Vincere senza Combattere

 

  • Nell'epoca tumultuosa in cui viviamo esso “L'arte della guerra di Sun Tzu” rappresenta un elogio della fluidità, della libertà e dell'apertura mentale, oltre che un'ode alla creatività più sottile. Per definizione, la strategia si oppone al fatalismo. Oggi più che mai è necessario che un numero sempre maggiore di persone si avvicinino al pensiero strategico. Da che mondo è mondo essa smentisce puntualmente tutto ciò che i modelli previsionali definiscono come ineluttabile. Accanto alla scienza, ma distinta da essa, è tra le attività più spiccatamente umane e condivise, a cui è naturale ricorrere. Nella sua variante cinese, in particolare, si pone agli antipodi di modelli che si pretendono rigidi e definitivi e che millantano metodi infallibili per raggiungere i propri scopi. Come se fosse possibile incatenare la volontà degli altri uomini e predicare loro come comportarsi per essere coerenti con le aspettative e la mentalità di un leader onnipotente!
  • Queste catastrofiche illusioni omettono un dettaglio non proprio trascurabile, e cioè che la realtà non aspetta i pronunciamenti di un qualche stratega per obbedire ai suoi imperativi e seguire le sue decisioni. Fortunatamente, essa è molto più ricca e malleabile di ciò che l'approccio razionale riesce a imprigionare nelle sue interpretazioni lineari. La via cinese alla strategia è dialettica e si ridefinisce ogni volta in funzione della gamma di possibilità che ogni situazione racchiude in sé: dapprima le svela, e poi conforma a esse l'azione.
  • L'architetto sino-americano Pei, incarícato di ristrutturare il Louvre, cominciò mettendosi in ascolto del luogo e impregnandosene prima di avanzare una qualsiasi idea di progetto. Secondo lui la maestosa piramide in vetro che oggi sovrasta il museo era in un certo senso già contenuta e generata dallo spazio stesso della Cour Napoléon. Di qui a dire che anche l'armonia è strategica il passo è breve, ma una tale affermazione ci condurrebbe lontano da quanto detto fino ad ora . La cultura strategica dell'antica Cina, così come quella giapponese,' si fonda sulla capacità di cogliere a livello sensoriale degli orientamenti presenti allo stato embrionale. Aprendosi agli insegnamenti della natura, accogliendola con sensibilità e perspicacia, lo stratega diventa capace di fare di lei un'ispiratrice e un'alleata.
  • Disponendosi ad ascoltare, amplifica le proprie capacità e genera aperture e trame che il pensiero logico, isolato e avulso dalla realtà, non potrebbe concepire né immaginare. C'è di che riflettere e sicuramente da applicare in questi tempi travagliati, la cui potenziale fecondità è ancora tutta da rivelare!
  • Ormai le citazioni dal classico di Sun Tzu, L'arte della guerra, non si contano più, anche se questo libro è stato scritto più di quattro secoli prima della nascita di Cristo. Oggi, all'alba di un nuovo millennio e in tutti i continenti, un numero sempre crescente di politici, imprenditori, amministratori, attivisti, militari o semplici cittadini dichiara di considerarlo il proprio testo di riferimento. Tuttavia, bisogna ammettere che tra la seduzione intellettuale, addirittura poetica, che il testo esercita e l'applicazione dei suoi principi e delle sue esortazioni su un piano sia teorico che pratico il passo è ancora lungo. Affermare che l'arte della guerra è come « l'acqua che evita le alture e riempie le cavità » è una cosa, interpretare la massima come un'esortazione a evitare gli ostacoli e ad adattarsi alla cornice di una situazione per procedere inesorabilmente, ma senza sforzo, è un'altra. Il lettore occidentale, che per rappresentarsi un'immagine ricorre istintivamente a qualcosa di diretto e visibile, per afferrare e far proprio il modo in cui opera il pensiero strategico cinese ha bisogno di chiavi interpretative e immagini familiari.
  • Occorre  familiarizzare con tale pensiero, per ambire ad arricchire le modalità con cui la realtà può essere afferrata in tutto il suo potenzia1e, ed esercitare così la propria volontà. Si tratta di una prospettiva assolutamente attuale, perché la rete, il flusso, lo scambio continuo e la continua trasformazione sono elementi essenziali tanto nella cultura cinese quanto nella cosiddetta società informatica su scala planetaria. La cultura strategica della Cina tradizionale è profondamente marcata dalle caratteristiche fisiche e demografiche di un paese immenso, la cui storia si calcola in millenni e la popolazione in centinaia di milioni di individui. Sia la Cina antica sia quella contemporanea, per sopravvivere e realizzare i propri obiettivi, non hanno potuto prescindere da due principi fondamentali: l'economia e l'armonia.
  • La corretta gestione delle risorse e l'eventuale distruzione di quelle altrui - se l'altro è un antagonista - rappresentano un punto fondamentale del modo di relazionarsi strategico e dell'interazione tra volontà diverse. Chi riesce a ottimizzare l'impiego dei mezzi che ha a disposizione è considerato saggio e virtuoso'. Il suo successo sarà tanto più celebrato quanto più avrà saputo attivare risorse che non gli appartengono: quelle dei collaboratori, dei concorrenti o addirittura dei nemici, attraverso sotterfugi o stratagemmi.
    Tutta la storia della Cina ruota attorno alla conquista e al mantenimento dello Stato in quanto unità efficiente, che regola gli scambi in modo sufficientemente armonioso da garantire la continuità. Perfino nei periodi più travagliati, detti dei « Regni combattenti », durante i quali i signori della guerra si contendevano i territori del paese, il punto di riferimento era pur sempre l'unità dell'Impero, da ricostruire ogni volta su nuove basi. L'arte di durare è il cuore di questa cultura della strategia; possiamo affermare che i cinesi hanno saputo trasformare il tempo in spazio,trasformando battaglie perse in acquisizioni territoriali mediante la inizzazione dei loro conquistatori, dapprima mongoli e poi manciù. Oggi una parte della Mongolia è cinese, e la Manciuria lo è integralmente.
  • Durante l'Impero di Mezzo la relativa scarsità di beni è controbilanciata da una grande abilità nel servirsi del tempo a proprio vantaggio. Proprio mediante il controllo della dimensione temporale i cinesi si procurano libertà di manovra e traggono profitto dal mutare delle circostanze.

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