La Storia Antica

 

ALCUNI UTENSILI DI PIETRA RITROVATI IN GIAPPONE TESTIMONIANO

L'Esistenza di insediamenti umani già prima dell'Era Glaciale, quando le isole erano ancora unite al continente asiatico. Tuttavia, il primo segno di civiltà accertato è conosciuto con il nome di Jomon, dal particolare metodo di decorazione della ceramica e delle statuine.



LA PREISTORIA

 

Jomon significa "corda di paglia," e il periodo, compreso tra il 10.000 e 11300 a.C, prende nome dalla pratica di imprimere con una corda motivi decorativi sull'argilla ancora umida. Le origini del popolo Jomon sono controverse, ma sappiamo che erano nuclei di cacciatori e pescatori; fra di loro vi erano anche gli antenati degli Ainu, una popolazione siberiana di origine preistorica che ancor oggi vive a Hokkaido. Nel corso del millennio successivo al 500 a.C, le popolazioni provenienti dalla terraferma spinsero gradualmente queste tribù verso l'estremo nord del Paese e le superarono in un rapporto numerico di dieci a uno. Il periodo Yayoi (300 a.C.- 300 d.C.), dal Giapponese "l'inizio della primavera'; è caratterizzato dalle migrazioni di massa più consistenti, in particolare dalla Corea verso le regioni settentrionali di Kyushu. Gli stranieri portarono ferro e bronzo ela coltura del riso. L'introduzione dell'agricoltura agli inizi del periodo Yayoi fu la più determinante nella formazione del Giappone. Con il diffondersi delle attività agricole, la proprietà terriera divenne la base della struttura gerarchica pubblica; tali cambiamenti nella struttura sociale spianarono la strada al futuro predominio dei sistemi feudali.

 

L'ANTICO GIAPPONE  -  KOFUN  (300-552)


Nel periodo Kofun (antiche tombe), la coltivazione del riso fu concentrata nell'odierna regione del Kansai, la stessa probabilmente descritta come Yamato nei manoscritti cinesi del IV secolo e governata dalla regina Himiko, una donna sciamana. I numerosi tumuli ritrovati a Honshu e Kyushu indicano che nel periodo Kofun ai capitribù subentrarono leader potenti che dominavano vaste regioni. In alcune tombe, la cui tipica forma ricorda il foro di una serratura, circondate da un fossato, sono stati rinvenuti manufatti finemente lavorati, incluse le haniwa (figurette cave di terracotta rappresentanti animali, oggetti e uomini), specchi di bronzo, armature, spade, e gioielli. Si ritiene che la più grande tomba Kofun, vicino a Osaka, contenga i resti dell'Imperatore Nintoku, vissuto nel V secolo. A oggi, tuttavia, non sono stati autorizzati gli scavi archeologici delle tombe imperiali. 

ASUKA (552-710)

 

 

Il periodo Asuka, che prese il nome dalla prima capitale degli Yamato edificata nell'area delle odierne Osaka e Nara, assistette alla rapida adozione della cultura cinese. Il Buddismo, introdotto da alcuni proprietari terrieri coreani che visitarono il Paese verso la metà del VI secolo, portò con sé un bagaglio culturale, che comprendeva la gestione politica e la burocrazia, la medicina, la geomanzia, il Confucianesimo e la scrittura. Il processo si accentuò con l'erudito e devoto Shotoku Taishi (574-622), principe reggente della famiglia Soga, allora al potere. I suoi attivi scambi con la Cina stimolarono grandi riforme politiche, pedagogiche ed etiche, ivi inclusa la prima costituzione del Giappone, e favorì anche lo sviluppo di un'architettura, di una scultura, di una pittura, di una musica e di una poesia più elaborate. Shotoku promosse anche la costruzione di numerosi templi nell'area di Asuka, ivi incluso quello di Horyu-ji. Aspre rivalità seguirono la morte di Shotoku; suo figlio fu assassinato nel 643, e i dominatori Soga furono spodestati. Il Giappone perse il suo avamposto in Corea in seguito a una battaglia navale nel 663, ma gli scambi con la Cina continuarono. La nuova capitale, Fujiwara , fu costruita nel 694 a sud di Asuka. La riforma Taika (Grande Cambiamento), sancita in seguito alla dimissione dei Soga, introdusse i primi codici legali e penali e attuò un sistema di governi regionali. L'imperatore fu riconosciuto come massima figura sacra, ruolo che ancor oggi riveste.

