Aiki alchimia

 


AIKI –ALCHIMIA

  • « Questa è la forza di tutte le forze perché essa è vittoriosa su tutto ciò che è sottile e pervade tutto ciò che è solido ». Così si esprime la Tavola Smeraldina, uno dei più importanti scritti alchemici conosciuti. La spiegazione che ricaviamo da vari autori antichi è che quella forza che scaturisce dall'unione cosciente del corpo (inizialmente preponderante) con lo spirito, è di natura tale da essere invincibile. Questa forza, come taluni dei citati autori precisano, ha la facoltà di manifestarsi verso l'esterno. Abbiamo voluto citare questo passo ed accennare alla relativa spiegazione, non tanto per fare un parallelo tra alchimia ed Aikido, parallelo un po' difficile, a dire il vero, quanto per introdurre il nostro discorso sull'Aiki in un clima insolito, di esoterismo e di iniziazione.
    Gli Alchimisti erano (forse lo sono ancora) persone perfettamente sane di mente che non avevano alcun interesse a tramutare del piombo comune in oro prezioso ma che adombravano sotto la simbologia metallurgica e chimica l'immensa ricchezza spirituale che è in ogni uomo, il quale oltre che il diritto ha il dovere di scoprirla e di usarla trasformando la materialità corporea nell'oro dello spirito. Questo è lo scopo ultimo dell'Aikido: trasformare la personalità umana attraverso l'uso del corpo e della mente, attraverso lo sviluppo e la manifestazione del ki, in una personalità altamente spirituale, fondendo armonicamente materia e spirito (Zolfo e mercurio per gli alchimisti) nel crogiolo del proprio cuore, sino alla creazione di un uomo nuovo.
  • Generalmente, chi fra noi occidentali, si avvicina all'Aikido lo fa quasi per caso e senza un'idea precisa di cosa esso sia, in quanto, fuori dell'area culturale giapponese sono pochi coloro che si rendono conto del significato preciso del termine « Do », sul quale, peraltro, torneremo più avanti. Cos'è, dunque che attira inizialmente la nostra attenzione, la nostra curiosità, il nostro interesse?
    Cosa spinge, al di là della semplice casualità, un sempre crescente numero di persone di ogni età, uomini e donne, ad indossare il keikogi e ad avventurarsi sulla materassina con quel tantino di emozione che sempre dà la novità e l'ignoto? Per la grande maggioranza dei casi l'Aikido rappresenta semplicemente una forma di evasione, una pacifica contestazione alla vita di tutti i giorni, anche se per i più esuberanti essa si estrinseca in un puro sfogo fisico, in contrapposizione alla scarsa attività muscolare imposta dalla vita moderna; e se per gli altri assume l'aspetto della speranza in una maggiore vigoria e destrezza ed in capacità fisiche e psichiche attraverso le quali conquistare una rinnovata fiducia in se stessi superando complessi e timori.
    Tutti, comunque, ad un livello cosciente, pensiamo di accostarci ad un efficace mezzo di difesa personale, così come lo avremmo potuto fare per il Judo od il Karate. La scelta dell'Aikido è generalmente dovuta, oltre che alla casualità, a quel qualcosa di più esotico, di più misterioso che esso ha, in quanto meno diffuso o, semplicemente meno compreso. Tuttavia, una volta iniziatane la pratica e sofferte le prime piccole pene e frustrazioni, si giunge a capire che al di là dello sforzo fisico e di apprendimento, sempre inizialmente difficoltoso, che comportano gli esercizi di base e le tecniche, c'è qualcosa che non si riesce ad afferrare, pur avvertendone chiaramente la presenza: qualcosa che aleggia nel Dojo, indefinibile ed incorporeo e che pure ci entusiasma o ci angustia.
    Ci accorgiamo, in definitiva che l'Aikido è ben altra cosa di ciò per cui abbiamo iniziato a praticarlo. Questo piccolo risveglio ad una realtà che ancora ci sfugge, si verifica in ognuno di noi, per lo meno ad un livello inconscio, e nel nostro intimo qualcosa incomincia a maturare.
