sua tecnica era così efficace che tutti i movimenti inutili e superficiali erano spariti, lasciando solo trasparire l’essenza della sua arte, con gesti sottili, quasi invisibili da sembrare magici ai non iniziati.
Tamura Nobuyoshi sensei si è spento il 9 luglio 2010,dopo una malattia affrontata con serenità e fermezza.
Buongiorno Sensei. Qual è la secondo lei la differenza tra Budo e Bujutsu?
- TAMURA
- Inizialmente le tecniche sono nate in seguito all’analisi di combattimenti vittoriosi. Questo ha portato ai primi kumitachi (sequenze di spada a due). Si è constatato che tali movimenti affrontavano questo tipo di attacchi. A poco a poco le tecniche sono stati combinate per creare un percorso per la formazione. Ma combattere ha un significato diverso a secondo delle persone. Per alcuni è una forza distruttiva, per altri è una forza di pace.
- Jutsu significa “tecnica” e Do significa “via”. Studiare un Jutsu, è l’apprendimento di una tecnica usata per raggiungere un obiettivo, il cui utilizzo è la stessa finalità. Studiare un Do rappresenta un percorso per trovare l’uomo che è in noi. Un cammino che chiunque può prendere e che è stato creato per essere seguito da tutti.
- Questa idea è anche alla base dello shintoismo e buddismo. Ora purtroppo siamo spesso lontani dall’idea originale …
Alcuni maestri si riferiscono allo Zen quando insegnanol’Aikido, altri allo Scintoismo.
Qual’è la sua opinione a riguardo?
- TAMURA
- Tutto questo è vero. La cultura giapponese è stata forgiata nei dojo. E non possiamo limitarla o dividerla. Tutto questo s’inserisce in un insieme armonioso. Quando qualcuno muore un monaco viene per la cerimonia funebre, il matrimonio è fatto secondo la tradizione scintoista, ecc … Ed oggi sempre più giovani si sposano in chiesa. (Ride) Questo è spesso frainteso dagli occidentali che non lo trovano serio, ma in Giappone è qualcosa di naturale. Nascendo, un giapponese è immerso in un insieme che include sia lo Zen, lo Shintoismo e dove nulla è esclusivo. Se non si conosce l’ambiente spirituale del budo si apprende solo una tecnica da combattimento. Quindi penso che sia più facile capire l’Aikido se si studia lo spirito dietro la cultura giapponese.
Domanda
E’ quindi necessario, conoscere la cultura giapponese per capire l’Aikido?
- TAMURA
- Non è necessario, ma aiuta probabilmente per andare più veloce, è un fatto innegabile. Se prendiamo solo l’esempio della lingua,per un giapponese, anche principiante, shiho-nage è molto esplicito. Sente il nome della tecnica che già specifica la sua applicazione fisica. Capisce che si tratta di una proiezione nelle quattro direzioni, può facilmente dedurre che significa simbolicamente tutte le direzioni e penetrare più a fondo il significato di questa tecnica. Quando traducete in francese, irimi diventa “entrare”, ma questo è piuttosto vago ed è difficile fare affidamento sulla parola per capire la tecnica. Lo stesso vale per hito-emi o sankaku-ho. Un giapponese, spesso istintivamente, capisce questi termini anche perché sono associati i kanji (ideogrammi) con un campo di espressione ognuno vasto e sottile.
- Non sarebbe meglio se chi vuole studiare letteratura inglese, imparasse l’inglese piuttosto che limitarsi alle traduzioni in francese di Shakespeare? (Ride)
- TAMURA
- L’ho conoscsciuto grazie a Nakazono Sensei e al circolo della macrobiotica del momento. Deshimaru sensei era un amico di Ohsawa sensei ed era davvero una persona speciale. Quando arrivò in Francia venne organizzato un incontro con persone interessate allo Zen. Alla domanda su cosa fosse lo zazen, si è seduto sulla scrivania e ha fatto zazen. E dopo se ne è andato. (Ride)
- TAMURA
- Ogni paese ha la sua cultura, ma tutti gli studenti stanno cercando di praticare Aikido che è una ovunque tu vada. Da parte mia cerco di presentare le cose nella luce più comprensibile a tutti. Non ci sono molte differenze. Cerco di rispondere alle domande poste dai praticanti e vedere i punti che devono essere corretti. A seconda del paese questi punti variano, ma l’essenza dell’Aikido è la stessa. Naturalmente a volte è necessario spiegare alcuni dettagli culturali. Per esempio, nei paesi musulmani alcuni studenti sono riluttanti a fare il saluto in seiza. Io gli spiego che in Giappone non è altro che un saluto, in segno di rispetto e di gratitudine. Recentemente in uno stage per alti gradi (dal quarto dan), una persona era in piedi mentre davo le spiegazioni seduto. In Giappone questo rappresenterebbe una sfida. In Occidente, quando una donna o una persona importante arriva ci si alza. Le persone più importanti sono dunque quelle che sono sedute. In Giappone è il contrario, le persone importanti sono quelli che stanno in piedi. Queste sono piccole cose, ma il cui significato è contrario e può dare l’impressione che la persona di fronte a voi abbia voglia di offenderti, anche se le sue intenzioni sono opposte. E se non comprese possono essere facilmente male interpretate e portare ad un incidente. Questo tipo di incomprensione è dissipata non appena le cose vengono spiegate. Ecco perché credo che sia importante conoscere la cultura degli altri.