 

NARA (710-794)

 

Heijo, la nuova e più vasta capitale, fu fondata nel 710 su un territorio leggermente più a ovest rispetto all'odierna Nara. Nel VIII secolo si raggiunse una maggiore unificazione attraverso una nuova rete di strade principali che collegavano le capitali delle varie province; ciò comportò il consolidamento del potere centrale del Governo. Il Buddismo rappresentò la guida principale per l'Imperatore Shomu (R. 724-749), detto "il Pio', che fece costruire in tutto il regno numerosi templi e monasteri, tra i quali il grande Tempio Todai-ji di Nara. Il governo centralizzato subì le minacce del clero buddista e dei clan che controllavano i distretti periferici. Indubbiamente rilevante nel labirinto d'intrighi fu il ruolo della famiglia Fujiwara, che vide la sua ascesa grazie a un'abile pianificazione dei matrimoni che organizzò per le sue figlie. Koken, figlia di Shomu da una consorte Fujiwara, salì al trono come imperatrice nel 749. Koken promosse il Buddismo a spese del governo temporaneo, un fallimento che si pensa abbia avviato la preclusione delle donne alla successione imperiale per quasi un millennio. Per stroncare l'influenza del clero buddista sullo Stato, nel 784 la capitale fu nuovamente spostata, a Nagaoka, a sud-est dell'odierna Kyoto.

HEIAN (794-1185)

 

 

Cospirazioni e assassini spronarono l'Imperatore Kammu a trasferire ancora una volta la capitale nel 794, in un luogo 16 km. a nord-est di Nagaoka. Heian-kyo, capitale di pace e tranquillità (la futura Kyoto), era la più imponente di tutte le imitazioni di Ch'ang-an. Il periodo fu dominato dalla famiglia Fujiwara, che raggiunse il suo apogeo con Michinaga (9661028), il quale combinò il matrimonio di quattro figlie all'interno della discendenza imperiale e successivamente dislocò al comando due eredi e tre nipoti. Il Buddismo progredì notevolmente grazie a nuove sette: degna di nota la Tendai che ebbe grande ascendente sui cittadini divenendo la religione di Stato. Gli scambi con la Cina si interruppero con il declino della dinastia T'ang, nel 907. La cultura giapponese iniziò allora a evolversi autonomamente. L'arte e la cultura raggiunsero il loro apogeo durante il periodo Heian; la letteratura fiorì grazie ai diari e agli antichi racconti, i primi nel mondo, fra i quali spicca la Storia di Genji scritta dalla dama di corte Murasaki Shikibu. I cortigiani, vestiti superbamente, ravvivavano le loro languide esistenze con fastose cerimonie e con l'avida ricerca del "bello': I dominatori Fujiwara eccelsero come cultori dell'immagine, non come politici e, infatti, non mancarono i tumulti. Dalla fine del X secolo i monaci buddisti del Monte Hiei erano degenerati in orde di banditi che sporadicamente effettuavano devastanti incursioni in città. I soldati dell'esercito, che preferivano le danze al combattimento, non erano certo in grado di mostrare le loro prodezze. Nel XII secolo, i clan di provincia si staccarono progressivamente dai Fujiwara. Nel corso di una disputa per la successione imperiale, le minacce del clan dei Taira (o Heike), spinsero i Fujiwara a chiedere protezione ai Minamoto (o clan Genji), ma questi ultimi furono sconfitti dall'armata di Taira Kiyomori (1118-1181) che invase Heian-kyo nel 1156. Per la prima volta nella storia furono ordinate esecuzioni capitali che permisero ai Taira di sbarazzarsi della corte Fujiwara e di far salire al trono i propri imperatori. I Minamoto si riscattarono con la successiva Guerra Heike. L'esercito chiamato a raccolta da Minamoto Yoritomo (1147-1199), includeva, tra i suoi comandanti , anche il fratellastro Yoshitsune (1159-1189). Nel 1180 i Minamoto scacciarono i Taira dalla capitale e li annientarono nella battaglia navale di Dannaura, nel 1185. Molti sopravvissuti si tuffarono in acqua e affogarono; l'Imperatore Antoku, di sette anni, perì con loro. 

