Torture e Supplizi
ATTENZIONE.... non leggete ...
.....se siete particolarmente sensibili potreste restarne sconvolti
Dopo l'editto anti-cristiano di Toyotomi Hideyoshi (1587) un cortigiano convertito è sotterrato fino alle spalle ed ha il collo lentamente segato per tre giorni.
Teste Mozzate esposte all'ingresso di un villaggio come monito ai malfattori
- E i giudici ordinarono, piombo fuso sulla carne viva…
- Le atrocità più inumane, le sevizie più brutali e insopportabili, il piacere sadico di arrecare dolore straziante, squartare, smembrare sbudellare, impalare bruciare e spellare vivi, castrare e violentare donne uomini , e spesso innocenti: ecco le barbarie della tortura e del supplizio.
Il piacere che nasce dal dolore altrui è forse il più tenebroso mistero della mente umana.
- Sul lungomare di Ipanema, spiaggia alla moda di Rio de Janeiro, la segretaria Graciela Antonia Penedo, capelli neri e curve prominenti, cammina ancheggiando sicura. di sé. Non sa di essere seguita da un'auto con tre uomini a bordo. Svoltato l'angolo, i tre scendono "di corsa, la bloccano, le tappano la bocca con un tampone di anestetico, la caricano in auto e via verso una località segreta e appartata. La solita violenza carnale di gruppo? Non solo. Graciela è la collaboratrice di un politico di destra e i rapitori, "braccio armato" di un gruppo terroristico di sinistra, la sottopongono ad ogni sorta di tortura pur di avere la lista degli industriali e dei militari che finanziano il deputato. I quotidiani brasiliani; con il tipico compiacimento dei cronisti di "nera", riportano i referti dei medici e della polizia: trafitture da spilloni, bruciature varie, tumefazioni, una raccapricciante piaga tra le gambe, penetrazioni sessuali ripetute, sodomizzazioni bestiali, fellatio ecc.Nove uomini si sono alternati per tre giorni nel possedere con violenza e anche contro natura quel corpo giovane. Devastante, l'ultimo giorno, è stata la tortura con l'acido. Nuda e con le gambe divaricate, legata da cinghie di cuoio ad un tavolo, Graciela ha dovuto sopportare che da un serbatoio ancorato al soffitto una goccia di acido solforico cadesse ogni quindici secondi sul proprio sesso. Le sue urla sovrumane riempiono la casa; ma nessun vicino può ascoltarle. Intanto, con uno sfrigolio raccapricciante e un filo di fumo la sua vulva brucia ed è profondamente corrosa fino a diventare un grumo informe.
- L’energia elettrica si presta egregiamente a varie forme moderne di tortura. La resistenza apparente dell'organismo. a scariche ripetute di elettricità, purché a basso amperaggio, è utilizzata dai servizi segreti per martirizzare a lungo e stordire, senza uccidere spie, ed agitatori politici. A Smirne, in Turchia, nell'aprile 1972 a far le spese della tortura elettrica è Semra Eker, di 23 anni, presunta fiancheggiatrice di un gruppo terroristico marxista. Poiché non parla , è costretta a togliersì gonna e calze: i torturatori le legano mani e piedi e cominciano a percuoterle le piante dei piedi con bastoni: Questa è un tortura "leggera" molto in uso ai giorni nostri. Dopo mezz'ora di percosse, molto dolorose ma che lasciano poche tracce, le collegano mani e piedi ai fili della corrente elettrica, così che il suo corpo è sottoposto a violenti scuotimenti. Ma quando un elettrodo è spostato dalla mano all'orecchio, la ragazza è squassata in modo terribile. I denti anteriori si rompono,sviene. Quando riprende i sensi, si scopre in una pozza di liquami puzzolenti: qualcuno la sta bastonando e prendendo a calci. Un sadico le infila nella vagina un manganello che ha sulla punta un filo elettrico che dà scosse spaventose. Sviene ancora, e quando si sveglia si trova appesa seminuda ad un grosso tubo di un corridoio. I militari passando la ricoprono di ingiurie, la chiamano "puttana" e la seviziano con i loro manganelli.La tortura, quindi, non è scomparsa. Decine e Decine dì casi come questo, accaduto in Brasile qualche anno fa, sono denunciati ogni anno in tutto il mondo, secondo il rapporto annuale
di Amnesty International.
