L'ascesa degli Ashikaga

 

 

L'ascesa degli Ashikaga

  • Alla morte di Minamoto Yoritomo, avvenuta per una caduta da cavallo, nonostante la sua sagacia amministrativa e la spietata eliminazione di tutti i possibili pretendenti al seggio shogunale, perpetrata nell'ambito della sua stessa famiglia, il governo effettivo del Giappone, se non il titolo di Shogun, passò alla famiglia Hojo tramite la moglie di Yoritomo, Masako, che da quella famiglia proveniva. Suo padre, infatti, nel 1203, divenuto capo dell'ufficio amministrativo del Baku fu, instaurò di fatto una sorta di reggenza attraverso la quale i membri della sua famiglia poterono guidare le sorti del paese per più di un secolo, dando al Giappone una buona stabilità di governo ed una relativa pace.Durante questo periodo, nel 1266, Qubilay Khan, l'imperatore mongolo, successore e continuatore dell'opera di conquista di Gengis Khan, inviò in Giappone un'ambasceria con la quale chiedeva ai governanti locali di sottomettersi alla sua potestà e di considerarsi uno stato tributario dell'impero mongolo.Il reggente Hojo Tokimune, considerando offensiva la richiesta di Qubilay Khan, congedò bruscamente l'ambasceria mongola con un semplice cenno di ricevuta. Una seconda missione diplomatica mongola fu repinta allo stesso modo nel 1271 e Qubilay Khan cominciò i massicci preparativi di invasione dell'arcipelago reclutando navi ed armamenti in Cina ed in Corea. Nel 1274 una flotta di 150 navi con a bordo un esercitodi oltre 40.000 uomini fra guerrieri mongoli e coreani, si presentò davanti alle coste nipponiche. La spedizione, dopo qualche facile vittoria sulle isole minori, sbarcò ad Hakata nello Chikuzen, mentre i Daimyo della costa si asserragliavano nelle loro fortezze resistendocome potevano all'invasore. Hojo Tokimune chiamò a raccolta i Samurai del Kyushu e di parte dell'Honshu organizzando rapidamente una controffensiva. Nonostante le bocche da fuoco impiegate dai mongoli, le forze nipponiche poterono fermare la loro avanzata; ma a risolvere definitivamente la situazione in favore dei giapponesi fu una tempesta che costrinse la flotta degli invasori a riprendere il largo. Una delle navi mongole, incagliatasi sugli scogli con un carico di truppe, fu catturata dai Giapponesi che passarono a fil di spada tutti i suoi occupanti. A e due missioni diplomatiche iognoranno in seguito il suolo giapponese ma senza nemmeno essere asaoltafie furono passate per le armi. Intanto Tokimune apprestava le difese necessarie sulla costa, predisponendo fortificazioni ed organizzando un servizio di sorveglianza e di guarnigioni, pronte ad intervenire in caso di un reiterato attacco dal mare.E l'attacco venne.Una imponente flotta di mille navigli trasportanti 140.000 uomini si presentò al largo di Hakata nel 1281 ma le difese predisposte dai Giapponesi si dimostrarono efficaci e gli invasori poterono prendere terra soltanto a prezzo di ingenti perdite né mai riuscirono ad organizzare un vero e proprio attacco con tutte le loro forze.Per circa due mesi i mongoli tentarono invano di forzare le difese giapponesi ed alla fine fu ancora una volta una tempesta a decidere le sorti della guerra, disperdendo e danneggiando la flotta mongola e costringendola a ritirarsi definitivamente.Con l'aiuto del «vento divino» (Kami kaze), i Samurai giapponesi riuscirono a respingere la più grande flotta mai messa in mare e con essa, il pericolo di una invasione da parte dei mongoli di Qubilay Khan che subì in terra giapponese l'unica grande sconfitta della sua vita di conquistatore.Nel 1259 la famiglia imperiale si scisse in due rami che si ponevano l'uno all'altro in concorrenza per la successione al trono e soltanto a stento i governatori Hojo