IL MEDIOEVO.... I SAMURAI

 

Nell'antico Giappone i capiclan avevano scarso controllo sui territori infestati dai briganti, dalle bande di monaci guerrieri e da malviventi d'ogni sorta. Obbligati a radunare eserciti per potersi difendere, (anche gli uni dagli altri), alcuni di loro divennero estremamente potenti, i precursori dei grandi feudatari. Nel corso della pacifica era di Heian (794-1185) i conflitti scemarono, ma nel XII secolo i clan dei Taira e dei Minamoto si affrontarono nelle selvagge guerre Heike. La figura del guerriero ne uscì inevitabilmente glorificata e i protagonisti di allora furono immortalati come i predecessori dei samurai. Il grande eroe Minamoto Yoshitsune, che soggiogò definitivamente i Taira nel 1185, fu preso a esempio come samurai, tuttavia fu suo fratello Yoritomo a istituire la vera casta dei samurai che resterà al potere nei successivi 700 anni. L'era Kamakura assistette alla nascita del bushido (Via del Guerriero), cioè il codice comportamentale, etico e strategico del samurai. Il Bushido imponeva di difendere l'onore del clan anche a costo dell'annientamento personale, in senso metaforico e realistico. Inneggiando al sacrificio personale, intimava 1'assolutà lealtà al feudatario. L'espiazione per qualsiasi condotta riprovevole nei confronti del clan, inclusa la sconfitta militare, prevedeva il seppuku (ovvero hara-kiri, lo sventramento), un macabro rituale che consisteva nell'auto-sbudellamento. L'obiettivo finale dei capi militari era l'unificazione della nazione, conseguita dagli shogun Oda Nobunaga (1534-1582), Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), e Tokugawa Ieyasu (15421616). L'adozione da parte di Nobunaga delle armi da fuoco, introdotte dai Portoghesi, modificò definitivamente il modo di guerreggiare dei samurai i quali, però, non smisero mai di onorare la spada e l'armatura, come espressione di grande maestria artistica. Nel XV secolo, i samurai approdarono al Buddismo Zen che fondava le regole delle arti marziali, degli uomini di spada e degli arcieri sui suoi principi di rigore e di autodisciplina. Nel XVII secolo i codici dei samurai furono rivisti con spirito confuciano e si diffusero a livello sociale con l'introduzione di un ordinamento di caste controllato da un'aristocrazia militare. I governatori delle province assunsero il titolo di daimyo (grandi nomi), e per assicurarsi la loro fedeltà furono obbligati a dividere la propria vita tra Edo e il proprio feudo abbandonando la capitale ogni due anni e lasciando la famiglia come potenziale ostaggio. Terminato il periodo dei conflitti, i samurai rimasero ugualmente al potere fino a quando furono costretti ad andarsene nel 1867. I samurai, come i crociati in Europa, fecero riemergere antiche barbarie ormai assopite nella tradizione popolare. Indubbiamente esperti nelle arti marziali, i ninja, che altro non erano che spie specializzate nello scalare i bastioni dei castelli sotto assedio, furono esageratamente idealizzati. I samurai spesso erano formidabili guerrieri, ma diversamente dai cavalieri medievali dell'Occidente, non avevano il purché minimo rispetto nei confronti del gentil sesso. Relegate negli angoli più remoti della casa, alle donne era persin vietato di sedersi alla stessa tavola degli uomini. L'era dei samurai vide la realizzazione di stupendi castelli e di inespugnabili fortificazioni, del teatro Noh , del giardino Zen, e della cerimonia del tè. Molti shogun furono grandi protettori delle arti. Il maestro di spada del XVII secolo Miyamoto Musashi (morto nel 1645) fu anche filosofo, scrittore e grande pittore. Tipico di alcuni episodi di fanatismo dell'armata giapponese nella Il Guerra Mondiale, il retaggio dei samurai riecheggia ancor'oggi nello spirito di sopportazione e nello stoicismo della nazione.

 

KAMAKURA   (1185-1333)

 

