Gelosia tra Fratelli

 


Da dove nasce la gelosia assoluta, incontrollabile e  irrazionale tra fratelli?

Nasce …..

«Dal desiderio di ogni bambino di essere amato in modo esclusivo dai genitori,»

 rispondono Adele Faber ed Elaine Malish, che hanno dedicato diversi libri al rapporto genitori-figli. Dai genitori il bambino riceve tutto. Non solo cibo e protezione, ma anche valori impalpabili, come il senso della propria identità, del proprio merito, della propria irriproducibile unicità.

L'intrusione di un fratello minaccia questa esclusività.

 Il bambino la interpreta immediatamente come meno tempo da trascorrere con i genitori, meno attenzione, meno coccole e forse meno regali. Ma c'è di più. Nel profondo del suo animo si insinua il dubbio più devastante, che difficilmente viene espresso in modo esplicito, ma non per questo è meno reale: «Non c'è forse la possibilità che questo intruso che mi toglie tanti privilegi, che loro amano alla follia come dicono di amare me, che è coperto di coccole, che monopolizza tutta la loro attenzione... insomma, che questo insopportabile rivale valga più di me?

E che, prima o poi, rubi il mio posto?»

Fantasie che a noi genitori appaiono assurde, ma che per il bambino sono reali. E allora lotta con tenacia e assurdità per conquistare tutti gli spazi, avere tutti i giocattoli, accaparrarsi tutto il cibo, tutto l'amore, tutto lo spazio e, se potesse,

far sparire l'usurpatore.
Esagerazioni, si dirà. Proiezioni della fantasia perversa degli psicologi sull'anima innocente dei bambini. Ma non è così. A riprova del fatto, ecco uno degli innumerevoli episodi realmente accaduti.

"Un mattino Alberto, 3 anni, vede arrivare la sorellina Emilia, appena nata, dall'ospedale. La sera precedente, il papà gli aveva raccontato la storia del pifferaio che con il suo flauto magico porta i topi ad annegarsi nel fiume, liberando la città dalla loro invasione. Dopo poche ore, i genitori trovano Alberto che, con tutto il fiato che ha in corpo, suona il flauto accanto alla culla di Emilia.

«Io soffio,» dice deluso, «ma lei non se ne va!»

Gli psicologi assicurano che i conflitti tra fratelli sono positivi:

i bambini imparano a farsi valere, a difendersi, a raggiungere compromessi e, spinti dalla molla della competizione, a impegnarsi con tenacia per dimostrare di essere capaci di raggiungere gli stessi risultati. Ma c'è anche il rovescio della medaglia. Perseguitati dal fantasma del fratello bravo, si demoralizzano, rinunciano, perdono motivazione. Oppure, calati nel ruolo del fratello maggiore, quello responsabile, per il resto della vita non riescono a liberarsi dalla gabbia in cui sono stati rinchiusi. Nei casi peggiori, le inevitabili predilezioni che si stabiliscono nei rapporti tra genitori e figli sono interpretate come parzialità, sollevano nel bambino l'irrazionale timore di non essere voluto, generano rancori a volte insanabili.

Occorre amare ogni bambino come se fosse l'unico, senza privarlo neppure di una briciola di attenzione.

Al tempo stesso, e questo è un obiettivo ancora più difficile, indicare ai bambini la strada per costruire tra loro un legame profondo e duraturo che li accompagnerà per tutta la vita, e sarà la base più solida della sicurezza di sé. A volte non si desidera avere un altro bambino perchè si ha paura di far soffrire e di ingelosire il grande.

Di fronte a questi dubbi, Berry T Brazelton, grande pediatra americano, non ha esitazioni: «Rinunciare al progetto di avere un secondo bambino pensando di favorire il primo sarebbe un errore grossolano. I bambini con fratelli e sorelle hanno infatti la fortuna inaudita di poter imparare da loro una delle lezioni più importanti dell'esistenza». La lezione cui accenna Brazelton è di riuscire a padroneggiare la propria aggressività e dominare la gelosia. «Con un fratello o una sorella,» continua, «si impara a convivere con gli altri, riuscendo a evolversi liberamente.» Se l'inevitabile gelosia tra bambini è gestita in modo corretto, una volta raggiunta la maturità ognuno riconoscerà nel fratello o nella sorella un punto di riferimento, un appoggio solido su cui contare in qualsiasi situazione o difficoltà.

«Che ne pensi di un fratellino?»


Molti genitori ritengono importante chiedere il parere del primogenito prima ancora di decidere se concepire un altro bambino. Gli esperti sono contrari, principalmente per tre motivi.

1. Si concede al bambino il diritto di intervenire nella vita privata dei genitori e, di riflesso, su quella del nascituro.

2. Anche se una delle ragioni per cui si concepisce un secondo bambino è spesso quella di non lasciare solo il primogenito, la scelta di creare una nuova vita è un progetto della coppia che ha valore in sé.

3. Infine, come ci si può affidare, per una decisione di tale portata, ai mutevoli umori di un bambino?

Metteremmo sulle sue spalle il peso di una scelta che esula completamente dalle sue capacità. Se il primogenito è un adolescente, ci si può confidare con lui, senza però far dipendere la decisione dalla sua approvazione (o diniego).