- TAMURA
- Ai miei tempi la pratica delle arti marziali era obbligatoria al college e rappresentava la maggior parte della nostra pratica “sportiva” perche le lezioni di ginnastica erano praticamente inesistenti. Un professore di sport laureato che gira intorno ad una barra orizzontale impressiona tutti nella scuola. (Ride) Le ragazze praticavano Naginata e ragazzi Judo e Kendo. Questo è naturale per noi. Oggi i giovani non conoscono il Giappone anteguerra ed il suo spirito. Personaggi come il generale Nogi ed i valori che esso rappresenta sono a loro totalmente sconosciuti. I canali che sono stati creati per sviluppare l’uomo e preservare i valori tradizionali sono ormai obsoleti ai loro occhi. Inoltre, il reigisaho (etichetta) che è il cuore di queste vie sta gradualmente perdendo la sua importanza e praticare queste discipline oggi, non apporta niente più che praticare la boxe. Il Kendo come lo Judo non si preoccupano spesso altro che delle gare e sono diventati sport.
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- TAMURA
- E‘ vero. In questi sport che diciamo senza regole e dove ci permettono di colpire in vari modi, non vi è però nessun pericolo reale. Il concetto di vita e morte è totalmente assente da queste discipline.
- In precedenza un samurai che combatteva, anche se solo con un bokken, rischiava la morte. Il loro shugyo, la loro formazione, li abituava a vivere in situazioni al confine tra la vita e la morte e questo faceva la differenza. Oggi gli atleti sono pronti a tutto, fino al doping e imbrogli per vincere una medaglia. I giovani di oggi non praticano più budo e non sanno nemmeno cosa sia. Le persone che hanno creato i Budo sono spariti da molto tempo e a volte mi chiedo se sia ancora possibile salvare queste vie.
- Per fortuna ci sono ancora alcune persone come Maestro Kuroda, qua e là in Giappone, per preservare questo patrimonio. E‘ attraverso queste persone che probabilmente queste vie sopravvivono. Quando il Giappone entrò nell’era Meiji dopo il Bakumatsu, i budo erano quasi scomparsi da qualche decina d’anni. Ed a quel tempo non c’erano video e i pochissimi scritti erano incomprensibili senza le chiavi di lettura.
- TAMURA
- E‘ una domanda difficile. La Francia è un paese ricco di cultura. I francesi amano l’Aikido e hanno un’anima artistica! Ma a loro piace capire con la loro testa. Sanno come spiegare le cose che io non arrivo ad esprimere. Dopo arrivare alla pratica è un’altra cosa. (Ride)
- TAMURA
- E‘ O sensei che ha creato l’Aikido. Ed ogni volta che ha mostrato l’Aikido ha usato le armi. Non sta a noi, suoi discepoli e studenti, decidere o no di praticarle. E‘ probabilmente un modo francese di domandare. In Giappone saresti immediatamente trattato da idiota se mettessi questo in discussione. (Ride)
- TAMURA
- L’Aikido è nato dalla pratica delle armi e tai-jutsu e buki-waza sono tutt’uno. Se qualcuno lavora a mani nude correttamente lo farà anche con le armi. E viceversa. Ma questo è raramente il caso oggi. Così come alcune persone lavorano bene in piedi, ma male in ginocchio, alcuni sembrano praticare bene a mani nude, ma rivelano i loro limiti con una spada in mano…

- TAMURA
- A mio parere sì. I vincoli della posizione in ginocchio ci permettono di comprendere e apprendere meglio come usare i nostri corpi. Questo a sua volta consente una migliore pratica in tachi waza. Un buon lavoro in ginocchio è sempre indicativo di un bel lavoro in piedi. Viceversa una persona che pratica bene in piedi, non può praticare bene in ginocchio senza averci lavorato.
