I Bambini Comunicano

 

 

I Bambini Comunicano

 

  • Ricordate le parole che dicevate da bambini ? erano più o meno queste. «Se fai così non sei più mio amico» «non voglio mangiare piú» «voglio stare sempre con te» «non ho voglia di andare a scuola. Ho mal di pancia» «non riesco a dormire. Mi racconti una storia?» «sono stato bravo?» Il linguaggio dei bambini è semplice e lineare, così come la gestualità del corpo e del volto è molto espressiva e si serve spesso, soprattutto nella prima infanzia, di pianti, mugugni, risate, manifestazioni di gioia ed entusiasmo, e altro. È una modalità che in molti casi disarma gli adulti constringendoli a fare i conti con un'immediatezza a cui spesso non sono abituati.
  • Il modo di comunicare dei bambini é in continua e veloce trasformazione. Dalla nascita fino alla pubertà i cambiamenti del corpo e del cervello vanno di pari passo passo con quelli espressivi e relazionali. La psicologia della sviluppo ha individuato con sicurezza le fasi della crescita dei bambini, tuttavia le variabili individuali rendono difficile un discorso generale. Ci sono bambini, per esempio, che parlano precocemente, e altri che cominciano tardi rispetto alla cosiddetta media; alcuni che mostrano fin da subito una spiccata tendenza a relazionarsi, e altri che per molto tempo guardano il mondo con timidezza e paura. Differenze, peraltro, che spesso si appianano con il passare degli anni o diventano una caratteristica della personalità man mano che l'unicità di ognuno affiora in modo più evidente.

Verbale e non verbale

  • «LA PRIMA COMUNICAZIONEDEL BAMBINO ALLA NASCITA É VERBALE: IL PIANTO, CHE INDICA IL SUO PRIMO RESPIRO E L'INIZIO DELLA RELAZIONE CON L'ESTERNO».
  • Per il bambino piangere resterà per molto tempo uno dei modi principali di segnalare i propri bisogni. Tutto il resto della comunicazione è non verbale. I muscoli, sebbene in modo ancora grezzo, contraendosi segnalano la paura e la fame, mentre rilasciandosi esprimono l'appagamento e la tranquillità. Con questi strumenti - pianto e movimenti - il bimbo si avventura nel mondo cercando di farsi capire innanzitutto dalla madre che presto impara a riconoscere sia il linguaggio stereotipato, tipico di tutti i piccoli, sia quello peculiare di suo figlio: sfumature impercettibili agli altri ma di enorme importanza per l'accudimento.

 I segnali del corpo

  • «IL BAMBINO PICCOLO COMUNICA ANCHE CON IL CORPO, CON UN' INTENSITÀ CHE NON AVRÀ UGUALI PER IL RESTO DELLA VITA».
  • Il bambino molto piccolo non solo ha pochi mezzi per segnalare le sue esigenze, ma ha anchepochissimi strumenti psicologici per elaborare e comprendere ciò che avviene dentro e intorno a sè. Non può cioè pensare o dire: «Sono depresso» o «Non sopporto questa tensione» o «Voglio più abbracci»... Questo vissuto trova allora la via per esprimersi attraverso il corpo, con un'intensità naturale e "quotidiana" che non avrà uguali nel resto della vita. E lo fa attraverso la produzione di sintomi capaci di manifestare ciò che il piccolo ha da dire. Sono sintomi spesso transitori e non patologici - o comunque non gravi - che sono l'equivalente somatico di parole, bisogni e stati d'animo. Ne sono esempi eclatanti la crosta lattea, che segnala il bisogno di una maggiore protezione; le dermatiti, che indicano eccesso o carenza di cure amorevoli; le bronchiti ricorrenti, che manifestano I'avversione per tensioni familiari o ambienti percepiti come non sicuri.

 Il mix comunicativo

  •  «CON IL PASSARE DEI PRIMI ANNI LE CAPACITÀ DI ELABORAZIONE MENTALE E PSICHICA CRESCONO, GLI SCHEMI RELAZIONALI 51 AFFINANO ELA COMPONENTE VERBALE ACQUISISCE UN PESO MAGGIORE, TOGLIENDO AL CORPO - COME è GIUSTO CHE SIA - UNA PARTE DEL SUO RUOLO COMUNICATIVO».