- Oltre ai terroristi, sono per lo più le polizie e i servizi segreti dei paesi dittatoriali, un tempo soprattutto in Unione Sovietica (famigerati i sotterranei della Lubianka, a Mosca) e negli altri paesi comunisti, nella Spagna del dittatore Franco e nella Grecia di Papadopoulos, oggi nell'America Latina e in Oriente, a conservare orribile la tradizione della tortura e del supplizio. La prima, oggi praticata solo nella fase inquisitoria (interrogatorio), è ancora in uso nelle versioni moderate presso le polizie di tutto il mondo, comprese purtroppo quelle dei paesi liberali, e consiste nei metodi noti come acqua, bastonatura, luce accesa, fame e sete, stazione eretta prolungata, scosse elettriche leggere ecc. Gli inquirenti si giustificano affermando che “solo così i malfattori parlano”. Le torture gravi, di cui riferiamo più avanti, sono oggi escluse: nelle organizzazioni statali di tutti i paesi liberali, è solo un vergognoso ricordo sono in Europa e nel Nord America i supplizi, cioè le esecuzioni capitali compiute con crudeltà e violenza prolungata. Non altrettanto si può dire per le polizie dei tanti “in civili” paesi in via di sviluppo", per le organizzazioni criminose, e per i terroristi.
- Fantasiose e crudeli erano le torture d'un tempo. Anzi, l'efferatezza dei metodi, la ricerca scientifica del massimo dolore possibile, la moltiplicazione inutile di torture e supplizi curiosi a scopo dimostrativo e di deterrente psicologico, unite alla casualità e al capriccio infantile con cui talvolta erano scelte le vittime, rischiano di suscitare nel disinvolto lettore di oggi più che ribrezzo una certa stupita ammirazione. Anche l'arte viene scomodata per dare i tormenti più atroci, come è il caso della scultura 'del "toro di Falaride", commissionata dal tiranno di Agrigento tra il 570 e i1550 a. C. all'ateniese Ferillo. Ed anche le sentenze dei giudici prevedevano talvolta la pena accessoria della tortura o del supplizio, non ultimi quelli dello Stato Pontificio di papa Pio IX, fino a1 1870.
la condanna di Robert F.braciere Dàmiens
- Prima della rivoluzione francese i dispositivi giudiziari erano pieni di dettagli atroci e particolareggiate descrizioni di tormenti d'ogni tipo da infliggere ai condannati, con grande dispendio di truppe, artigiani, attrezzi e animali; sembrando ai giudici déll'epoca "troppo leggera" la morte senza dolore e senza un apparato scenico terrificante. Un esempio è la condanna di Robert F.braciere Dàmiens, che con un pugnaletto aveva ferito leggermente il re di Francia Luigi XV. La sentenza del 26 marzo 1575 della Corte Suprema di Parigi ordina, infatti, che il Damiens "sia assoggettato a tortura straordinaria", cioè ad un intero campionario di patimenti d'ogni tipo,e poi atrocemente suppliziato.