- TAMURA
- Non usava parole particolari. Prendeva semplicemente un’arma e praticava con quella. Sovente usava l’espressione shochikubai no Ken (la spada di pino, bambù e prugno). Pino matsu, bambù take e prugno ume, sono in Giappone simboli di prosperità e di felicità. Il pino simboleggia la longevità e la resistenza, perché rimane verde tutto l’anno. Le sue “foglie” sono divise in due come “in” (yin) e “yo” (yang), ma unite a rappresentare il concetto di musubi (armonia, legame). Il bambù simboleggia la forza e la flessibilità e la spinta di energia verso il cielo. Quanto al prugno, esso fiorisce nel periodo più freddo, nella più ostile delle stagioni e simboleggia le difficoltà che riusciamo a superare.
- O Sensei non ha fornito dettagliate spiegazioni tecniche, ma faceva vivere questi concetti nella pratica della spada. Al tempo non capivamo nulla e cercavamo solo di replicare le sue azioni, cercando di vedere quali movimenti avesse fatto, quali azioni stavano facendo le mani. Abbiamo capito ancora meno, quando si trovava di fronte, come ci assorbiva nella sua energia o sembrava assorbirci!
- Guardandolo credevamo fosse una mistificazione. E in quel momento Osensei si voltava e ci fissava. Forse era solo perché avevamo un aria colpevole nel momento che girava la testa. (Ride) Ma era difficile ascoltare tutte le conversazioni e sapere cosa stesse succedendo intorno a lui.
- O Sensei ci diceva di attaccare e eravamo improvvisamente colpiti o tagliati. Anche guardandolo con tutta la nostra attenzione non capivamo come potesse eseguire questa o quella tecnica particolare. Ci provavamo, ma eravamo sempre colpiti! Come se studiassi con persone che non hanno capito è naturale che tu non capisca. (Ride) Mi dispiace davvero.
- TAMURA
- Shochikubai no ken non è una forma precisa. I movimenti di Osensei variavano a seconda del suo umore. Shochikubai è un simbolo, non una specifica sequenza. La mente occidentale tende a voler definire ogni cosa. Ma quando si definisce qualcosa che vediamo composta da diverse altre. Che si decompongono in altre. E così via fino a che, finalmente forse, si raggiunge la più remota. Ma comprendiamo di aver perso il quadro d’insieme e che non conosciamo assolutamente l’essenziale, la totalità.
- TAMURA
- O Sensei ha creato le tecniche di ken dell’Aikido sulla base di varie fonti e ricerche personali.
- Takeda Sokaku era un combattente temibile. Ha mantenuto sempre una spada bastone al suo fianco da quando l’uso delle spade divenne proibito. E’ stato maestro di Daito-Ryu, ma anche di spada dellla scuola Ono-ha Itto ryu. Ha insegnato prevalentemente tecniche di jujutsu a mani nude, ma probabilmente mostrava tecniche di armi occasionalmente. A quel tempo, anche se si vedevano le tecniche non si poteva chiedere di insegnarle. Successivamuente Kisshomaru ha studiato Kashima Shinto Ryu. La figlia di Osensei è stata anche sposata con Nakakura Kiyoshi, un praticante di Kendo famoso in quel momento, e che diventerà poi un grande maestro. E i suoi studenti Sugino Yoshio e Mochizuki Minoru sono stati anche praticanti di KatoriShintoRyu.
- Che fossero amici o studenti, Osensei è stato circondato per tutta la sua vita da esperti di spada. La sua arte è il risultato delle sue ricerche e degli incontri che gli hanno permesso di introdurre nuovi elementi, di trasformare ciò che aveva studiato e con l’aggiunta di sue creazioni personali.
- Quando si pratica il budo visto in otto direzioni, bisogna sapere cogliere tutto quel che di interessante succede intorno a noi. Dobbiamo tenere gli occhi ben aperti e sperimentare quel che sembra interessante, mantenendo il buono e rifiutare l’inutile. Ecco che il budo vive.
