Una Infanzia senza amore

 

  

 

UN'INFANZIA SENZA AMORE

Un'altra ragione della pressione esercitata sui bambini finché crescano in fretta è il desiderio dei genitori di disfar del peso di dover essere sempre a loro disposizione. Vogliono poter dedicare più energie alla propria realizzazione personale. Questo comportamento può sembrare ragionevole dal punto di vista dei genitori, ma il modo in cui è messo in atto ai nostri giorni è controproducente. L'assenza della madre ha veramente un effetto negativo sul bambino, poiché essa è il mondo primario del figlio, specialmente se si pensa all'allattamento al seno. E' proprio il contatto con il corpo della madre che è particolarmente importante nei primi anni.  Il padre non può sostituirsi sotto questo aspetto; il suo corpo manca della morbidezza di quello di lei. A volte, è vero, può accadere di dover appoggiare il desiderio della madre di allontanarsi dai figli se questo è necessario per la sua salute e il suo equilibrio, che per il bambino sono tanto importanti. Ma è triste quando i bisogni di una madre sono in conflitto con quelli dei suoi figli. È importante non lasciarsi coinvolgere dal narcisismo della nostra cultura, che identifica l'appagamento personale con il successo nel mondo del lavoro. Se questo successo procura soddisfazione all'io, non appaga però i bisogni fondamentali dell'individuo, né le potenzialità del suo essere. I bisogni fondamentali sono quelli del corpo e si possono soddisfare solo a livello del corpo: respirare pienamente e profondamente, mangiare di buon appetito, dormire quando si è stanchi e fare l'amore con desiderio. Che cosa importa aver successo e farsi un nome se poi si è ammalati o infelici?

L'appagamento consiste nel pieno uso di tutte le nostre facoltà. E il narcisista che ritiene lo si possa ottenere solo con l'uso della mente. Non godere nell'usare le gambe per camminare, le braccia per stringere, gli occhi per vedere, le labbra per baciare, significa essere deprivati, non essere appagati. Questo non vale forse per il seno di una donna, la cui funzione principale è quella di allattare il neonato? Che cosa ci può essere di più appagante che nutrire una nuova vita?
Non sono contrario al fatto che le donne facciano carriera o raggiungano il successo. Hanno lo stesso potenziale creativo degli uomini e possono offrire altrettanto al mondo; ma non credo che né un uomo né una donna siano appagati da quello che fanno. Una persona trova il proprio appagamento in quello che è, non in quello che fa, nel sentirsi bene e nell'aiutare gli altri a sentirsi bene. Le realizzazioni personali dovrebbero essere come la glassa su una torta, la salsa sulla carne. Solo i narcisisti confondono il condimento con la pietanza. Se non appaghiamo i bisogni dei bambini li predisponiamo a diventare, più tardi, delle personalità narcisistiche. I bambini hanno bisogno di amore, appoggio, vicinanza e contatto con il corpo della madre per sviluppare un sé pieno e sicuro. Hanno anche bisogno di attenzione e di rispetto per i loro sentimenti in modo da acquisire un solido senso di sé. Se queste cose mancano il bambino proverà un senso di insoddisfazione che continuerà nell'età adulta. Una simile persona, diventando madre, vedrà i bisogni e le richieste del figlio come un ostacolo all'appagamento personale. In conseguenza di questo conflitto, avrà difficoltà a soddisfare le richieste del figlio e così il problema dell'insoddisfazione si trasmetterà da una generazione all'altra. Le condizioni della vita moderna possono essere di ostacolo a un'educazione appropriata.

Me ne sono reso conto di recente Era mattina presto ed ero seduto vicino a una donna che aveva due bambine, una di due anni e mezzo e l'altra di nove mesi. La più grande portava una maglietta sulla quale era scritto "Donna Liberata". E anche se donna non era, era stata però "liberata" della sua infanzia in quanto lo esigeva la situazione. Il treno era affollato, la madre era preoccupata per la neonata e così la bambina doveva comportarsi da adulta. Ma non ci riusciva affatto e non stava ferma un attimo. La madre mi disse che si erano alzate alle cinque e trenta per prendere  il treno. Ma questo non scusava la bambina. Quando disturbava la madre si sentiva dire: "Siedi per bene, vuoi che ti dia un altro schiaffo?" Mi dispiacque per quella bambina. Anche se capivo che madre si trovava in una situazione difficile, non potevo approvarla, in particolare quando disse, riferendosi alla figlia: "Ha già fatto questo viaggio molte volte." Lo disse con orgoglio, come se il fatto denotasse una certa maturità e precocità della bambina. Qualunque fosse la ragione di questi viaggi, e forse era importante, la piccola ne risentiva. Non pianse mai, per esempio, anche se la vidi più volte sull'orlo delle lacrime. Percepivo che la madre era una persona affettuosa e che voleva veramente bene alle figlie, ma nel conflitto tra i suoi interessi e quelli delle bambine erano questi ultimi a venir sacrificati. L'episodio dava l'idea del poco spazio e del poco tempo che una madre indaffarata può dedicare ai sentimenti propri e dei figli. I viaggi, o altre attività, hanno la precedenza sui sentimenti. L'effetto principale di una carenza di cure e di attenzioni è la soppressione nel bambino del sentimento del desiderio, e specificamente del desiderio di contatto con il corpo della madre, che rappresenta amore, calore e sicurezza. Questo sentimento viene soffocato perché è troppo doloroso volere disperatamente qualcosa che non si può avere. Ma senza questo sentimento è difficile sentire una profonda vicinanza e intimità fisica con un altro essere umano. Tutti i narcisisti hanno questo problema, problema che non può essere risolto finché non viene riattivato il sentimento del desiderio. Il desiderio si esprime protendendo le braccia per stringere e le labbra per baciare. Il bacio è un'estensione dell'atto di succhiare il seno. Il desiderio viene quindi soffocato inibendo l'impulso di protendersi e di succhiare stringendo le labbra, serrando la mandibola e contraendo la gola. Tramite queste tensioni il bambino, in effetti, dice: "Non ti voglio, mamma, perché non ti posso avere."
Succhiare significa volere al livello più profondo, perché è prendere qualcosa dentro di sé. Quando respiriamo succhiamo aria. Se la capacità di succhiare è inibita, anche il respiro ne risente e diventa superficiale, invece di essere pieno e profondo. Molti riducono la respirazione perché respirando a fondo si immetterebbe troppa energia nell'organismo, caricandolo di emozioni. Il modo più immediato per bloccare un'emozione è quello di trattenere il respiro. La respirazione poco profonda si riflette in una diminuzione dei movimenti respiratori nell'area del diaframma. Un respiro profondo coinvolge la gola e l'addome, e l'aria viene "succhiata dentro" in modo più attivo e più aggressivo. La gola si apre, diventando letteralmente più grande e la parete addominale si muove in avanti espandendo la cavità. Da un punto di vista psicologico, aprendo la gola si apre la via al cuore e ai suoi sentimenti, espressi nei suoni del canto e del pianto. Chiudendo la gola non si permette che nulla entri o esca. Lo stesso atto di succhiare può essere superficiale o profondo, come la respirazione. Si può succhiare con le labbra e la lingua o con la lingua premuta contro il palato duro, con il retro della bocca e con la gola. I neonati allattati artificialmente succhiano in modo superficiale, mentre i bambini alimentati al seno succhiano con il retro della bocca, tenendo il capezzolo contro il palato duro.


 

 

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