Fantasia ed Educazione

   FANTASIA ED EDUCAZIONE

 

  • È la facoltà di immaginare qualcosa che al momento non esiste néilà-Péà~fà della persone. In alcuni casi è sinonimo - di estro creativo, capace di apportare elementi di novità in ciò che si sta facendo,in altri indica un'immagine mentale che esprime un desiderio intimo e a volte proibito.Quando una persona ricorre alla fantasia, qualcosa di impercettibile cambia nel suo modo di muoversi nella realtà.

 

Fantasia

  • È la facoltà di immaginare qualcosa che al momento non esiste néilà-Péà~fà della persone. In alcuni casi è sinonimo - di estro creativo, capace di apportare elementi di novità in ciò che si sta facendo,in altri indica un'immagine mentale che esprime un desiderio intimo e a volte proibito. Quando una persona ricorre alla fantasia, qualcosa di impercettibile cambia nel suo modo di muoversi nella realtà. Si può cogliere uno sguardo entusiasta o sognante,_un volto rilassato o sorridente. La sua azione sprigiona un'energia che talora può diventare contagiosa e trascinante. I movimenti corporei sono in generale più armoniosi. Quando una fantasia sessuale viene appagata, l'espressione appare estatica e tutti i muscoli sono rilasciati in uno stato di benessere. In alcuni casi può scattare una risata liberatoria.

Che cosa COMUNICA

  • La parola fantasia evoca innanzitutto il mondo dell’infanzia e in effetti é proprio in quell’epoca della vita che essa raggiunge il suo naturale splendore.Nell'età adulta tende infatti a ridursi in seguito all'aumento delle capacità razionali e agli impegni serrati del quotidiano. Tuttavia nella maggior parte dei casi resta ancora molto attiva, solo che viene messa al servizio perlopiù di immaginazioni pessimistiche o ansiose: ci si prefigurano eventi negativi, si creano mondi mentali improntati sulla conflittualità e sulla cosiddetta "serietà". In realtà la fantasia è uno strumento essenziale per l'equilibrio interiore e per una sana vita relazionale.La scoperta e il cambiamento «La parola deriva dal verbo greco "fainein", che significa mostrare, tirar fuori, apparire». Qualcosa di nuovo, dunque, compare nel campo d'azione (mentale e pratico). La fantasia crea un elemento che prima non c'era o che non era stato contemplato ed è quindi strettamente connessa con il concetto di rinnovamento, di gioco e di scoperta. Anche nella scienza, ambito razionale per eccellenza, è solo grazie alla capacità di immaginarsi soluzioni e mondi precedentemente ritenuti improbabili o impossibili (cioè "di fantasia") che si lancia un "ponte" dove ancora non c'è nulla e che si giunge a scoprire e a inventare cose nuove.

Usare la fantasia

  • «Nel quotidiano la fantasia può svolgere la sua azione benefica in ogni momento. nella comunicazione é spesso decisiva». Trovare nuove parole per esprimere una concetto già noto, oppure ricorrere a forme espressive di tipo artistico(scrivere una poesia, dipingere un quadro, fare un disegno) o di improvvisazione .(fare una sorpresa, preparare una cena fantasiosa), da un lato apportano elementi creativi che vivificano le relazioni, dall'altro sono un antidoto eccezionale contro I abitudine, la noia e l'assuefazione.Trovare modi diversi di dire "grazie" o"ti amo", di fare un regalo o di essere ospitali, di fare una critica o di dare un consiglio, di trascorrere un fine settimana o di fare l'amore. Tutto questo dà vita a queste stesse azioni e ne favorisce il rinnovamento continuo.

Che cosa trasmette

  • «Essere fantasiosi nella vita di tutti i giorni richiede a volte un po' di impegno, ma una disponibilità a essere creativi di solito risulta piacevole e ripaga con una buona vita di relazione». Chi riceve un gesto che contiene un quid di fantasia può percepire attenzione, sollecitudine, disponibilità. Sente che l'altro prova interesse e che ha fatto qualcosa di innovativo. La fantasia non è indispensabile,in apparenza, e quindi trasmette l’idea che l’altro abbia avuto una particolare attenzione, senza alcuna richiesta. Inoltre essa può trasmettere entusiasmo e indurre stupore. Tutti aspetti che rendono più fluido e vitale il terreno comunicativo.