- E così avviene, secondo i minimi particolari previsti dalla Corte. Al regicida mancato gli infilano gli stivali spagnoli che danno molta sofferenza e causano lo spezzettamento delle gambe. Poi il Damiens viene sospeso ad una fune (tortura del "pendolo") e abbassato su braciere acceso e finche il fuoco bruci le piante dei piedi , con le tenaglie roveti gli strppano brani ci carni fumanti . Seguono la tortura dell’acqua per mezzo di un imbuto e molte altre forme di tortura , il tutto per 50 giorni di seguito. Finalmente sul patibolo di Parigi gli viene arsa la mano destra mentre impugna lo stesso pugnale dell’attentato poi viene attanagliato, e su queste ferite come da sentenza è gravemente bruciato da colate successive di piombo fuso, pece, cera ed olio bollente. Con lo squartamento, infine, sì entra nel supplizio. I quattro cavalli che devono smembrarlo non ce la fanno. Interviene un' chirurgo che in mancanza di bisturi suggerisce al giovane e inesperto boia, il figlio di 17 anni del famoso Samson, di tagliare i fasci dei legamenti dì braccia e gambe del Damìens con una scure prestata da un macellaio. Così avviene, ma il condannato è sempre vivo e vigile, pur nello strazio supremo. Ora, frustati a sangue, i cavalli: strappano uno dopo l'altro gli arti, mentre il Damiens orribilmente guarda. È ridotto ad un tronco e - osservano le dame "muove gli occhi a lungo prima di spirare". Le trieoteuses, donne del popolo che continuano a:sferruzzare a maglia, di tanto in tanto alzano l'occhio per non perdere i dettagli più interessanti. Davvero una bella cerimonia e un lavoro pulito, commentando da esperte. Non come il supplizio della "sega" in cui, capovolto la vittima nuda e a gambe aperte, poggiando :la grossa sega nell'incavo naturale dell'ano, ì due boia la tranciano tra urla inumane, fiotti di sangue e schizzi di materia fecale tutto intorno.
Pene "barbariche"? Macché.
- Sembra che -i barbari non le praticasse Gli orientali sì, eccome. Altro che nonviolenza. Solo che in Giappone la sega segava di meno, perché era di bambù, e ci voleva tempo perché il collo del condannato fosse tagliato a puntino (supplizio del nogo jiribiki). Così fino a soli 100 anni fa. Anzi avevano inventato il self-service: chiunque dei passanti può ' effettuare l'operazione. La testa della vittima è bloccata da una gogna, la sega insanguinata è lì accanto.
- Il gesuita padre Bartoli riferisce che dopo l'editto anti-cristiano del dittatore Toyotomi Hideyoshi (1587) un cortigiano convertito è sotterrato fino alle spalle ed ha il collo lentamente segato per tre giorni. La crocifissione a gambe divaricate, con collare e manette di ferro, è prevista dal Codice penale giapponese durante la dinastia Tokugawa (1603-1667). La bollitura in olio bollente o acqua bollente è comminata agli ufficiali superiori e al loro capo, il tartaro Targutai, dopo la sconfitta in battaglia del loro esercito (30 mila uomini) da parte dei 13 mila di Gengis Kahn. Il più famoso brigante giapponese, popolare come Robin Hood, Ishikawà-Goemon, è condannato con suo figlio a morire in una caldaia di acqua e olio bollente (Kioto, 1594). Ed anche in Europa non si scherza, al riguardo.
- Quando il veggente ebreo Braham, poco psicologo, rivela alla contessa di Seasorth (Scozia) che suo marito Lord McCenzie ha un'amante a Parigi, la dama lo fa morire nella pece bollente. Molto cinese il supplizio ideato dall'imperatore di Cina Hung-Wu, fondatore della dinastia Ming: ordina di tagliuzzare il colpevole con ben 3550 colpi di coltello, fino al lento ma totale dissanguamento. Ma c'è di peggio, almeno per l'olfatto. Escrementi umani e di animali, sozzure maleodoranti d'ogni tipo, in Giappone sono utilizzati saggiamente nella tortura dal `500 a tutta l'epoca Edo, che si conclude verso la fine dell'Ottocento. Nella tortura ana-tsurushi, sospesi a testa in giù in una fossa, per giorni e giorni, i malcapitati lambiscono con la testa e le labbra le lordure più ributtanti, ma anche acqua gelida o bollente. II gesuita portoghese C. Ferreira non resiste ed abiura la fede. Nel supplizio della fossa si viene sotterrati a testa in giù nella terra o nei liquami.