Nel 1189, Minamoto Yoshitsune, perseguitato dal fratello Yoritomo, schierato contro di lui, si suicidò. Tre anni dopo Yoritomo fondò la nuova capitale militare nel villaggio di Kamakura, a sudovest dell'attuale Tokyo. L'idea era di relegare l'imperatore a Kyoto, lontano dagli affari di Stato, e di riconoscergli un'investitura divina, una scelta che si perpetuò nei successivi 700 anni. Auto-nominandosi shogun (generalissimo), Yoritomo si mise a capo di un governo militare noto con il nome di bakufu, nel quale i signori delle province e i bushi (guerrieri) al loro servizio, diedero vita a una vera e propria dittatura militare. Alla morte di Yoritomo nel 1199, il potere passò nelle mani della famiglia della consorte, gli Hojo, altrettanto tirannici. Gli Hojo portarono il modello bakufu anche a Kyoto, mettendo sempre più in scacco la famiglia imperiale. La resistenza della corte e delle province alleate, fu sbaragliata nel 1221 con la Guerra di Jokyu che assicurò agli Hojo il diretto controllo sulla discendenza imperiale. In seguito, nel XIII secolo, l'imperatore della Mongolia, Kublai Khan, il cui impero abbracciava tutta l'Asia, rivolse la sua attenzione al Giappone. Raggiunta Hakata, a Kyushu, nel 1274, la sua flotta fu respinta grazie anche a una violenta tempesta in mare. Nel 1281 Kublai Khan raddoppiò gli sforzi e attaccò con oltre mille navi e 140.000 uomini. Tuttavia, in prossimità delle coste di Kyushu, la natura gli fu di nuovo ostile e la furia di un tifone distrusse l'intera flotta di Kublai Khan. I Giapponesi battezzarono queste provvidenziali tempeste kamikaze, il vento degli dèi, e nella Il Guerra Mondiale l'appellativo fu adottato dai piloti suicida. Gli Hojo, caduti in rovina a causa dei preparativi per le guerre contro i Mongoli, persero il consenso popolare e nel 1333 furono espulsi da Kyoto dall'esercito ricomposto dall'Imperatore Godaigo, che, ancora in esilio, aveva saputo sfruttare il crescente malcontento per tornare al potere. Sebbene di natura indiscutibilmente militaristica, l'era Kamakura promosse la realizzazione di numerosi e splendidi templi e di straordinarie opere d'arte. Furono costruiti imponenti castelli, come quello di Osaka e di Himeji; furono forgiate spade e armature squisitamente lavorate. Il periodo assistette all'istaurarsi di altre sette buddiste particolarmente legate allo Zen il quale avrebbe continuato a influenzare arte e cultura.


LO SHOGUNATO MUROMACHI-ASHIKAGA (1333-I 573)

l'imperatore Godaigo, di scarse capacità politiche, impose il pagamento di tributi impopolari a sostegno della sua vita dissoluta; il suo regno ebbe breve durata e terminò nuovamente con l'esilio per mano dello shogun Ashikaga Takauji (1305-1358). Il governo militare si trasferì nel distretto di Muromachi, a Kyoto e quando Godaigo diede vita a un governo di opposizione, noto come "Corte del Sud'; sui monti di Yoshino, a sud di Nara, Takauji fondò nel 1336, la "Corte del Nord" per la quale scelse accuratamente i suoi imperatori. La convivenza delle due corti imperiali si protrasse per oltre 50 anni finché lo shogun AshikagaYoshimitsu (1358-1408) nel 1392 riuscì a riunificarle. Yoshimitsu, forse il più grande shogun degli Ashikaga, riuscì effettivamente a rendere attivo il bilancio finanziario e culturale del Giappone incrementando gli scambi commerciali con la Cina.Fu famoso per essere stato promotore del teatro Noh , che sotto la sua guida raggiunse i massimi vertici. Nel periodo Muromachi fiorirono le attività culturali. Le arti cinesi, in particolare la ceramica e la pittura, trovarono grande consenso e il loro influsso penetrò progressivamente nella cultura giapponese. Le maggiori innovazioni culturali si rifacevano al Buddismo Zen, una concezione sempre più vicina allo spirito samurai. I molti conflitti che caratterizzarono questo periodo, fecero del Muromachi un'era di grande progresso. I porti e le fortezze abbondavano così come fiorenti erano l'agricoltura e l'industria. Con il declino del regno di Yoshimasa (1436-1490), ottavo shogun Ashikaga, il Paese era ormai in rovina. I capi militari delle province avanzarono le proprie pretese

 

e i clan dei feudatari come  HOSOKAWA  spodestarono il governo;


molte regioni divennero virtualmente autonome. Gli scontri, alimentati dalla diatriba per la successione di Yoshimasa, culminarono con la Guerra di Onin (1467-1477), nel corso della quale Kyoto fu incendiata e rasa al suolo. La guerra fu priva di qualsiasi utilità e non fece altro che preannunziare il futuro Sengoku Jidai, il lungo periodo di cent'anni dei "Warring States" (gli Stati Combattenti). Gli shogun Ashikaga, seppur privati del loro potere e in balia degli altri clan, non abbandonarono Kyoto e solo l'arrivo del leader Oda Nobunaga riuscì a ricomporre la situazione (1534-1582). La fulminea ascesa al potere di Nobunaga ebbe inizio sventando il tentativo di invasione di Tokyo da parte del clan di Inagawa, nel 1560. Otto anni più tardi fu lui stesso a invadere la città dove ristabilì provvisoriamente al potere Yoshiaki, shogun degli Ashikaga, che destituì, però, nel 1573, quando mise fine alla dinastia.

