Umiliazione Infantile

Tramite il potere l'uomo affermò il suo dominio sulla natura e sulla donna, che egli identificava con la natura. Politicamente le donne divennero cittadini di seconda classe; secondo il diritto romano, le loro proprietà appartenevano ai mariti.

Ancora oggi le donne lottano contro l'ingiustizia  di questo sistema.

 UMILIAZIONE INFANTILE E LOTTE DI POTERE NELLA FAMIGLIA

Scrive Lowen “

  • Tutti i miei pazienti narcisisti sono passati attraverso l'esperienza di essere profondamente umiliati durante l'infanzia dai genitori, che usavano il potere come mezzo di controllo”.

  • In molti casi il potere è forza fisica; i genitori usano la loro maggiore forza fisica per costringere il bambino alla sottomissione. Le sculacciate sono una forma comune di abuso fisico e possono essere particolarmente umilianti se il bambino è costretto a mettersi in posizione per ricevere i colpi.
  • Ci sono dei genitori che intensificano le botte se il bambino piange, come se negassero al piccolo anche il diritto di esprimere la sofferenza.
    In molti casi la punizione oltrepassa di tanto la natura dell'offesa che non posso che considerarla una dimostrazione di potere: "Ti insegnerò a contrastarmi in futuro." A volte vi sono elementi sadici nella punizione, ed il genitore prova davvero piacere nell'infliggere dolore al bambino.
  • Naturalmente la punizione fisica non è l'unico modo di umiliare un bambino. Spesso lo si critica in una maniera che lo fa sentire senza valore, inadeguato o stupido. Critiche di questo tipo non approdano a nessun utile risultato; a mio avviso, servono solo a provare la superiorità dei genitori.
  • Ci sono genitori che ridono e canzonano il bambino quando commette un errore o sbaglia nel dare una risposta che a loro parere deve conoscere. Oppure, quando il bambino piange, lo accusano di falsità, facendo commenti sarcastici sulle sue "lacrime di coccodrillo". L'elenco dei modi in cui i bambini possono essere mortificati, picchiati, resi insicuri e umiliati nella loro umanità e nella loro individualità è lungo. E molti genitori ritengono che non ci sia nulla di sbagliato nel comportarsi così. La si considera la giusta maniera di tirar su un figlio. Naturalmente quando si arriva alla violenza fisica e il bambino deve essere ricoverato, rimaniamo tutti sconvolti.
    E allora inevitabile domandarsi il perché di questo comportamento dei genitori. I bambini imparano di più con la comprensione e la gentilezza che con la forza e le punizioni. E se la punizione è necessaria, può venir messa in pratica in maniera non umiliante. Una delle possibili spiegazioni è che gli adulti ripetano sui figli il trattamento che avevano ricevuto dai loro stessi genitori. Bisogna anche riconoscere che i bambini sono gli oggetti più a portata di mano, quelli su cui è più facile sfogare risentimenti e frustrazioni. I genitori che si sentono impotenti nella vita possono rifarsi comportandosi da dittatori con i figli. Ma per quanto queste spiegazioni siano valide, non  esauriscano il problema.
  • L'educazione dei bambini, sebbene non sia una cosa nuova, ha preso una nuova direzione in questi anni parallelamente al venir meno dell'autorità nella famiglia e nella collettività: questo processo ha avuto inizio alla fine della prima guerra mondiale.
    Quando parlo di autorità mi riferisco all'autorità riconosciuta. Se l'autorità dei genitori viene rispettata perché costituisce una pratica acquisita all'interno della collettività, ci sono meno probabilità che insorga il problema del potere. I genitori non parlano soltanto per se stessi, ma anche a nome della collettività. Allora il potere è derivato da essa e viene esercitato per suo conto. Dato che i genitori devono giustificare il proprio comportamento verso i figli, non possono abusare tanto facilmente del potere di cui dispongono.
  • Il declino dell'autorità è un fenomeno generale nella cultura occidentale; non è limitato alla famiglia. Il risultato è stato un "crescente ricorso al potere. Dove il potere è l'autorità suprema sia in una nazione che in una casa, si ha un regime autoritario.
    Ma le cose, in ultima analisi, non si sono sempre decise con l'uso della forza e del potere? Sì, se il potere diventa l'elemento centrale di una situazione. Tuttavia i regimi democratici hanno dimostrato che i conflitti possono essere risolti senza il ricorso a esso. Per intere generazioni, le famiglie si sono attenute a codici di comportamento basati non tanto sul potere dei genitori, quanto piuttosto sulla coesione sociale.
    Un'accentuazione del potere dei genitori conduce inevitabilmente i figli alla ribellione o alla sottomissione. Ma la sottomissione copre un intimo atteggiamento di ostilità e di ribellione. Il bambino che si sottomette impara che i rapporti sono governati dal potere e questa è una premessa perché da adulto lotti per ottenerlo. I bambini imparano presto a giocare lo stesso gioco dei genitori, il gioco del potere. Il modo migliore per aver potere sui genitori è di fare qualcosa che li turba: non mangiare, per esempio, oppure andare male a scuola o fumare. Di fronte a questo comportamento "tranquillamente" distruttivo, i genitori, ridotti alla disperazione, spesso promettono al bambino, se cede, di dargli quello che vuole. Ma dal momento che cedere implica una perdita di potere, la minaccia della ribellione deve essere sempre presente. Una volta che tra genitore e figlio si è instaurata una lotta per il potere, nessuno dei due può più né cedere né vincere.
    Il conflitto ha generalmente origine dal desiderio del genitore di formare il figlio secondo una certa immagine e dalla resistenza che questi vi oppone. L'uso della superiore forza fisica da parte dei genitori è soltanto una delle tattiche impiegate in questa lotta. In età molto tenera i bambini sono indifesi e completamente dipendenti; li si può controllare facilmente esprimendo disapprovazione oppure facendo ricorso alla forza fisica e alle punizioni. Nei confronti dei bambini più grandi si può raggiungere lo stesso scopo con la seduzione.
    Al bambino viene promesso un trattamento speciale, se si adeguerà ai desideri dei genitori.
    Scrive Lowen nel suo trattato sul narcisismo, in merito alla sua infanzia”.
    “Quando ero piccolo mia madre mi pizzicava perché stessi fermo e ubbidissi a quello che diceva. Quando ero ragazzo la punizione consisteva nel tenermi in casa e nel non lasciarmi andare a giocare con gli altri ragazzi. Più tardi mi fece sapere quanto fossi importante per lei. Invece di affermare il potere con la forza, mi rese partecipe del suo dolore e dei suoi dispiaceri. Espresse la speranza che mi sarei preso cura di lei quando sarebbe invecchiata. Dovevo realizzare i suoi sogni, dato che mio padre non l'aveva fatto. Sapevo che ero speciale per lei, e per certi versi realizzai quei sogni.”
  • La lotta per il potere tra un genitore e un figlio è di solito parte di una più grande lotta per il potere che è in atto tra marito e moglie. Il conflitto tra i sessi si svolge per lo più in seno alla famiglia.
  • Può accadere che tra i genitori il marito desideri dalla moglie sesso e piacere, e lei invece desidera che lui porti a casa più soldi.
    La moglie usa l'arma del sesso,  costringendo lui a chiederlo, e magari lei si concede di malavoglia.
    Il  marito si vendica usando l'arma del denaro, magari costringendo la moglie a chiederne e gli lo  da a  malincuore.
    Ciascuno dei due a suo modo, umilia l’altro reciprocamente, una lotta tra cane e gatto.
     