Ma gli orientali non hanno nulla da insegnarci:
- Tra le pene previste dalle ordinanze penali dell'imperatore Carlo V ("Carolina Lex"), nel 1532, figura anche la sepoltura del condannato vivo, l'impalamento, l'annegamento e la spinta dall'alto di una rupe o d'un edificio. Ma così numerosi erano torture e supplizi, che il poveretto giungeva a metà del decathlon di tormenti già bello e morto, come accade nell'Ottocento all'avvelenatrice palermitana Tofania D'Adamo. Anche il rogo viene perfezionato" da Federico II, che lo rende più doloroso. Come? Servendosi di casse dilegno foderate di piombo, metallo che fonde rapidamente sul malcapitato, bruciandolo ancor prima che sia raggiunto dalle stesse fiamme. E proprio nella civile Europa, in un passato non ancora dimenticato, le torture e i supplizi sono stati applicati in modo sistematico e con feroce fanatismo. Papa Innocenzo IV legittima la tortura, con la bolla Ad extirpanda, già nel 1252. Quattro anni dopo è Alessandro IV ad autorizzare gli inquisitori ecclesiastici a praticarla in prima persona. Così, dal Medio Evo in poi, specialmente con la Controriforma, i domenicani e i cattolici più esaltati per mezzo dei Tribunali della Santa inquisizione escogitano e mettono in ' pratica, in Spagna ed anche in Italia, Francia e altrove, le più sadiche torture ai danni di presunte"streghe" e supposti "ereticí". Il campionario di tormenti, di strumenti di tortura e di supplizio qui riportate ne sono una testimonianza agghiacciante. Migliaia di morti, lunghe prigionie, pene corporali di ogni tipo, fin quasi alle soglie dell'Ottocento. Un infamia fisiche e psichiche ancora viva, che la Chiesa non potrà facilmente cancellare..
TECNICHE E STRUMENTI DI TORTURA
LA RUOTA
- Il supplizio della ruota era comune in tutta Europa, dal Medio Evo fino al Settecento. Donne, e: uomini nudi con le ossa delle gambe e delle braccia spezzate in più punti vengono letteralmente intrecciati ai raggi di una grande ruota da carro issata orizzontalmente su un alto palo, e in quella posizione restano esposti al freddo, alle intemperie e ai corvi (che strappano brandelli di carne e cavano gli occhi) per giorni e giorni, prima di morire. In Germania le ossa venivano spezzate brandendo la stessa ruota; in Italia, Spagna e Francia si usavano mazze di ferro.
LA SEGA
- Una grossa sega da legnaiolo a quattro mani e a grossa dentatura era utilizzata per segare e tagliare a metà nel senso della lunghezza, partendo dall'ano, il corpo del condannato sospeso a testa in giù e legato a due pali. Il supplizio era comminato soprattutto agli omosessuali: , (uomini e donne) e alle streghe "incinte di Satana".
LA GABBIA
- La vittima, nuda o quasi, è rinchiusa in una stretta gabbia di ferro, di forma cilindrica, quadrata o bipede; ed esposta all’ aperto, al sole e alle intemperie, e soprattutto ai corvi e ai rapaci, finché non muore di sete. I suoi resti sono lasciati alla vista di passanti, per ammonimento, fino a che restano le sole ossa. La gabbia vene appesa ad alte forche fuori città, oppure all'esterno di palazzi ducali o comunali, palazzi di giustizia (come il Bargello di Firenze) e cattedrali. Sono tuttora visibili le tre gabbie appese dal primo 500 all’ abside della cattedrale di Munster, in Svizzera.
GLI STIVALI SPAGNOLI
- Ganasce di ferro con molte punte all'interno, strette attorno alle ginocchia e alle gambe. Percuotendo con un pesante maglio alcuni cunei frapposti tra gli arti e gli "stivali" 1'aguzzino spaccava le ossa e schiacciava in modo irrimediabile le ginocchia, tra le più atroci sofferenze.
L'AFFOGAMENTO
- Con braccia e gambe legate, il condannato è gettato vivo nelle acque tumultuose dei fiumi, ma anche in laghi, stagni, perfino in tini e botti da vino. Talvolta la vittima inerme è rinchiusa in un sacco insieme a una dozzina di gatti, ed è facile immaginare la sua sorte: i gatti terrorizzati la graffiano, mordono, artigliano, sbranano e accecano, prima ancora che sia annegata.
