Il bullismo

 

 


Bullismo è un termine che definisce dei comportamenti aggressivi e ripetuti nei confronti di una vittima e perpetrati dal bullo, ovvero una persona che compie atti di violenza fisica o psicologica con aggressività e sistematicità.


Bullismo: definizione e significato


“Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni negative messe in atto da parte di uno o più compagni”.
Quando si manifesta il bullismo?
l’ISTAT ha svolto delle indagini statistiche su questi fenomeni, rilevando che, nella fascia d’età compresa tra gli 11 e i 17 anni La percentuale diminuisce con l’aumentare dell’età.



Caratteristiche del bullismo


-l'intenzionalità: determina i comportamenti del bullo, che vuole controllare gli altri e provocare un danno fisico o psicologico alla vittima e, infine, acquisire una posizione dominante nel gruppo
-la ripetizione delle prevaricazioni: gli atti aggressivi si ripetono nel tempo, inducendo una tendenza alla sedimentazione e alla cristallizzazione dei ruoli di bullo e vittima
-la forte asimmetria relazionale tra il bullo e la vittima: il bullo tende a scegliere come vittima qualcuno che abbia meno potere e influenza nel gruppo o meno forza fisica rispetto a lui e che, quindi, non abbia modo di difendersi. In questo modo l'aggressore ha più probabilità di avere successo e di affermarsi nel gruppo di coetanei come elemento dominante.


Le cause del bullismo


Più che “essere bullo” bisognerebbe dire “fare il bullo”. Questo perché chi assume atteggiamenti aggressivi o violenti spesso porta con sé disagi inespressi, traumi dolorosi (come la violenza assistita) o modi di stare in relazione con gli altri che derivano dal tipo di educazione ricevuta.
La paura del rifiuto, ad esempio, può manifestarsi con un sentimento di rabbia che trova espressione negli atti di bullismo. Anche le esperienze di abbandono o di violenza domestica possono essere presenti nella storia di vita di chi agisce il bullismo.


La vittima di bullismo


Le vittime di bullismo sono coloro che subiscono le molestie senza avere messo in atto comportamenti che le provocassero e senza essere nelle condizioni di difendersi.
Di solito, le vittime sono ragazzi che appaiono insicuri, sottomessi, timidi e vulnerabili.
“Sembra che il comportamento e l’atteggiamento delle vittime passive segnalino agli altri l’insicurezza, l’incapacità nonché l’impossibilità o difficoltà di reagire di fronte agli insulti ricevuti.”


Ma come si sente una vittima di bullismo?


-la vittima passiva: sono per lo più persone solitarie, che hanno già problemi di ansia o disturbi depressivi e, di solito, una scarsa autostima


-la vittima vicaria: non è la vittima diretta del bullo ma teme di diventarlo e, per questo, non difende le vittime nonostante provi compassione per loro
-la vittima perpetua: è quella persona che ha sviluppato “una personalità gregaria, passiva e debole”
-la vittima provocatoria: accanto alle più comuni caratteristiche della vittima del bullismo (come la bassa autostima) coesistono caratteristiche più simili a chi fa il bullo (come la prepotenza e l’aggressività).


Tra il bullo e la vittima: i ruoli del bullismo


Il fenomeno del bullismo non implica solo una relazione tra bullo e vittima ma, manifestandosi in un contesto di gruppo, comporta che tutti coloro che si trovano all'interno del gruppo assumano un ruolo del quale, spesso, non sono neppure consapevoli.

Dalla parte del bullo


Un primo insieme di ruoli molto simili tra loro è quello dei “ruoli pro-bullismo”, che comprendono:
-i bulli ring-leader: prendono l'iniziativa, progettano, propongono e promuovono l'attuazione di comportamenti aggressivi, spesso incoraggiando anche i coetanei a partecipare. Questi diventano i leader del gruppo e si impongono in una posizione dominante e di comando
-gli aiutanti dei bulli, chiamati anche “bulli passivi”: si uniscono attivamente alla prevaricazione solo dopo che questa è stata proposta dal bullo ring-leader. Non prendono personalmente l'iniziativa nell'ideazione e nell'attuazione della prevaricazione


-i sostenitori dei bulli: non prendono attivamente parte alle aggressioni, ma sembrano incitare i prevaricatori o manifestare approvazione, sostegno e compiacimento rispetto alle molestie dirette alle vittime.