    Il bambino in questa ipotetica situazione si rende facilmente conto che il denaro rappresenta il potere, e può decidere di guadagnarne molto , cosi da non dover essere umiliato da una donna.
    Ma la simpatia per la posizione della madre rende difficile usare il denaro come strumento di controllo.
  • Ogni narcisista ha una profonda paura delle umiliazioni perché nella sua immagine grandiosa è implicito un senso di inadeguatezza.
  • Il potere serve a proteggere se stessi dalle umiliazioni. E un mezzo per superare un senso di inferiorità e un antidoto contro l'impotenza sessuale.
    Questo non significa che chiunque abbia potere sia sessualmente impotente, ma  insegna Freud, che gli individui sessualmente impotenti desiderano il potere e lottano apertamente per ottenerlo.
    Il bambino che viene portato a sentirsi speciale diventa il centro della lotta dei genitori per il potere e la sua posizione diventa particolarmente critica nel periodo edipico.
    Se è maschio entra in competizione con il padre, perché la madre lo (induce a sentirsi superiore a lui.
    L'interesse speciale che il padre riversa sulla ragazza fa sì che questa divenga la rivale della madre. Il bambino è intrappolato in una situazione disperata.
  • Purtroppo per il bambino non c'è via d'uscita da questo genere di situazione edipica se non quella di sopprimere i sentimenti. Il bambino non soffoca la genitalità ma la sessualità e cioè le sensazioni di languore nell'area della pelvi, che sono la base dell'amore sessuale. Ma la soppressione dei sentimenti equivale a una castrazione psicologica e lascia orgasticamente  impotenti.
  • A livello più profondo, questa impotenza è alla base della lotta per il potere.
  • Essere soggetti al potere di un'altra persona è un'esperienza umiliante. Questo insulto all'io può essere cancellato solo ribaltando la situazione, cioè conquistando il potere su chi ci ha inflitto la ferita narcisistica.
    Una persona può naturalmente sottomettersi, ma questa sottomissione copre un odio profondo.
    È ovvio che non può esserci amore in un rapporto quando il potere ha un ruolo determinante.
    Queste considerazioni sono importanti per la comprensione delle lotte di potere che sono in atto nelle famiglie. In questi conflitti, il problema in genere non è se un'azione sia giusta o sbagliata, ma chi riuscirà a imporsi.
    Nei primi anni di vita di un bambino il genitore è più forte e di solito riesce a vincere. Ma nella maggior parte dei casi tale vittoria non pone fine alla lotta. Man mano che cresce e diventa più forte, il figlio non si stancherà di sfidare il padre o la madre nel tentativo di distruggere il suo potere e di appropriarsene.
    Queste battaglie sono estremamente distruttive per i rapporti familiari e per chi vi è coinvolto.
    Ma, finché è in gioco il potere, sono inevitabili.
  • Una scena tipica potrebbe essere questa:
    Bambino: Posso guardare la televisione?
    Madre: No.
    Bambino: Perché?
    Madre: Hai da fare i compiti.
    Bambino: Ma non ho nessun compito oggi. Allora posso guardare la televisione? Madre: No. Bambino: Perché?
    Madre: Perché ho detto no! No e basta.
  • Il discorso è chiuso. La madre vuole essere ubbidita e non vuole che le sue decisioni siano sempre contestate. Per lei è importante mostrare fermezza e autorità: basta col fare domande. Crede che un momento di indecisione tradirebbe la sua debolezza e darebbe al bambino potere su di lei. Perderebbe così il controllo del figlio che diventerebbe una creatura selvaggia e distruttiva, impossibile da tenere a freno.
    Il controllo deve essere mantenuto sempre, e l'unica maniera per farlo è quella di affermare il proprio potere. La mamma deve sempre saperne di più. Non deve essere contraddetta. I regimi dittatoriali giustificano con un ragionamento analogo il ricorso al potere per controllare le persone.