LA GOGNA
- Con le mani e i piedi bloccati dai pesanti ceppi di legno chiusi da lucchetti o catene, donne e uomini vengono esposti alle intemperie e al ludibrio dei passanti, spesso condannati a morire di fame e freddo. Questa pena, che se temporanea era di per sé una sorta di tortura, veniva inflitta a prostitute, adultere, eretici, ladri ecc: e poteva essere accompagnata da interrogatori e: tormenti d'ogni tipo (per esempio, marchiatura a fuoco o bruciatura dei piedi).
L'IMPICCAGIONE CON I CANI
- Sospesi per i piedi, con il corpo strettamente legato da corde, il torturato o il condannato sivedeva sospendere accanto due cani rabbiosi o due lupi affamati, anche essi legati per zampe posteriori, che gli si avventavano subito contro, lo mordevano, lo sbranavano, rendendo la tortura ancora più crudele.
LA GARROTA
- Strumento sadico tipicamente spagnolo è di due tipi, il primo tipo consiste in una manovella, collegata ad una grossa vite che tira indietro e spinge in modo inesorabile oil collare di cuoio di ferro in precedenza stretto attorno al collo del condannato. In una variante più semplice i collare viene stretto semplicemente attorcigliando su se stessa una grossa corda mediante un piolo di legno. Entrambi questi tipi sono stati in funzione fino alla morte del dittatore Franco. L'ultimo garrotato è stato lo studente Francisco Puíg, di 23 anni, giustiziato nel 1975 ma riconosciuto innocente nel 1979. Il secondo tipo di garrota usato in in Catalogna fino a del secolo e tuttora in America Latina ha una lunga vite che spinge il collo in avanti contro il collare di ferro procurando asfissia, mentre da dietro un aculeo posto al termine della vite penetra nelle vertebre cervicali e uccide per lesione del midollo spinale. Entrambi i tipi di garrota sono usati sia per le torture confessionali che per i supplizi e le esecuzioni capitali.
LO SCHIACCIATESTA
- E un torchio di ferro in cui una manovella collegata ad una lunga vite fa abbassare, a piacimento del torturatore o del boia una calotta di metallo che schiaccia sempre di più, giro dopo giro, il cranio del testimone o del condannato. Dopo appena qualche giro, di solito il torturato è disposto a collaborare", Gli effetti della calotta, quando avanza nella sua corsa, sono devastanti: prima si spezzano le mandibole e gli alveoli dentari, poi si sbriciolarlo tutte le ossa del cranio ed il cervello letteralmente esplode con violenta fuoriuscita di materia grigia. E una morte raccapricciante.
LO SCHIACCIADITA
- Piccola pressa di ferro a due o tre barre munite all’interno di spunzoni , regolabile e restringibile a piacere per mezzo di viti o chiavi . Tipico strumento di tortura per chi si rifiutava confessare o di fare nomi, era molto doloroso . Ne sono stati ritrovati due esemplari, uno italiano (XVII sec) e!'altro austriaco (XVII sec.).
IL BANCO DI STIRAMENTO
- Lo stiramento o allungamento delle membra del torturato avveniva e avvienene su un bancone di legno ' (solo di rado è dotato di abtato di rulli ti acuminati) per mezzo di funi comandate da un argano. Se non interveniva una pronta confessione o l’aguzzino esagerava, il corpo della vittima poteva smembrarsi. Lo stiramento poteva essere anche praticato senza banco o ricorrendo solo a corde argano e maniglie di cuoio. In questo caso il corpo veniva a trovarsi sospeso in ara: Una variante particolarmente complicata era la scala di stiramento, una robusta scala di legno incliinata a 45° in cui il torturato poteva essere sistemato anche a testa in giù. Una variante più crudele erano le ustioni alle ascelle ed al costato con fiaccole e ceri,fino a mettere a nudo le costole, che andava ad aggiungersi alle slogature delle spalle procurate dalla trazione.