- Così siamo stati educati da Osensei e siamo stati in un certo senso incoraggiati ad esplorare, scoprire e capire per noi stessi.
- TAMURA
- Essi sono la creazione di Saito Sensei. Osensei ha mostrato il ken di shochikubai, ma non insegnava kata come quello.
- Il maestro Hirokazu Kobayashi, che viveva a Osaka aveva una grande esperienza di lavoro con le armi, perché era un praticante avanzato di Kendo. Veniva da una famiglia benestante ed era spesso otomo (compagno) del fondatore nei suoi viaggi. Accompagnavo Osensei a Tokyo e Kobayashi Sensei ci aspettava a Osaka. Egli ci portava in ottimi ristoranti ed ero veramente felice. (Ride) Mi ha detto che aveva spesso aiutato Saito Sensei nel correggere quello che aveva visto nei movimenti del Fondatore.
- All’epoca Osensei insegnava attraverso la pratica. Si attaccava e lui picchiava. Improvvisamente si riceveva un colpo e ci diceva che era ovvio, se avevamo fatto così. Era doloroso, ma efficace. Kobayashi Sensei aveva una grande esperienza di spada ed il suo aiuto è stata utile a molti studenti, tra cui Saito Sensei.Saito Sensei aveva il desiderio di compilare tutte le tecniche di armi. Ha aiutato molto Osensei che possedeva una casa a Iwama. Era al tempo stesso conduttore di treno e deve essere stato molto difficile per lui. Noi non lavoravamo e ci dedicavamo solo alla formazione, la nostra situazione era molto più facile della sua. Era un periodo difficile per molte persone.
- TAMURA
- No. Egli non ha insegnato nemmeno Ikkyo stesso! A volte, quando aveva voglia dava una correzione, spiegando hitoemi, cose del genere. Ma non seguiva una pedagogia nel senso del termine, con gradini stabiliti. Ci siamo chiesti perché non spiegava. (Ride) Abbiamo pensato che senza nessuna spiegazione fosse normale che non capivamo. Ma lui vedeva le cose in modo molto più ampio e più elevato. Eravamo come bambini nella scuola materna ad ascoltare una discussione di accademici consapevoli di non capire completamente. Col passare del tempo siamo arrivati a capire alcune cose …
- TAMURA
- Lo vediamo nei films. Osensei non urtava mai con l’arma. Se le armi si scontrano significa che si sono bloccate e non si blocca mai, in quanto significa che si è stati tagliati.
- TAMURA
- Saito Sensei ha immaginato il bokken pesante chiamato Iwama.
- Osensei generalmente utilizzava un magnifico bokken kokutan (ebano) piuttosto fine tipo Yagyu. Speravo che me l’avrebbe donato un giorno, finché mi accorsi che l’aveva dato a qualcun altro! Era molto generoso e dava le cose facilmente.
- Osensei probabilmente utilizzava altro quando era più giovane, ma da quando ero uchi-deshi usava generalmente bokken leggeri. Utilizzava quello che era a portata di mano, ma il suo bokken preferito era lungo e sottile, tipo Yagyu shinkage o Jiki shinkage.
- Fatta eccezione per Tanren dove usava un bokken pesante e spesso. Tada Sensei l’utilizzava facilmente con un braccio!
- C’è una foto famosa di Osensei con una rastrelliera di bokken dietro di lui. Era così quando sono diventato uchi-deshi. Utilizzavamo quella diecina d’armi che erano li.
- TAMURA
- No, sono molto diversi.
- Sembra che le tecniche di yari siano all’origine del jo come usato in Aikido. Ed è vero che ritroviamo un po’ lo stesso tipo di movimenti.
- In effetti Osensei praticava con le armi come se le sue mani fossero vuote e a mani nude come se fossero armate…
- TAMURA
- Il lavoro del jo in aikido viene dalla lancia. In principio, molto tempo prima della nascita dell’Aikido, è per la sua abilità con la lancia che Osensei era conosciuto e invitato a Tokyo. Non l’ho mai visto fare, ma si dice fosse in grado di spostare sacchi di riso di 60 kg con la punta della sua lancia!
- In gioventù utilizzava delle lunghe lance, ma l’ho soprattutto visto lavorare con dei teyari (Nota dell’autore: Teyari sono le lance corte con le quali Osensei è stato spesso fotografato o filmato). Osensei faceva generalmente scivolare il jo, è un modo molto diverso di colpire dal Jodo.