Come in tutti i cuccioli, le capacità di percezione del bambino si basano su un'acuta sensibilità sensoriale. Le sue sensibilissime antenne percepiscono messaggi che noi ci illudiamo di mascherare: uno sguardo di particolare dolcezza del papà verso la mamma, frammenti di conversazione, un sospiro di stanchezza, nausee inspiegabili, chilometriche chiacchierate al telefono della mamma con la nonna.

La scelta del momento in cui informare il bambino dell'arrivo di un fratellino dipende dall'età.
Agli occhi di un bimbo di 2 anni il futuro bebè rimane pur sempre un'astrazione. Inoltre, poiché le prime settimane di gravidanza sono più a rischio, è bene aspettare almeno 3 mesi per evitare un turbamento al primogenito, qualora si dovesse perdere il bambino.

Anche se hanno antiche ascendenze, le storielle sulla cicogna e sul cavolo sono da evitare, perché creano un'immagine confusa della realtà. Ormai tutti gli psicologi concordano sull'importanza di dire ai bambini la verità, seppure con parole poetiche, semplici e comprensibili. Per esempio, se si è  a spasso con il bambino e capita di incontrare per strada un'amica con la carrozzina, si può tranquillamente mostrarli  il piccolo, e magari si può approfittare dell'occasione per annunciargli il grande evento. Non c'è bisogno di dilungarsi in complicate spiegazioni scientifiche.

Se si decide per il segreto, bisogna saperlo mantenere. Anche se il bambino sembra non capire, fiuta l'atmosfera di mistero che lo circonda e ne resta sconcertato: l'incertezza è infatti ben più inquietante della conoscenza. In ogni caso, la rivelazione deve avvenire quando la silhouette della mamma inizia a modificarsi. Per i bambini di età superiore ai 4 anni, non è necessario aspettare così a lungo. Sta a noi scegliere il momento opportuno per affrontare questo discorso.

Se dovesse dire che non desidera il fratellino,ci si può limitare a registrare il suo rifiuto ma gli può dire che non è tenuto ad amarlo e che ad ogni modo egli  avrà l'amore di tutti e due i genitori, sempre e in qualsiasi circostanza.

Il modo di rivolgersi al piccolo deve trasmettergli che, se anche dovesse mostrarsi geloso non sarebbe per noi cattivo comunque  e che rispettiamo i suoi sentimenti. Si sentirà capito e sarà più facile per lui gestire l'aggressività.

Come rispondere alle domande del grande ?

È difficile per un adulto riuscire a indovinare i pensieri, i dubbi, le fantasie che si affollano nel cervello di un bambino. Proprio per questo è importante cercare di percepire i messaggi che i piccoli inviano spesso per vie traverse. Possiamo cogliere il bambino con le forbici in mano dopo che ha sventrato una bambola. Oppure vederlo giocare con una culla, lui che fino a quel momento voleva solo le macchinine. Da sereno diventa irritabile, capriccioso o si chiude in mutismi inspiegabili. D'altro canto, non si deve cadere nell'eccesso opposto e interpretare un normale, sanissimo capriccio per ansia o gelosia.

e se dovesse chiedere «Mamma, chi è la mamma del nuovo pupo?» cosa si potrebbe rispondere!

Si rimane spiazzati, poi scoppia a ridere, si può abbracciare  il piccolo e dire:

«Io sarò la sua mamma ed io sono la tua, tutti e due avrete la stessa mamma!»

Se si percepisce che nella testa del bimbo frullano domande inespresse, lo si può aiutare a tirarle fuori sfogliando insieme con lui un libro sulle prime cure da dare al neonato.
Prepariamolo, spieghiamogli che l'unico modo che il bebè avrà per comunicare sarà il pianto, che non sarà ancora capace di mangiare come un grande, ma dovrà essere allattato, continuamente cambiato, cullato per farlo addormentare. In tal modo, oltre a prepararlo alle future frustrazioni, riusciremo anche a trasmettergli un senso di competenza per tutto ciò che è riuscito a imparare e a fare da solo: mangiare, dormire, parlare, andare in bagno...

Di fronte al bambino, non costringiamoci ad assumere atteggiamenti che non corrispondono a ciò che sentiamo veramente.

Più che le parole, i bambini percepiscono il clima che si respira in casa.

Se siamo stanchi per il peso della gravidanza o preoccupate per una sopraggiunta complicazione, è inutile fingere. Esprimiamo i nostri sentimenti.Il bambino capirà che l'arrivo di un altro figlio procura una grande gioia, ma può anche comportare delle difficoltà. In tal modo, si sentirà a sua volta legittimato a esprimere con sincerità le proprie reazioni.

L'ecografia

In alcune famiglie le ecografie fanno ormai parte dell'album dei ricordi, e rivedendole, anni dopo, i genitori ancora si emozionano e si commuovono. È bene mostrarle anche al primogenito in modo che cominci ad avere un'immagit1e concreta del bambino che sta per arrivare?genitori che ci hanno provato hanno avuto risultati contrastanti: disinteresse, rifiuto, spavento, meraviglia, entusiasmo.

Dipende dall'età, dagli umori del momento, dalle fantasie che il bambino si è costruito attorno al futuro fratello. Se si vuole provare, è importante scegliere un'ecografia dove si possano distinguere facilmente le forme del nascituro. Se il bambino mostra interesse, se ne può approfittare, altrimenti, è meglio rimetterla  nella busta, senza parlarne oltre.Â