IL PENDOLO
- Tortura semplice, in uso anche oggi presso gli inquisitori di vari paesi; consiste nel sospendere per i polsi il corpo del testimone o dell’indiziato ad un gancio o ad una carrucola ancorata al soffitto, per mezzo di una furie comandata da un argano inserito in un pesante e robusto telaio. Più efficace se i polsi sono legati dietro alla schiena e alla vita. Le conseguenze possono essere anche gravi: a parte il dolore, l’ omero può fuoriuscire dai legamenti dalla la scapola e la clavicola, spesso con orrende e spesso permanenti deformazioni del torace e della schiena. Effetti peggiori si hanno con l'aggiunta di pesi crescenti applicati ai piedi, fino a causare uno smembramento simile a quello provocato dal banco di stiramento.
LA VERGINE DI NORIMBERGA ( Iron Maiden)
- Cassone o armadio vagamente antropomorfo, decorato : da una testa di monaca, le cui ante apribili e il cui interno sono muniti di punte lunghe ed acuminate. Nel supplizio, il condannato è rinchiuso nel corpo della "vergine di ferro": e immediatamente trafitto nel petto e in altre parti del corpo da decine di punte da ogni direzione. L'agonia è perciò lunga e dolorosa. Una cronaca di G. Freylag che cita l'Archivio di Stato di Norimberga riporta l'esecuzione di un falsario avvenuta nel 1515 con un armadio del genere. Le ante, chiuse lentamente, fecero penetrare - riferisce lo storico - le acutissime spine di ferro in tutto il Corpo (braccia, gambe, pancia, petto, vescica, membro, occhi, spalle, natiche), ma non tanto da ucciderlo. Le urla erano altissime e strazianti, Morì in due giorni.
LA PERA VAGINALE
- Una “pera”di bronzo è costituita da tre segmenti apribili che si allargano : rapidamente girando una chiave che governa una vite. Introdotta nella vagina della donna accusata di rapporti sessuali con Satana (un tempo) o di qualsiasi reato (oggi}, la pera di bronzo si allarga al massimo dilaniando in modo devastante la vagina e la cervice dell'utero. Gli effetti sono aggravati dalle punte acuminate con cui terminano le tre ante. Il dolore deve essere atroce. Mentre la pera vaginale è di più grande formato, la pera rettale è di dimensioni minori visto che deve adattarsi all'apertura anale. Era ed e usata soprattutto contro: gli omosessuali passivi. La pera orale era spesso commitata ,ai predicatori eretici e ai laici che avevano aizzato le plebi alla rivolta o contro le autorità.
LA CINTURA Di CASTITÀ
- Rivelatasi infondata l'attuale credenza popolare che assicurava la fedeltà delle mogli durante l'assenza dei mariti, pare che fosse in realtà uno strumento: temporaneo di difesa anti-stupro richiesto e utilizzato dalle stesse donne in circostanze: particolari (viaggi, invasione di truppe nemiche, pernottamenti in locande ecc.). Questo è il parere di R. Held,; suffragato a suo dire ,anche dalle testimonianze di anziane donne siciliane e spagnole viventi. Ciò non toglie, tuttavia, che la cintura :di: castità fosse per la donna una fonte di tormenti non indifferenti, molto più che un semplice fastidio. Lo stesso Held riporta una illustrazione del 1540 in cui una donna indossa un comodo «slip" di foggia moderna, ma intessuto ih maglia di ferro con tanto di serratura e chiave Una tortura certa sarebbe stato per l'uomo ogni tentativo di penetrazione sessuale: in molti modelli di cinture la vulva ed anche l'ano sono protetti da esigue aperture dotate tutto intorno di numerosi e appuntitissimi aculei di ferro.
LO STRAZIA-SENO
- La tortura inquisitoria e giudiziaria contro le donne si avvaleva anche di un apposito "straziatolo” per le mammelle fatto di ferro, a forma di molla da braci e terminante con quattro zanne contrapposte a due a due. Sia freddo che rovente, lo straziatoio feriva e maciullava il seno delle donne accusate di eresia, adulterio, atti libidinosi, magia bianca "erotica" ecc. In molti paesi e regioni, tra cui alcune della Francia e della Germania fino al Settecento, questo trattamento era previsto anche per le ragazze madri, mentre ai loro piedi - riporta Held - i loro bambini "si contorcevano bagnati dal grondante sangue materno.