 

  • Il bambino, almeno fino agli 8-9 anni (con differenze tra maschi e femmine che maturano in tempi diversi, più precocemente le seconde), si esprime attraverso comportamenti nei quali le dimensioni verbale/psicologica, posturale/motoria, somatica e creativa (per esempio il disegno) sono interconnesse fra loro in modo molto spiccato.

Quando l'umore cambia

  • «CHE OGNI TANTO IL BAMBINO NON ABBIA VOGLIA DI GIOCARE E/O DI SORRIDERE, OPPURE SIA TACITURNO, è DEL TUTTO NATURALE. SONO SPAZI FONDAMENTALI PER IL SUO CERVELLO CHE NON VANNO FORZATI IN ALCUN MODO». 
  • Se l'atteggiamento scontroso o taciturno è continuo nasconde un problema. In genere si tratta di una perdita, una sorta di lutto: per esempio, si manifesta in seguito a uno spostamento geografico e al non poter più vedere gli amichetti, al cambio di un'insegnante che piaceva al bambino. Ma anche a eventi più semplici, dove una delusione ha portato a tristezza e demotivazione: promesse non mantenute dal papà, compagni che non l'hanno voluto ecc.

Quando l'alimentazione è alterata

 

  •  «SE IL PICCOLO COMINCIA A MANGIARE DI MENO O A RIFIUTARE IL CIBO, ALLA BASE PI SOLITO C'è UN MOMENTO DI DIFFICOLTÀ NEL RAPPORTO CON I GENITORI O LASILO/SCUOLA. E SE MANGIA TROPPO IL PROBLEMA POTREBBE ESSERE UNA CARENZA D'AMORE».
  • Quando il bambino mangia di meno o rifiuta il cibo sta "rifiutando" un'atmosfera o dei comportamenti che proprio non gli piacciono: per esempio, un genitore troppo insistente con il cibo o nel pretendere un buon rendimento scolastico. A volte è un modo per attirare l'attenzione di genitori distratti da problemi di coppia. In altri casi invece c'è stato uno spavento e il rifiuto del cibo segnala il tentativo di chiudersi e di proteggersi. II bimbo che all'improvviso mangia troppo, in modo veloce e vorace, sta vivendo una carenza di amore, reale o immaginata.
  • Quando il bambino mangia sempre tanto, vuoi dire che l'amore materno/genitoriale gli arriva in gran quantità ma perlopiù attraverso il cibo stesso, che rappresenta il tramite con il quale la mamma e il papà gli fanno sentire il loro calore e accudimento: «Mangia che fai felice la mamma»

Quando ha molte paure

  • «É IMPOSSIBILE E NEANCHE AUSPICABILE CHE UN BAMBINO NON ABBIA MAI PAURA DI NIENTE. QUANDO PERÃ’ C'è UNA SINGOLA GRANDE PAURA (UNA FOBIA), OPPURE UNA SERIE DI PAURE CHE ALTERANO LA VITA QUOTIDIANA, IL BAMBINO STA TRASFERENDO SU DI ESSE, IN MODO INCONSCIO, TIMORI Più PROFONDI».
  • Le paure (del temporale, del buio, dell'acqua, degli insetti, degli animali ecc.) derivano in genere da atmosfere familiari di precarietà e di tensione, che fanno sentire il bambino insicuro e "in balia" di forze ed eventi non controllabili, oppure derivano da eventi traumatici (incidenti, interventi chirurgici, essersi perso). Va comunque sempre considerata - e rispettata - l'indole di quel bambino e la sua eventuale ipersensibilità, presente magari solo in quel periodo della vita. L'enuresi notturna (la pipì a letto) esprime di solito il rilascio della tensione accumulata durante il giorno (per paure, pressioni o aspettative) e l'impossibilità di essere completamente se stesso. La paura di allontanarsi dai genitori - o che i genitori si allontanino - indica che il bambino non ha ancora dentro di sè un'immagine forte e stabile dell'amore che la mamma e il papà hanno per lui. 

