Giappone d'oggi
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Il Giappone è una fitta catena di isole, disposte lungo il continente asiatico che si snoda per 2994 km, dalla Siberia orientale fino quasi a Taiwan. Quattro le isole maggiori: Hokkaido a nord, seguita da Honshu, Shikoku e Kyushu all'estremo sud. Quarantasette le prefetture amministrative che regolano il territorio. Poi c'è il Giappone, la sua essenza. Chi non ha nella mente i templi buddisti con le tipiche icone, l'arte dei giardini e la disposizione dei fiori, i kimono e le arti marziali, chi non ha assaggiato il sushi, giocato ai videogiochi o si è cimentato nel karaoke, oltre ad averlo subito! "Made in Japan" è l'etichetta di molti prodotti e componenti del settore delle comunicazioni, dei trasporti e del tempo libero, in Occidente. Prima di visitare il Giappone, dunque, la domanda di rito è: qual è il vero Giappone? L'immancabile calendario con il Monte Fuji incappucciato di neve tra i ciliegi in fiore attraversati dal treno-proiettile, con in primo piano una giapponesina in kimono, è un'idea giapponese: l'immagine è il simbolo di come i Giapponesi vedono se stessi. Arti, mestieri e tradizioni convivono armonicamente con la tecnologia moderna, così ripetono instancabilmente gli stessi Giapponesi. Sono tutti elementi diversi, ma sono tutti vero Giappone. Decisamente compiaciuti di questa coesistenza tra nuovo e antico, Est e Ovest, tradizione e cambiamento, i Giapponesi accettano di buon grado i paradossi e le contraddizioni che spesso lasciano invece inebetito il visitatore. A nessun altro Paese la vecchia definizione turistica di "terra dei contrasti" si addice in modo tanto naturale ed elegante. Non è poi così sorprendente. Per emergere negli anni Sessanta dall'isolamento imposto dal Governo per 300 anni, i Giapponesi hanno compiuto il medesimo sforzo per modernizzarsi e per non perdere la propria identità culturale. Il vero Giappone perciò è solo una questione di preferenze personali sulla base delle quali tracciare l'itinerario della propria visita: la cosmopolita Tokyo o i baluardi della cultura e delle tradizioni di Kyoto o l'antico e tranquillo Giappone delle remote regioni settentrionali e occidentali di Honshu e di Shikoku. Il 75% del territorio è montuoso, coperto da foreste e vulcani; con l'alternarsi delle stagioni si possono fare escursioni, sciare o più semplicemente godersi il tepore della primavera. Si possono esplorare la costa selvaggia dell'estremo nord o le isole tropicali di Okinawa-ken, ma sullo sfondo ci sarà sempre l'oceano. Non importa dove si va, poiché si andrà sempre incontro a uno dei Paesi e delle culture più affascinanti del mondo.
ECONOMIA
Equilibrio fra tradizione e alta tecnologia: ecco il Giappone ideale.
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Il miracolo economico del Giappone, risultato dei proventi di una manodopera a basso costo e di uno ridotto valore dello yen nel periodo del Dopoguerra, vide il rapido aumento delle esportazioni, dai giocattoli di latta a poco prezzo ai prodotti di qualità . Le radio a transistor prepararono la strada alle macchine fotografiche, alle apparecchiature elettriche, alle navi, all'acciaio, ai televisori a colori e alle automobili. Il sensazionale tasso di crescita dell'I 1% fece volare il Giappone al secondo posto nell'economia mondiale, liberandolo dalla Cortina di Ferro nel 1967. La svalutazione dello yen, il taglio dei salari, ma anche il raddoppiato impegno dei Giapponesi permise di attutire l'impatto della crisi petrolifera del 1973. Ci fu il boom delle esportazioni che incrementò il surplus commerciale iniziato cinque anni prima. Nel 1979 la seconda crisi petrolifera fu affrontata in modo analogo. Negli anni Ottanta l'economia del Giappone superò la stessa economia statunitense. La formidabile ricchezza era alimentata dai mercati interni e finanziari al massimo dell'espansione, dai ridotti tassi di interesse e dal boom della proprietà immobiliare. Le fortune dei Giapponesi andarono a gonfiare la "bubble economy", la bolla economica. Nel 1985 l'ingente squilibrio commerciale con l'estero, spinse i mercati valutari internazionali a forzare il tasso di cambio yen/dollaro. L’Endaka, lo yen forte, ridusse le esportazioni e l'attività economica interna; in compenso raddoppiò il valore dei risparmi nazionali e diede origine a quel fenomeno di "euforia dell'acquisto" nei mercati fondiari esteri. La "bolla" continuava a crescere. Nel 1990, il valore delle proprietà giapponesi d'oltreoceano franò rovinosamente e verso la fine dell'anno il mercato azionario perse più di metà del suo valore originario. Nel 1991 le banche giapponesi, ormai vicine al collasso, alzarono i tassi d'interesse per far fronte alle perdite ma l'effetto fu quello di esacerbare il problema dei prestiti svantaggiosi. La bolla scoppiò. La ripresa economica del Giappone fu ostacolata dalla recessione allora in atto nelle regioni asiatiche del Pacifico, in seguito agli eccessivi investimenti. Negli anni Novanta si assistette al dilagare dei prestiti infruttuosi e della bancarotta delle maggiori istituzioni finanziarie. La precaria economia del Paese aveva comportato dei cambiamenti. Durante gli anni Ottanta il sistema di distribuzione a compartimenti stagni continuò a rimpinguire gli intermediari, traendo dai consumatori i benefici di importazioni a basso costo. Gli anni Novanta videro il diffondersi delle importazioni dirette, che eludevano gli intermediari inducendo i commercianti a rivolgersi ai mercati a basso costo. I consumatori giapponesi strinsero la cintura, ma il Paese poco conveniva ai turisti stranieri. Le assicurazioni sulla vita toccarono cifre astronomiche, ma non furono prese misure decisive per arginare questi fondi straordinari; ciò fa supporre che l'economia del Paese si manterrà limitatamente stagnante in un prossimo futuro.
Tokyo registra la più alta percentuale di pendolari al mondo.
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