LE TENAGLIE E LE PINZE ROVENTI
- Sempre presenti nel tradizionale armamentario di inquisitori e carnefici, pinze, tenaglie e cesoie, sia usate a freddo che arroventate, servono a martoriare e mutilare ogni parte del corpo con l'asportazione dì brani di carne o di interi arti, oppure a bruciare e carbonizzare. In particolare, le tenaglie - più lunghe, per permetterne l’ arroventamento sul fuoco, di quelle normali degli artigiani, si usano per asportare naso, dita di mani e piedi, capezzoli. Le pinze, spesso di elegante fattura artistica, (p. esempio , con la testa in forma di fauci di coccodrillo), si usano soprattutto per bruciare e carbonizzare il pene. La castrazione totale e parziale (solo pene o anche testicoli) era una pena o una tortura rara anche nell'antichità, e non era inflitta - come noi oggi potremmo immaginare - per reati di stupro contro le donne, ma per lo più per violenza o attentati contro principi e regnanti.
LA VEGLIA O CULLA DI GIUDA
- Atroce strumento di tortura che consiste in una piramide di legno o ferro su cui l’interrogato o la interrogata sono costretti a poggiare con tutto il peso del corpo, in modo che la cuspide tagliente e penetrante entri sempre di più nell'ano o nella vagina, con effetti locali devastanti: i francesi chiamano l'attrezzo "veglia" perché impedisce nel, modo più assoluto il sonno ed è molto doloroso. Per aumentare il peso del malcapitato può essere gravato da pesi legati ai piedi.
LA SEDIA DI TORTURA
- Presente in ogni sala da tortura, è una robusta sedia in legno nel cui interno, poggioli e pedana sono irti di punte di ferro che penetrano nelle carni dell'interrogata, Oggi, assicura lo Held, i chiodi possono trasmettere scosse elettriche. Speciali sedie di ferro permettevano l’arroventamento dei chiodi con la semplice accensione di un braciere posto sotto la sedia di tortura.
LA CINTURA SPINATA
- È costituita da una cintura di larghe maglie di ferro con circa 220 punte rivolte verso l'interno. Indossata e stretta alla vita, produce molteplici ferite e una infiammazione irreversibile che può portare ala cancrena: In alcuni casi particolarmente efferati l'aguzzino, in questo caso, depositava sulla zona incancrenita dei bachi carnivori che erodevano sempre più la parte fino ad arrivare all'intestino.
LE MASCHERE D'INFAMIA
- Di solito erano imposte alle donne troppo ciarliere o che avevano criticato preti ed autorità. Si tratta di maschere di ferro di foma curiosa ed elaborata che talvolta, come nella briglia o mordacchia contengono una lama o un aculeo che blocca o ferisce la lingua impedendo di parlare. Così mascherata, la vittima era esposta al ludibrio dei passanti che, impietosamente, la ricoprivano di parolaccie, ma anche di sputi, sterco, urina e colpi di bastone, talvolta mortali.
LA TARTARUGA
- Lo schiacciamento del corpo mediante una tavola su cui erano posati pesi sempre crescenti, fino ad un totale di molti quintali, non era raro tra i supplizi e le torture. Un supplizio con esito senza dubbio mortale era la variante detta bascula, consistente in un cuneo trasversale di legno posto al di sotto del corpo da schiacciare.
IL PIFFERO DEL BACCANARO
- Strumento consistente in una sorta di oboe di ferro terminante con un anello (nel quale entrava il collo della vittima) e dotato di pinze per stringere le dita delle mani, come se il malcapitato suonasse: Era quindi una berlina, poco dolorosa rispetto ad altre torture, ma esponeva al pubblico ludibrio con conseguenze imprevedibili. Il Piffero" era comminato per reati minori, litigiosità, bestemmia, disturbo della quiete, ecc.