Quando si ammala spesso


  • «IL BAMBINO SI STA ADATTANDO CON FATICA A CONTESTI E SITUAZIONI CHE CONTENGONO ELEMENTI PER LUI CONTROVERSI O AVVERSI. I Più CHIAMATI IN CAUSA SONO OVVIAMENTELA FAMIGLIA ELA SCUOLA OL'ASILO».
  • Bronchiti e tonsilliti ricorrenti, mal di pancia un giorno sì e uno no, e più in generale una sintomaticità frequente, comunicano che il bambino si sta adattando con fatica a contesti e situazioni che contengono elementi per lui controversi o avversi. I più chiamati in causa sono ovviamente la famiglia e la scuola o l'asilo. Si tratta perlopiù dei cosiddetti "bravi bambini" che già da piccoli cercano di compiacere le aspettative genitoriali, oppure difigli di coppie affettivamente instabili, nelle quali aleggia - senza mai risolversi - il fantasma della separazione o della scontentezza. I problemi del sonno, invece, soprattutto nella prima e primissima infanzia, in diversi casi rappresentano un modo tipico di quel bambino di organizzare il ritmo sonno-veglia, secondo la sua peculiare maturazione neurologica. Ma molte altre volte essi esprimono una difficoltà del bambino nel "mollare la presa", nell'abbandonare il controllo sulla realtà, soprattutto se questa contiene motivi di preoccupazione. Lo stato d'animo della madre dà spesso un contributo significativo all'insonnia del figlio: ansia, depressione, stanchezza, preoccupazioni, insicurezza, nervosismo, anche se essa fa di tutto per nasconderli, vengono quasi sempre percepiti dal piccolo, che sente così di dover vigilare. 

Quando non riesce a stare fermo

  •  «LA VIVACITÀÉ UNA CARATTERISTICA PECULIARE DELL'INFANZIA, AL DI LA PELLE VARIABILI INDIVIDUALI. C'è UN PUNTO OLTRE IL QUALE PERÃ’ ESSA DIVENTA IPER-ATTIVITÀ».
  • Quando il bambino a scuola non sta seduto, disturba i compagni, ovunque parla di continuo, deve sempre fare qualcosa... può essere iperattivo. Ciò può indicare uno stato d'ansia dovuto alle forti e rigide aspettative dei genitori, che vogliono un bambino "perfetto" o "campione"; oppure uno stato di iper-attivazione psicofisica dovuto a un ritmo di vita frenetico, scandito dai troppi impegni extrascolastici che i genitori hanno imposto; e infine, il bisogno di fuggire da situazioni problematiche della famiglia. Tipico in tal senso è il bambino che fa da tramite alle comunicazioni tra genitori separati ma ancora in lotta tra loro. Anche quando mostra aggressività - in modo eccessivo e frequente - verso i compagni, in molti casi sta esprimendo problematiche della coppia dei genitori.

 

  • Non riempire tutto il suo tempo libero con attività di vario tipo. Lascia che la sua mente possa "distendersi" nel tempo, incantarsi, perdersi nel gioco o nella contemplazione. In questi spazi può far emergere la sua creatività, imparare a stare con se stesso e gestire una parte del suo tempo.

Vigilare sulla salute

  • Pensare a problematiche psicologiche è importante ma tendere a psicologizzare tutti i comportamenti anomali del bambino rischia di far perdere di vista una loro possibile causa organica. Perciò quando noti una "stranezza", soprattutto se ripetuta e duratura, ricorri a una semplice visita pediatrica che può togliere molti dubbi

Mettersi in gioco

  • Come genitori siate disponibili a considerare la possibilità che il malessere psicoemotivo di vostro figlio possa dipendere in tutto o in parte da una problematica vostra. E anche laddove non sia così, non dimenticate che la cura spesso passa da fondamentali - a volte molto semplici - trasformazioni del vostro comportamento.

Forzarlo

  • Se il bambino comunica un malessere, qualsiasi sia il modo, innanzitutto accoglietelo: è un momento molto delicato in cui le mosse giuste possono fare la differenza. Non forzatelo a comportarsi diversamente, non banalizzate nè drammatizzate il suo disagio. Osservate con attenzione e poi affidatevi al vostro istinto di genitori.

 

 

 

 

 

 

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