Chi difende le vittime?


Al polo opposto rispetto ai ruoli pro-bullismo, troviamo il ruolo dei difensori della vittima. Questi si schierano dalla parte della vittima e cercano attivamente di fermare i comportamenti aggressivi. Le modalità con cui i difensori agiscono possono essere molto diverse.
Non è detto, infatti, che si impongano apertamente in contrasto con i bulli. Più spesso, svolgono una funzione consolatoria o di sostegno morale verso la vittima, oppure riferiscono i soprusi agli adulti oppure, ancora, cercano di convincere altri membri del gruppo che sarebbe giusto unirsi ed opporsi alle prepotenze.
Al di fuori del gruppo: gli esterni
Gli esterni sono coloro che decidono di non prendere una posizione, di non schierarsi, di rimanere il più possibile al di fuori di questo tipo di dinamiche interne al gruppo, sebbene ne siano spesso spettatori e siano al corrente della situazione.
Il bullismo, quindi, non si basa solo sulle motivazioni di dominanza del bullo o sulla fragilità della vittima, ma anche sulla deferenza degli spettatori che non possono o non vogliono essere coinvolti ed effettuano una scelta di passività.


I tipi di bullismo


La prima distinzione che possiamo fare è quella tra bullismo diretto e indiretto:
-il bullismo diretto si manifesta quando il bullo agisce in prima persona contro la vittima
-il bullismo indiretto danneggia la vittima con comportamenti persecutori e il coinvolgimento, a volte, anche di altre persone.
Le caratteristiche di base di queste due “macro categorie” si ritrovano poi in una serie di atti di bullismo più specifici come:
il bullismo sociale: la vittima viene isolata con pettegolezzi e manipolazioni e può sfociare nel bullismo digitale o cyberbullismo
il bullismo fisico: comprende quelle azioni violente che provocano danno fisico come pugni, calci, minacce.
C’è poi un tipo di bullismo, il bullismo psicologico, composto da tutte quelle forme di violenza psicologica più difficili da individuare rispetto quelle fisiche e che può attuarsi, tra le altre cose, con la diffusione di calunnie, offese, commenti spiacevoli sull’aspetto fisico (bodyshaming) o su una disabilità. Il bullismo psicologico è particolarmente diffuso tra le ragazze, per questo si tende a parlare di un tipo di “bullismo femminile”.
Tra le altre tipologie di bullismo ricordiamo il  bullismo sessuale (che nei casi gravi può sfociare nella vera e propria violenza sessuale), il bullismo verbale, il bullismo relazionale e quello che aggredisce la vittima per questioni di razza.


Bullismo e cyberbullismo


Il termine cyberbullismo viene usato per indicare quegli atti di bullismo che hanno luogo negli ambienti virtuali, che coinvolgono anche giovani adulti e hanno conseguenze reali. Tristemente famoso, per esempio, è diventato il “caso di Vercelli”. Andrea subisce per anni il bullismo dei colleghi fino al giorno in cui viene preso e gettato in un cassonetto, mentre alcuni dei bulli riprendono l’accaduto e lo postano su una pagina Facebook.
Nonostante Andrea avesse avuto il coraggio di denunciare l’accaduto alla polizia postale, la sua disperazione si tradurrà in suicidio poco dopo.
Differenza tra bullismo e cyberbullismo
cyberbullismo e bullismo hanno dinamiche simili ma vengono attuati in “luoghi” e con modalità differenti.  Mentre il bullismo si attua con persone fisicamente vicine, il cyberbullismo può essere perpetrato da chiunque, anche nell’anonimato.
Ciò permette al cyberbullo di non prendersi la responsabilità delle proprie azioni e non poterne vedere gli effetti, rendendo ancora più difficile provare empatia per la vittima.
L’atto di bullismo è circoscritto a uno specifico ambiente, mentre nel caso del cyberbullismo la violenza può essere diffusa facilmente in tutto il mondo attraverso le piattaforme digitali, e può essere svolta a qualsiasi ora, senza limiti di tempo.