Quando è mal vissuta

  • «Sia nel riceverla che nel proporla, alcuni la ritengono inutile, la banalizzano pensando che sia espressione di infantilismo e di immaturità». Un simile atteggiamento di solito si accompagna a un modo di vivere molto pratico, permeato di troppa razionalità e calcolo e privo di spazi in cui la mente può "vagare liberamente". Rivela inoltre un modo piuttosto limitato di essere adulti, che non permette più di giocare e di divertirsi. L'assenza di fantasia, protratta nel tempo, toglie entusiasmo e vitalità anche ai rapporti più intensi. I suoi grandi nemici sono proprio la routine e questo modo "serioso" di sentirsi maturi.

I suoi eccessi

  • «Viaggiare troppo con la fantasia significa illudersi, vedere qualcosa dove non c'è, attribuire ad altri intenti e sentimenti che non hanno». È un atteggiamento pericoloso, che può esporre a frustrazioni e falsare la vera natura di un rapporto. Di solito è al servizio di urgenti bisogni affettivi e/o narcisistici, relativi all'essere amati, voluti e approvati. La ricerca continua di fantasia, intesa come necessità di cambiamenti costanti e di emozioni forti, porta all'incapacità di stare fermi, di godere del presente e di ciò che si ha. In genere nasce da un'estrema facilità ad assuefarsi e da una tendenza alla superficialità, a loro volta derivanti da una difficoltà nel vivere le proprie emozioni profonde.

I sì e i no della fantasia

  • A volte anche quando si hanno dei figli piccoli, gli impegni quotidiani tengono lontani dal mondo dell'infanzia, con la conseguenza di staccarci da una sfera di fantasia e di giocosità che invece è essenziale per la nostra psiche. Fai in modo di giocare di più con i tuoi figli, se ne hai, oppure con quelli degli altri. Ciò ti aiuterà a tenere viva la capacità di fantasticare anche quando la vita si fa pesante e monotona.Spesso ci sentiamo stanchi, svuotati di ogni energia. Ma il nostro organismo ne ha tantissima, solo che non riesce a contattarla, soprattutto quando facciamo un'attività ripetitiva e senza piacere. Ricorrere a un pizzico di fantasia quando sentiamo venir meno forze e/o motivazioni, consente di sfruttare nuove risorse energetiche. La vita moderna sembra fatta apposta per smorzare nel tempo entusiasmi e creatività. Non cedere a questa forza d'inerzia, anche se a volte ciò richiede un po' di impegno e di lucidità: soprattutto nelle relazioni, cerca ogni tanto nuovi comportamenti, proponi elementi di sorpresa, utilizza un'altra terminologia. Anche in coppia è importante non cadere nell'abitudine e frequentare insieme luoghi diversi dai soliti: la fantasia non viene solo dal nostro mondo interiore, ma può essere evocata da scenari e contesti nuovi.

EDUCAZIONE

  • Guidare, condurre le facoltà morali, psichiche e intellettuali dì un bambino- o di un ragazzo (di solito un figlio) a uno sviluppo armonico, attraverso un'azione continua e coerente fondata su una sana presenza affettiva, sull'insegnamento e sull'esempio. E una missione delicata nella quale i messaggi educativi hanno assoluto bisogno, oltre che di contenuti validi, anche di valide modalità comunicative.II linguaggio corporeo dell'educatore è di chi, come un maestro, insegna all'altro: composto, misurato, portato a dare l’esempio. La gestualità, di pari passo, è appropriata al ruolo e deve infondere la calma necessaria all'apprendimento: una mano rassicurante poggiata sulla spalla, le braccia conserte o l'atteggiamento tra il meditàbondo e il sicuro di sé. A volte il dito alzato, accompagnato da uno sguardo di monito, caratterizza chi tende a compiacersi del proprio ruolo