riuscirono ad imporre una forma di successioni alternate. Fu un pericolo di fazioni in aperto dissidio non soltanto nell'area della Corte ma anche nelle province dove molte famiglie che avevano giurato fedeltà allo Shogun cominciavano a manifestare il loro malcontento nei confronti degli Hojo per la maniera con la quale costoro gestivano il potere.L'avvenimento che diede avvio ad un drastico e sanguinoso mutamento nel governo del Giappone, passa sotto il nome di «Restaurazione Kemmu» e fu provocato dall'Imperatore GoDaigo, nel tentativo di ridare alla Casa imperiale l'antico splendore. Egli, nel 1331 si ribellò all'egemonia degli Hojo ma, catturato dalle truppe di Kamakura, fu esiliato nell'isola di Chiburi da dove riuscì a fuggire, nascosto in una barca di pescatori, l'anno successivo, venendosi a trovare inaspettatamente a capo di una vasta congiura armata cui prendevano parte molti capi militari fra i quali Nitta Yoshisada e Ashikaga Takauji. Nei combattimenti che seguirono, Nitta attaccò Kamakura, roccaforte degli Hojo, conquistandola e distruggendo definitivamente la loro potenza mentre Ashikaga marciava su Kyoto, consegnando la capitale a Go-Daigo che rimase il solo padrone del Paese. I capi militari che avevano realizzato il piano di Go-Daigo, tuttavia, rimasero insoddisfatti delle irrilevanti ricompense loro assegnate, tanto che Ashikaga Takauji si ribellò all'Imperatore e nel 1336 si impadronì della Capitale con un rapido colpo di mano, insediando sul trono imperiale il principe Toyohito al fine di legittimare le proprie azioni. Soltanto due anni più tardi ottenne il titolo di Shogun.L'ex Imperatore Go-Daigo, fuggito a sud con le insegne del potere, trovò rifugio presso la potente famiglia Kitabatake dove ricompose la sua Corte, proclamandosi unico legittimo Imperatore del Giappone. Si ebbero, da quel momento, due Imperatori che per oltre mezzo secolo crearono fazioni in continua e sanguinosa lotta, con alterna fortuna.Nel 1392 finalmente fu raggiunto un accordo fra i due Imperatori allora in carica e la successione delle dinastie fu ricomposta in unico ramo, quello del nord. Ashikaga Takauji, dal canto suo, stabilì la propria residenza e la sede del suo governo a Kyoto, anche nell'intento di apparire più come una figura di reggente che non di usurpatore del potere effettivo.La storia giapponese si svolse fra intrighi, incursioni e guerre di vicinato, sino al 1464 quando Ashikaga Yoshimasa, privo di figli, decise di prendere in adozione il proprio fratello Yoshimi che fu designato a succederlo nella carica di Shogun. Essendogli tuttavia nato in seguito un figlio, Yoshirnasa nominò questi suo erede disconoscendo nel contempo Yoshimi ed il contrasto che ne nacque divise ben presto le grandi casate militari in due fazioni che non tardarono a farsi la guerra. Una guerra spietata, conosciuta con il nome di Onin no Ran ossia, la guerra di Onin, che distrusse la potenza già declinante degli Shogun Ashikaga per la cui successione era scoppiata, precipitando l'intero Paese nel caos e nell'anarchia ove ogni signore locale, invece di combattere per un Imperatore o per uno Shogun, cercava con la guerra di avvantaggiarsi a discapito dei vicini, conquistando terre ed anettendosi province. Tale stato di cose si protrasse per lunghi anni e rappresentò il teatro di avvenimenti di cui parleremo diffusamente nei prossimi numeri della Rivista, principalmente per quanto concerne l'ascesa al potere di tre grandi personaggi: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Yeyasu, i quali, succedendosi l'uno all'altro seppero ridare al Giappone, dopo tanto travaglio, l'unità nazionale ed infine la pace.

 

 

 

 

 

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