 

IL SECOLO CRISTIANO

 

I primi Europei a metter piede sul suolo giapponese furono tre navigatori portoghesi, sbarcati a terra per esplorare Tanegashima, Kyushu, nel 1543. Con sé avevano dei moschetti, fucili che i forgiatori di spade giapponesi furono in grado di riprodurre nell'arco di pochi mesi; nel 1549 Nobunaga ne ordinò 500 pezzi per i suoi soldati. I mercanti aprirono la strada ai missionari spagnoli e portoghesi, tra i quali San Francesco Xavier che sbarcò a Kyushu nel 1549; a fine secolo i missionari avevano già convertito 150.000 Giapponesi. Inizialmente ben accetti, in contrapposizione a un Governo precario e alle sette buddiste militarizzate, i Giapponesi cristiani furono presto considerati una minaccia. Per tutto il secolo successivo, le restrizioni nei confronti del Cristianesimo s'intensificarono con persecuzioni che culminarono nella messa al bando ed espulsione dei missionari dal Paese. Durante la Rivolta degli Shim-bara (1637-1638), 37.000 persone, soprattutto cristiani, furono massacrate.

 

AZUCHI-MOMOYAMA (1573-1603)

Nel 1575, l'esercito di Nobunaga, grazie ai suoi 3000 moschettieri, annientò le truppe capitanate da Takeda Yoshiaki, a Nagashino. Grazie alla edificazione di una fortezza ad Azuchi, Nobunaga dominò gran parte del Paese fino al 1582, quando, tradito da uno dei suoi stessi generali cadde in un'imboscata a Kyoto e si suicidò facendo seppuku. Nobunaga fu riscattato da Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), che'conquistò le regioni orientali del Giappone nel 1590. Per assicurarsi il controllo su tutta la nazione egli condusse un'indagine territoriale per semplificare il sistema di tassazione e vietare ai contadini l'uso delle armi. Hideyoshi amava moltissimo l'arte. Sotto il suo patrocinio la scuola di pittura Kano  fu nel pieno del rigoglio e negli anni del suo regno la cerimonia del tè raffinò la sua ricerca estetica. Egli, però, fu spietato come qualsiasi altro despota militare. Nel 1592 Hideyoshi organizzò un'avventata invasione della Corea. Sprezzante del disastroso fallimento, lanciò un secondo assalto nel 1598, ma intervenuta la sua morte, il progetto fu abbandonato. Prima di morire Hideyoshi affidò la tutela di suo figlio Hideyori, a Tokugawa Ieyasu (1543-1616), un fedele alleato. Alla morte di Hideyoshi scoppiarono nuovi conflitti territoriali. Ieyasu, che mirava all'unificazione del Giappone per motivi personali, annientò tutti i suoi avversari, inclusi i seguaci di Hideyori. Grazie alla formidabile armata capeggiata da quattro capitani delle province, egli vinse la battaglia decisiva di Sekigahara il 20 ottobre 1600, istituendo la dinastia militare che governerà il Paese nei successivi 268 anni.


L'ERA DI EDO (1603-1868)

 

Ieyasu riteneva che Kyoto fosse un impero troppo debole e si mise alla ricerca di un luogo dove erigere una nuova capitale militare. Scelse l'antico avamposto di Edo, nei pressi di Kamakura; si trattava di una base strategica di accesso al resto del Paese che possedeva la topografia adatta allo sviluppo di un porto. Nel 1603, dopo essersi autoproclamato shogun dell'intero Giappone, egli fondò Edo, la nuova capitale, che in seguito assumerà il nome di Tokyo. Nel 1615, dopo un anno di assedio nel castello di Osaka, l'ultimo avversario del regime, Hideyori, figlio di Toyotomi Hideyoshi, si suicidò facendo seppuku. Ieyasu morì l'anno seguente lasciando in eredità una serie di leggi civili e amministrative che tutelavano la stabilità della nazione. La gerarchia sociale poneva al vertice i samurai, seguiti dai contadini, gli artigiani e i mercanti. Attori, artisti, musicisti e cortigiane non appartenevano alle classi sociali. Dopo di loro venivano i fuorilegge e i criminali. Da Edo lo shogun controllava tutti i feudi del regno con a capo i daimyo. Nel 1635 le frontiere del Paese furono ufficialmente chiuse. Nessun cittadino poteva abbandonare il Giappone o farvi ritorno, pena la morte. Gli unici visitatori ammessi erano i Cinesi e gli Olandesi, con i quali erano concessi scambi commerciali nell'isola di Dejima, nella Baia di Nagasaki.