Il bullismo a scuola


Il bullismo a scuola elementare e il bullismo nelle scuole dell’infanzia, sebbene siano ancora un fenomeno da approfondire, sono purtroppo molto diffusi.
Per affrontare e arginare il fenomeno di bullismo nei bambini è sicuramente fondamentale la prevenzione. Genitori e insegnanti quindi dovrebbero porsi in ascolto dei bambini non sottovalutando i segnali che si possono manifestare, come il non voler andare a scuola, la tendenza all’isolamento, i disturbi psicosomatici.
Quali sono le conseguenze del bullismo?
Il bullismo ha conseguenze che non riguardano solo bulli e vittime, ma anche tutte le persone che vi assistono e fanno parte dei contesti familiari o educativi in cui il bullismo viene messo in atto. In questi contesti spesso si crea un clima di tensione che compromette il benessere dei soggetti coinvolti, minando anche il senso di efficacia degli adulti di riferimento.


L’aver sperimentato situazioni di bullismo, indipendentemente dal ruolo assunto, costituisce un fattore di rischio rispetto al possibile svilupparsi di diverse tipologie di disturbi, sia nel breve che nel lungo termine. Tra le principali conseguenze psicologiche a breve termine si rilevano:
disturbi psicosomatici come stanchezza persistente o disturbi del sonno
problematiche riguardanti l’autostima e l’immagine di sé difficoltà di concentrazione e apprendimento, calo del rendimento scolastico e aumento del rischio di abbandono scolastico
disturbi di ansia, stress o sintomi depressivi fino ad arrivare a pensieri o condotte suicidarie
disturbo da stress post traumatico sentimenti di solitudine ed emarginazione
isolamento, come nella sindrome dell’Hikikomori
aumento dell’aggressività e violenza.
Le conseguenze a lungo termine del bullismo, soprattutto nei casi in cui gli episodi abbiano una durata protratta a lungo nel tempo, sono di notevole impatto. Sia nel caso delle vittime che dei bulli, il bullismo può portare conseguenze anche da adulti, con una significativa insorgenza di:
disturbi depressivi, a cui può accompagnarsi una sensazione di impotenza appresa
disturbi d'ansia
disturbi del comportamento alimentare (DCA)
dipendenze o abuso di sostanze
disturbo antisociale di personalità.
Come combattere il bullismo?
Come abbiamo già accennato rispetto al bullismo nelle scuole, la modalità più efficace per contrastare il bullismo sembra essere quella della prevenzione. Con gli interventi di prevenzione si tende a creare un clima sociale ed emotivo che scoraggi sul nascere i comportamenti di prepotenza e prevaricazione.
Nel caso di episodi già conclamati di bullismo, è fondamentale riconoscere e intervenire. Più il bullismo viene perpetrato nel tempo, più i ruoli dei ragazzi si cristallizzano e le conseguenze diventano pesanti. Coordinando scuola e famiglia, si possono mettere in atto interventi condivisi e coerenti che utilizzino strategie efficaci per l’interruzione delle condotte bullistiche.

L’istituzione di una Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo poi, può essere l’occasione di sviluppare progetti di sensibilizzazione ed educazione sia per i bambini che per gli adulti, siano essi genitori, insegnanti e operatori sanitari.

Bullismo e psicologia
Uno bravo, per esempio, dà la possibilità di svolgere sia terapie individuali che di gruppo e, con il consenso dei genitori o di un rappresentante legale, anche un minore può essere seguito da uno dai nostri psicologi online, per parlare apertamente della problematica che sta vivendo, elaborarla e affrontarla nel modo più utile possibile.