- Quando colpisco torco le mani in direzione opposta l’uno all’altra.
- TAMURA
- Entrambi sono possibili. Ma in generale la guardia del jo è l’opposto di quella del ken. Questo permette al corpo di svilupparsi in modo equilibrato ed armonico.
- TAMURA
- Tecnicamente diverse, sono simili nella sostanza. Purtroppo oggi la spada del Kendo non taglia più. Nella competizione basta solo toccare. Il Kendo ha in qualche modo seguito l’evoluzione della scherma occidentale, dove si può vincere toccando un punto non vitale, esponendoci però ad un colpo mortale in un vero combattimento. Queste discipline sono diventati giochi, dove si cerca solo di toccare per primo. Il Kendo è la disciplina dove più si cerca di preservare la tradizione, ma la competizione gli ha fatto perdere la sua essenza di Budo.
- Anche il Judo ha perso la sua essenza, che era basata sulla scioltezza. Oggi gli atleti conoscono solo due o tre tecniche che “forzano” anche quando la situazione non è adatta a questo tipo di tecnica. Questo permette di vincere medaglie …Queste discipline sono state perse per il bisogno di vincere a tutti i costi.
- TAMURA
- Ha utilizzato a lungo la lancia, il yari. C’era anche un yari lungo presso il dojo, che aveva usato molto. Sembra che inizialmente è diventato famoso per la sua padronanza di questa arma, prima di essere conosciuto per le sue tecniche a mani nude. Aveva anche imparato a gestire il Juken, la baionetta, per l’esercito. Lo si vede farne una dimostrazione in un film degli anni trenta.
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- TAMURA
- Non l’ho mai visto fare.
- All’epoca lo yakuza combatteva sempre col coltello. Ed un rissaiolo una volta chiese come fare contro gli attacchi di questo tipo. Sono i sempai che hanno sviluppato questo lavoro. Era molto spettacolare per le dimostrazioni.
- TAMURA
- Questo deve essere tutt’uno ed anche se è difficile, bisogna stare attenti a tutti questi punti fin dall’inizio della pratica.
- TAMURA
- Tutto il corpo deve muoversi in armonia. Un movimento non funziona se non è continuo. Può sembrare semplice usare mani e piedi insieme, ma è una cosa molto difficile.
- La comprensione non deve diventare segmentazione. Wakaru non deve diventare wakeru. (è un gioco di parole in cui Wakaru che significa “comprendere”, diventa wakeru che significa “dividere”)
- Il pensiero che divide le cose non è efficace nel nostro cammino. Se volete imparare ad andare in bicicletta e dividete il movimento in modo indipendente l’uno dagli altri, imparando a pedalare da un lato, dall’altro a tenere il manubrio e poi a frenare, anche lavorando molto, non saprete mai andare in bicicletta! (Ride)
- Le tecniche di Aikido funzionano allo stesso modo. Esse devono essere praticate, studiate e comprese nella loro integralità. Se le impariamo decomponendole si produrranno per forza degli sfasamenti che le rendono inapplicabili.
- Si tratta di un metodo d’apprendimento difficile, ma che non ha alternative e deve essere considerato come inevitabile. Lavorando così naturalmente ci sono ritardi in un primo momento, ma un giorno il corpo istintivamente capisce e trova la soluzione.
- TAMURA
- Ci sono delle fasi così. Ma bisogna non sbagliarsi sul significato di questi termini. Le parole francesi sono precise, ma anche limitative. Kotai si traduce come lavoro forte, ma è generalmente interpretata come lavoro duro. Questo è totalmente scorretto. In questo lavoro forte la pratica deve essere flessibile. Lo stesso per Jutai, che si traduce di solito in un lavoro flessibile, che non deve essere sinonimo di compiacenza.
- Si tratta di passi che possono esser paragonati alla calligrafia dove si impara inizialmente una forma molto precisa, che è la base, prima di passare ad lavoro più fluido.
- E‘ anche come il corpo. Nel centro ci sono le ossa. Poi viene la carne. Ma l’uno non funziona senza l’altro. I fondamentali devono essere sempre presenti, anche nel lavoro in Jutai, mentre la flessibilità deve essere presente sin dall’inizio del lavoro in kotai.
- Poi viene il lavoro in Ryutai ed infine quello Kitai, in cui si guida il partner appena nasce la sua intenzione.
