Sessualità infantile II

La scoperta della differenziazione sessuale inaugura il complesso di castrazione.
La teoria del complesso di castrazione implica l'attribuzione all'organo maschile di una funzione prevalente, sia pure soltanto sul piano simbolico, nella misura in cui la sua mancanza o la sua presenza trasforma una diversità anatomica in criterio fondamentale di classificazione degli esseri umani...


L'essenziale, forse, della rivoluzione freudiana consiste nel fatto di sostituire al precetto cartesiano, secondo il quale la ragione ha la funzione motrice nella psiche umana, la predominanza del desiderio.« Solo un desiderio è capace di mettere in azione il nostro meccanismo psichico »

scrive Freud.
« La nostra attività psichica è tutta consacrata a procurarci il piacere e a evitare il dolore; è automaticamente regolata dal principio del piacere. »

La sessualità infantile, quindi, non è altro che uno sfrenato perseguimento del piacere, senza rigetto di nessuna delle componenti erotiche che l'adulto, piú tardi, potrebbe qualificare come perverse. Il piacere di toccare, di vedere, di esibirsi, di scoprire i corpi altrui, di sperimentare la propria crudeltà o di subire quella d'altri, non ha limiti a questo stadio, in cui il conscio e l'inconscio, ossia il principio di realtà e il principio di piacere, sono indifferenziati.

Se infatti il bambino, secondo la celebre formula di Freud che fece scandalo, può essere considerato come un « perverso polimorfo », dotato in potenza di tutte le possibilità di ulteriori deviazioni, ciò è dovuto al fatto che la sua attività, dedita al piacere e alla libertà, non conosce ancora le costrizioni della realtà.

Ma il lattante deve, per isolarsi in questo mondo del piacere, crearsi un universo chimerico. Come il sogno, secondo la celebre formula di Freud, provvede alla realizzazione di un desiderio, cosí la elaborazione della fantasia permette al lattante di anticipare l'appagamento di un bisogno.

Egli immagina, per esempio, soddisfatto il proprio bisogno del seno materno.
Questa vita erotica, cosí allucinata, fatta di fantasia, non ha beninteso nessuna presa sul reale, anzi preferisce ignorarlo. Essa obbedisce integralmente al processo primario o principio di piacere. Al limite, nella misura in cui basta a se stessa, essa potrebbe entrare in conflitto con l'istinto di conservazione.

È l'intervento della madre a risvegliare il bambino per alimentarlo e a costringerlo a non accontentarsi di un fantasma voluttuoso. Essa è lo stimolo esterno che lo obbliga a tenere conto della realtà. Ben presto, il lattante, sottomesso da chi lo circonda al duro apprendistato delle soddisfazioni differite, consente ad aspettare l'ora delle poppate, a disciplinare i suoi sfinteri, a rinunciare insomma ai suoi fantasmi
di onnipotenza e di totale godimento. Attraverso questa dialettica, che contrappone il principio di piacere al principio di realtà, si edifica la nostra personalità.

Essa sottende, nel corso della nostra vita, la nostra maturazione, ma forse mai tanto quanto nel periodo dell'adolescenza, in cui l'ideale fantasmato dell'individuo viene messo a confronto con l'obbligo di scelte decisive, come quella degli studi, del mestiere o della compagna della vita.E sempre il pericolo si colloca ai due poli di questo confronto.

Dopo le prime scoperte freudiane, ci si azzardò, in certe famiglie, a non esercitare nessuna repressione sulla sessualità infantile. Con il pretesto di liberare il principio di piacere, si concesse ai bambini il diritto di masturbarsi, di regolare i propri pasti e i propri sfinteri a piacimento, di appagare le esigenze di crudeltà, i giusti escrementizi, le tendenze all'esibizionismo o al voyeurismo.

Queste esperienze permissive non ebbero il successo previsto. O meglio, quei bambini, liberi di sbizzarrirsi nei loro piaceri, non tardarono a manifestare disturbi inquietanti sia nel comportamento che nel carattere.

Al polo opposto, l'atteggiamento troppo rigido dei genitori che impongono, nel nome del principio di realtà, una disciplina costrittiva, ostacola la maturazione del bambino.
Se ad esempio il bambino è sottoposto troppo prematuramente a una rigorosa pulizia sfinterica, finisce per compiacersi in questo stadio anale, fissandocisi o regredendovi. Per un lungo periodo, le difficoltà della vita quotidiana o una modificazione del clima affettivo risveglieranno queste tendenze arcaiche. Il bambino bagnerà il letto ogni notte o tornerà da scuola con le mutandine sporche. Ad ogni modo, queste tendenze troppo prematuramente represse nell'inconscio traspariranno nei sogni, nelle nevrosi, o negli eccessi dell'immaginazione.

Ma, occorre insistervi, la contraddizione istintuale tra principio di piacere e principio di realtà supera singolarmente l'atteggiamento educativo dei genitori. Ciò perché il principio di realtà non si identifica totalmente con le costrizioni di ordine familiare e sociale, ma include anche una necessità biologica. Se le componenti perverse della sessualità infantile devono essere abbandonate le une dopo le altre, dipende dal fatto che danno luogo solo a un piacere anarchico, isolato.

Ogni zona erogena bastava a se stessa e si autosoddisfaceva, secondo i casi, con il succhiamento del seno, la ritenzione o l'escrezione delle feci, la masturbazione dei genitali. L'organizzazione genitale adulta sopprime certe componenti dello schema infantile o le subordina al principio di realtà biologico essenziale, cioè la riproduzione della specie.

Da allora, come scrive Ferenczi « le diverse zone erogene e gli impulsi parziali si solidarizzano nell'atto sessuale dell'adulto » come tante cariche collegate fra loro da una miccia per dar luogo, alla fine, all'esplosione delle energie istintuali accumulate nell'apparato genitale. È come se, in ogni atto sessuale, si ripetesse brevemente tutta l'evoluzione sessuale.

In questa concezione, alcune attivita erotiche, come le carezze reciproche o le manovre orogenitali, possono essere considerate dall'adulto come perversioni quando si sostituiscono all'atto sessuale medesimo, mentre sono ammesse in quanto preludi erotici al fine sessuale normale. Cosí dunque, in nome di questo principio di realtà, la sessualità infantile, integralmente dedita al piacere ai suoi inizi, subisce il processo della rimozione. Essa rimane comunque in ognuno Ai noi, come < quel verde paradiso degli amori infantili » verso il quale tendiamo per tutta la vita senza mai potervi accedere. D'ora in poi, ogni piacere, anche il piú esaltante, dovrà pagare il suo scotto.


La teoria calvinista bandí dal suo culto ogni immagine divertente. L'idea giansenista sacrificava i piaceri terreni alla salvezza dell'anima.

Sempre si ripropone la contraddizione fondamentale dell'istinto sessuale.