LA FORCELLA DELL'ERETICO
- Si tratta di un semplice collarino di cuoio che regge un doppio puntale con punte aguzze che distanziano il mento dal petto e tendono sempre più a penetrare nella carne. Strumento di tortura inquisitoria riservato agli eretici, impediva qualsiasi movimento della testa ed anche il rilassamento. L'interrogato però, poteva parlare, sia pure con un esile filo di voce, e pronunciare la fatidica parola: "abiuro”:
LA CICOGNA
- Ingegnosa e complicata struttura di incatenamento in ferro che obbliga il torturato ad una scomoda posizione fetale : collo, mani giunte come in preghiera e caviglie sono tenuti saldi ed impediscono ogni movimento. Apparentemente innocua, in realtà questa tortura è atroce perché procura dolorosissimi crampi che possono portare alla pazzia . La vittima spesso una donna per di più alla mercè degli aguzzini e di passanti può essere facilmente scottata, mutilata a piacere.
L'ACQUA
- Consiste nel riempire di acqua con un imbuto il ventre della vittima reticente, fino quasi a farla scoppiare. Quando l'interrogato e gonfio, l'aguzzino lo percuote sulla pancia o, peggio, vi salta sopra facendo schizzare fuori tutta l’acqua. Apparentemente innocua, in realtà questa tortura produce dolorose pressioni sul diaframma e sul cuore, con sofferenze inimmaginabili. È largamente usata anche oggi.
L'IMPALAMENTO
- Atroce supplizio inflitto nei reati più, gravi, ma in realtà molto comune in tutte le epoche. Consisteva nell'innalzare un palo di ferro dalla punta acuminata fatta penetrare a forza nell'ano dell'uomo o della donna. Lo stesso peso del corpo; tra inimmaginabili tormenti, faceva si che il palo penetrasse sempre più nel corpo, devastandolo in modo orrendo all'interno. Raramente, per i comprensibili contorcimenti della vittima, la punta usciva dalla bocca, quasi sempre usciva dalle spalle. In pratica, in mancanza di pali di ferro, la sbirraglia utilizzava tronchi d'albero dalle forme più irregolari, aumentando così lo strazio.
IL TORO DI FALAREDE
- Grande statua cava di bronzo rappresentante un toro, con una apertura manovrabile solo dall'esterno. I suppliziati o i torturati venivano fatti entrare nudi all'intero e, chiuso lo sportello, sotto il toro veniva acceso un grande fuoco finché l'intera statua fosse arroventata. Le urla strazianti dei malcapitati gravemente ustionati erano tali che rimbombavano nella cavità e uscivano dalle narici del toro come muggito, aumentando così il divertimento sadico degli aguzzini, del pubblico e del crudele dittatore Falaride: In uso in Sicilia e in Grecia nell'epoca pre-romana, forse anche in molti paesi d'Oriente, poi riesumato nel 500.
IL TORCHIO
- Si trattava di un mastodontico torchio con una enorme pressa capace di contenere uno o ppiù uomini. Due serventi erano necessari per girare e stringere due sempre di più i due pianali di legno e ferro tra i quai vi era il corpo del condannato.
LO SQUARTAMENTO
- Un supplizio molto in uso nel Cinquecento e nel Seicento, perché allo stesso tempo altamente teatrale ed efficacemente deterrente. Appoggiato ad una pedana o adagiato in terra, il corpo nudo del condannato viene legato per i piedi e per le mani a quattro cavalli. Mentre gli aguzzini lo torturano con tenaglie roventi e picche, quattro uomini frustano a sangue i cavalli per spingerti a tirare al massimo gli arti dell'uomo; fino allo smembramento completo.
IL COLLARE
- Pesante collare in ferro munito da ogni lato di numerosi pungenti aculei. Chiuso attorno al collo produce con il suo stesso pero ferite e infezioni gravi, spesso con erosione fino alle ossa. Abbandonati nelle segrete, tra ratti famelici, feci proprie ed altrui, privati di cibo e spesso anche d'acqua, i torturati con il collare finiscono per confessare o muoiono nelle più abiette condizioni. É usato ancora oggi.