Che cosa comunica

  • La parola "educazione" contiene due sfumature principali, che sono rintracciabili già nella sua origine latina: il verbo ducere significa "condurre" e perciò "educàzióne" vuol dire innanzitutto guidare il bambino alla scoperta e all'apprendimento delle norme e dei valori più adatti per condurre una vita sana all'interno di un contesto sociale. Se a esso si aggiunge la parola ex (e si crea quindi il verbo e-ducere), il significato diventa quello lo di estrarre, cioè di tirar fuori, di far emergere la natura più vera del proprio figlio: creare le condizioni migliori perché il suo talento possa dispiegarsi nella realtà. Tenere conto di questa doppia valenza è fondamentale affinché un genitore possa mantenersi nel giusto equilibrio fra l'intento normativo/regolatore e quello disve¬lante, che non deve mai mancare L'importanza delle norme«Il genitore deve insegnare al figlio l'esistenza di regole da rispettare, senza venir meno a una regola sacra dell’educazione, che prevede il rispetto dell’unicità e della libertà della persona/figlio con cui si relaziona quotidianamente». La funzione educativa dovrebbe essere comunicata attraverso varie modalità. Innanzitutto ci sono le "regole", parola sentita spesso come limitante dai genitori stessi e tuttavia essenziale per fornire al figlio una griglia di base su cui sviluppare la propria personalità. Ci sono regole "fisse", quella della buona educazione (salutare, ringraziare, non rispondere sgarbatamente), della protezione di sé (non attraversare con il semaforo rosso, non esporsi a un pericolo, coprirsi quando fa freddo) e dei principi morali di base (non rubare, non mentire, non fare del male ad altri bambini, rispettare la natura). E ci sono regole che vanno invece "personalizzate" per quello specifico bambino, che tengano conto delle sue caratteristiche peculiari, della sua storia e dell'ambito nel quale egli vive.

L'importanza dell'esempio


  • «Educare non é solo intervenire, correggere, insegnare per via diretta l'altro grande strumento di cui servirsi é esempio».Un genitore può educare attraverso il suo stesso vivere.Pertanto il rapporto con se stesso, i suoi valori di riferimento, il modo di relazionarsi con gli altri, di gioire o riprovare dolore ecc. sono di grande importanza ai fini dello sviluppo della personalità dei figli. Il modo di vivere costituisce un paradigma di riferimento: un bambino/ragazzo che vede un genitore aiutare una persona in difficoltà,chiedere scusa, manifestare la dolcezza, essere ospitale, affrontare con forza le situazioni difficili, apprende i principi che sottendono queste azioni senza alcun bisogno di parole e di insegnamenti dogmatici. Non è raro invece osservare discrepanze tra ciò che un genitore - o la coppia di genitori -"prédica" a parole, magari, anche con insistenza e severità, e quello che fa
    realmente. Non si può insegnare a un figlio a essere felice oppure onesto o appassionato se prima non lo si è personalmente.

Troppa rigidità


  • «C'è chi intende educazione come un'imposizione di norme e di principi. utilizza toni intransigenti (fermi e controllati o aggressivi e urlati, talora violenti) e non ammette mette repliche: "fai così perché lo dico Io"». Un simile genitore sta abusando della propria autorità. Spesso alla base di tale impostazione c'è l'idea, appresa di solito dalla propria famiglia di origine, che l'educazione consista principalmente nel"raddrizzare", come se la vitalità di un figlio andasse perlopiù smorzata, controlla-ta e incanalata. Può sembrare anacronistico nel mondo di oggi, eppure ciò è ancora molto diffuso. Tale atteggiamento trasmette al figlio, anche se in modo inconsapevole, un disinteresse per la propria natura, una mancanza di attenzione per le proprie vere esigenze e, in ultima istanza, una carenza d'amore nei suoi confronti. I risultati sono in 'genere i seguenti:e il figlio non impara a legittimare le proprie emozioni e bisogni; sviluppa un radicato senso di colpa di cui non si spiega l'origine; a prova rabbia e ribellione verso ambiti specifici e verso le figure autoritarie; o è inclemente e ipercritico verso se stesso e in balia di un eccessivo senso del dovere; ha in sottofondo la convinzione di non riuscire a essere capito da nessuno e una nostalgia malinconica difficil mente spiegabile.