    Sentiamo parole nuove la cui comprensione non riesce ad andare oltre alla traduzione letterale e che tuttavia ci lasciano in bocca il sapore appena percepito di un significato che si nasconde dietro ad esse e la certezza di una realtà recondita della quale siamo partecipi nostro malgrado e che dovremo fare nostra. Tutto ciò è tanto più vero quanto più elevata è la personalità del Maestro che ci guida sulla via. Quando, dunque, ci viene chiesto cos'è l'Aikido, come possiamo rispondere? E, prima di tutto, sappiamo almeno qualcosa di vero che detto ad altri rappresenti una risposta sensata e valida, senza stonature e forzature vistose? Si, certamente, se parliamo di arte marziale, se diciamo che deriva dalle antiche arti di guerra dei Samurai giapponesi, dalle tecniche di spada, di yari, la lancia a lunga lama giapponese, di bo, se diciamo che è un'elaborazione moderna di tutto questo attuata e perfezionata nell'arco di tutta una vita da un Uomo la cui levatura spirituale e morale è universalmente riconosciuta, il compianto O-Sensei Morihei Ueshiba, se diciamo che l'Aikido può essere praticato con profitto a scopo di difesa personale e che rappresenta un esercizio perfettamente equilibrato e naturale, pieno di potenza e di armonia, valido anche da un punto di vista estetico, particolarmente adatto ai giovani in età. di sviluppo ecc., non facciamo che dire la verità ed è una verità logica, comprensibile, misurabile; tuttavia il vero Aikido lo abbiamo soltanto sfiorato, abbiamo enunciato delle verità marginali ed insignificanti in paragone del nucleo della questione.
    L'Aikido è prima di ogni altra cosa un « Do », una Via. Il carattere giapponese do significa sentiero, via, strada, ed in quanto a questo riecheggia quella « via stretta » di cui si parla nelle parabole evangeliche. Esso è una via che conduce alla vera conoscenza del sé, alla scoperta della propria auto natura, per citare un autore antico o, forse più chiaramente, al riconoscimento del sé, oltre l'illusione dell'io e del non io. Sappiamo che per taluni quanto sopra non ha senso alcuno ed è fuori discussione che per un argomento così vasto quale l'Aikido, vi sono molti punti di vista, per un argomento che abbraccia, in definitiva, tutto l'essere dell'uomo. Non tutti sentono nel medesimo modo e non tutti possono accettare su due piedi un'idea tanto lontana dal proprio normale modo di pensare. Molti, infatti, soltanto per le intrinseche qualità dell'Aikido, per la sua bellezza indipendente da principi filosofici e morali, per l'umanità che da esso promana ne sono attratti irresistibilmente e di essi è fatto l'Aikikai in ogni parte del mondo Non tutti costoro, naturalmente sono disposti a dare un particolare indirizzo alla propria vita seguendo la via sino all'eroismo ma tutti debbono aspirare con ogni energia al conseguimento di quelle mete che dell'Aikido sono i presupposti. L'Aikido per essere « Via » deve essere vissuto in modo del tutto particolare, tanto da condizionare la nostra interiorità, il nostro modo di pensare ed anche, in parte, le nostre azioni esteriori. Qualcuno potrebbe obbiettare che ciò significherebbe una limitazione della libertà personale ma in realtà quella che noi chiamiamo libertà è spesso soltanto anarchia e pigrizia mentale che non ci conducono in nessun posto e che ci legano con solide catene alla mediocrità spirituale che caratterizza, in definitiva, nell'uomo, la bestia. L'uomo ha avuto in dono l'intelletto ed ha saputo affrancarsi dallo stato animale, ha trovato in sè e l'ha alimentata, la scintilla dello spirito; ha trovato la via, anzi, le vie, per integrare se stesso nell'armonia dell'universo, per elevarsi a Dio.
    L'Aiki è una di queste vie e va vissuta come tale affinchè si realizzi in ognuno di noi quel mutamento improvviso che gli alchimisti simboleggiavano nella trasmutazione del piombo della materia bruta nell'oro dello spirito.