L'adolescenza in psichiatria

 

Esami turno ragazzi Lauria 2008

Il periodo che va dal sorgere della pubertà sino alla piena maturità sessuale è di enorme importanza psicologica e risulta pertanto ancora oggetto di studi da un punto di vista psichiatrico. Aspetti attendibili sulla incidenza o sulla prevalenza di disturbi psichiatrici negli adolescenti sono relativamente insufficienti ed esiste una corrispondente carenza di informazioni sia per quanto riguarda la loro genesi naturale che per quanto riguarda il loro trattamento.

 Alcune sindromi ben definite, come schizofrenia, depressione, anoressia, tossicomania, ecc, si manifestano di solito per la prima volta nell'adolescenza. Non esistono comunque disturbi psichiatrici che siano peculiari dell'adolescenza e qualsiasi approfondimento psichiatrico di questo periodo di vita inevitabilmente si concentra sulle specifiche tensioni esistenziali e sulle condizioni familiari che si associano alle particolari reazioni comportamentali evidenziate dagli adolescenti di fronte a queste situazioni.


E. Erikson, psicanalista ed antropologo americano, considera ciascun periodo della fanciullezza in termini di compiti che il bambino si trova a dover fronteggiare e che deve riuscire a portare a termine, prima di poter passare alla fase successiva. Secondo Erikson l'adolescenza è il periodo della vita in cui deve essere raggiunta una piena consapevolezza di sé.

Il ragazzo si preoccupa di solito del suo aspetto fisico, della sua potenza sessuale, della sua capacità intellettuale, delle sue abilità nell'ottenere e mantenere un lavoro, della sua attrazione nei confronti del sesso opposto. L'opinione che egli ha di se stesso gli è derivata fino ad allora in massima parte dai suoi genitori; ora, alla luce della sua crescente indipendenza, egli deve arrivare a basarsi sui suoi giudizi e su quelli dei suoi coetanei. Un'ansia eccessiva sperimentata in qualcuno di questi campi può portare ad una focalizzazione di tutta una serie di dubbi e preoccupazioni su un particolare aspetto di una funzione (come accade nello sviluppo di sintomi ipocondriaci) e può portare ai cosiddetti comportamenti dimostrativi. In questo caso il giovane reagisce all'ansia con una forma di supercompensazione, eseguendo atti di coraggio fisico o ostentando le sue capacità 'in maniera tale da acquietare le proprie paure per una sua possibile impotenza o inadeguatezza.

La maggior parte degli adolescenti fronteggia queste crisi, proprie della loro storia di vita, ben preparati a trattare con esse e a superarle senza che ne conseguano particolari disturbi della personalità. Purtuttavia determinati tipi di adolescenti sono particolarmente vulnerabili e, in questo caso, il grado di tensione emozionale risvegliata può condurre a serie conseguenze mediche. Una malattia fisica cronica può per esempio essere ben tollerata da un fanciullo, mentre durante l'adolescenza il paziente può arrivare per la prima volta a considerarsi diverso dagli altri e a pensare di conseguenza che la vita gli riservi meno gratificazioni. Giovani sofferenti di diabete mellito, epilessia, asma, ecc. possono mettere in evidenza sintomi di disturbi comportamentali o nella pubertà o immediatamente dopo. Ragazzi provenienti da situazioni sociali sfavorevoli possono manifestare particolari disturbi comportamentali in questo periodo della vita.

Esiste una certa associazione tra forme di delinquenza minorile e situazioni sociali avverse, rappresentate da separazioni familiari, povertà, disoccupazione, abbandono da parte dei genitori, ecc.

Gli effetti negativi di un atteggiamento iperprotettivo da parte dei genitori possono portare anche a comportamenti cosiddetti ribelli, che si manifestano primariamente nell'adolescenza.

Un bambino che ha avuto sino ad allora un legame molto stretto con la madre può reagire con evidenti disturbi emotivi, specialmente se i genitori continuano a comportarsi in modo da perpetuare nel tempo questa sua dipendenza.

Anche se gli effetti della vita familiare sul comportamento dell'adolescente sono di solito oggetto di maggiori attenzioni non bisogna dimenticare gli effetti contrari: abbastanza spesso il medico generico è consultato da donne di mezza età con sintomi depressivi correlati in maniera lineare alle particolari difficoltà incontrate nel tener testa o nel controllare i figli adolescenti.

La terapia di sindromi specificatamente psichiatriche, per esempio l'anoressia, la schizofrenia, ecc. seguirà le linee descritte per questi casi. Le sindromi meno conosciute, che si presentano invece più frequentemente nell'adolescente, necessitano ulteriori considerazioni.

In genere un giovane ipocondriaco, inibito, che giunge a preoccuparsi eccessivamente delle funzioni del proprio corpo, può essere ottimamente aiutato dandogli l'opportunità di discutere le sue ansie.


Un breve trattamento con dei tranquillanti minori, come il diazepam, può aiutarlo a superare un periodo particolarmente difficile.

 L'adolescente con comportamento aggressivo o antisociale raramente arriva dal medico per proprio conto; più spesso egli è condotto dai genitori oppure sono gli stessi genitori che si rivolgono al medico per un consiglio su di lui in sua assenza.

In queste situazioni il medico eserciterà un aiuto effettivo soprattutto restando imparziale, cercando di capire i sentimenti di colpa dei genitori, la loro depressione e la loro irritazione, sottolineando l'importanza di continuare a mantenere i lati positivi di una relazione genitore/figlio, anche quando è particolarmente difficile, e puntualizzando le possibilità di un buon risultato finale. Solo una piccola minoranza di delinquenti giovanili diventano criminali da adulti, nonostante le possibilità per un giovane deviante di sviluppare gravi problemi sociali e psicologici non siano insignificanti.

Tratto dall'enciclopedia psichiatrica per la pratica medica

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