Troppa debolezza

  • «Paradossalmente la debolezza educativa trasmette messaggi simili a quelli dell’eccesso di rigidità: mancanza di interesse, di attenzione e, per analogia, di affetto, con conseguenze molto simili».Può essere che i genitori siano troppo presi dalla propria vita personale (problemi di coppia, questioni lavorative, disagi psichici) e non riescano a garantire quella minima costanza di presenza educativa necessaria. In altri casi - e non sono pochi - essi sono presenti ma fanno riferimento a modelli formativi "modernisti", per i quali un figlio va lasciato completamente libero di fare, di sbagliare e di scegliere così da sviluppare in lui il massimo dell'autonomia. Questo atteggiamento è del tutto sbagliato nella prima e seconda infanzia, quando le regole devono tutelarlo dai pericoli del mondo, mentre lo è parzialmente nell'adolescenza, quando il ragazzo deve sperimentare la propria libertà in vari ambiti, ricordando che il dialogo con i genitori e il loro intervento normativo in particolari momenti non può venir meno.

Dopo una separazione

  • «Quando i genitori si separano ma non riescono a mantenere buoni rapporti, rischiano pi. sviluppare modi diversi di educare i figli (cosa che può avvenire anche in una famiglia unita, seppure con minor frequenza) e di innescare dinamiche dannose per lo sviluppo psichico”Innanzitutto il bambino nella prima infanzia fino alla pubertà di fronte all’alternanza di codici educativi diversi ,privilegia automaticamente il più comodo e gratificante, svalórizzando invece quello più impegnativo anche se magari più valido. Ciò gli crea una notevole confusione e un'instabilità psichica rispetto ai valori di riferimento. Ci sono genitori separati che cercano di conquistare il figlio con regali ed esperienze straordinarie per lenire i propri sensi di colpa. Come conseguenza il bambino, oltre a diventare viziato, si disabitua al prezioso concetto di normalità. Altri ancora gli chiedono conferme continue dei suo amore per loro, trasmettendogli così una grande insicurezza nei loro sentimenti per lui e sviluppando la cosiddetta adultizzazione, precoce (il,bambino si occupa del genitore che sta soffrendo per la separazione). Si dice invece che il bambino viene "triangolato" quando i genitori comunicano fra loro attraverso di lui: «Dì a tuo padre che non lo voglio più vedere», «Dì alla mamma che questo mese forse nonho i soldi». È una situazione dannosissima, che meriterebbe un trattamento psicologico dei due adulti e che rischia di creare nel figlio danni psichici di varia natura oltre a fargli apprendere modalità sottili e maliziose di odiare e di portare rancore.

I si e i no dell'educazione

  • E fondamentale che non ci siano discrepanze eccessive nei modelli educativi dei due genitori. O, meglio, se ci sono, è bene che il figlio li percepisca il meno possibile perché altrimenti si insinuerà automaticamente in questo disaccordo, sfruttandolo a proprio vantaggio e mettendo i due,genitori in contrasto fra loro. Anche se non si è d'accordo con quanto il partner sta facendo, è bene aspettare di essere da soli con lui per esprimere la contrarietà e trovare un punto d'incontro.

Privilegi Il dialogo


  • Qualsiasi tipo di violenza psicologica o fisica, anche se con finalità educative, condurrà sempre e solo a qualcosa di negativo. Anche se cercare. in ogni momento il dialogo, la spiegazione, il confronto, il rimprovero civile, può essere molto impegnativo, ripagherà sia il figlio (stimolando in lui il senso della ragionevolezza e del rispetto reciproco) che i genitori (obbligandoli a restare centrati su se stessi e a mettere da parte gli eccessi di emotività e di nervosismo). Essere autorevoli è molto più utile che essere percepiti come autoritari. E per ottenere questo è fondamentale che, anche quando è necessario intervenire con fermezza, il genitore utilizzi toni e modi rispettosi e partecipi,cèrcando sempre di dare una spiegazione del proprio agire. È importante rendersi conto che qualsiasi manifestazione aggressiva (insulti, parolacce, minacce, ricatti) non potrà non avere una conseguenza nella psiche del bambino e nella relazione con lui.